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Inter: da "famiglia" ad azienda

di Lapo De Carlo
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Sembra che ogni stagione dell'Inter sia caratterizzata da rivoluzioni o cambiamenti di tendenza che prendono in contropiede, spiazzando tifosi e opinione pubblica.
Abituati ad un Inter che si ripensava, piazzando colpi che provassero a invertire la tendenza degli anni precedenti, questa volta si ripropone una situazione vissuta durante il mandato di Walter Mazzarri, anche se per motivazioni differenti.
Il tecnico nerazzurro infatti, al suo secondo anno aspettava di rinnovare il contratto e, in assenza di quello, non si registrava alcun acquisto.
Immediatamente dopo la firma di un rinnovo poi pagato caramente, considerando l'esonero di Mazzarri pochi mesi più tardi, partiva la campagna acquisti pur non entusiasmante ma apparentemente rassicurante.
Oggi invece l'Inter lavora sottotraccia, svolta per il tecnico scegliendo Spalletti e prima ancora si dota finalmente di un uomo forte della società qualificato come Walter Sabatini.
Prepara i suoi colpi dai primi di luglio, costretta com'e a chiudere definitivamente il conto con il fair play finanziario, in attesa di racimolare quei 30 milioni pattuiti con l'Uefa entro il 30 giugno,
E’ la prima volta nella sua storia che l'Inter non si affida totalmente all'istinto, all'intuito del suo presidente, non realizza un modello di società quasi familiare come all'epoca di Fraizzoli, Pellegrini e Moratti ma si inquadra in un contesto moderno, togliendo quella patina romantica che l'aveva caratterizzata ma anche profondamente logorata in questi anni.
Una proprietà cinese, dei dirigenti italiani e poche, pochissime parole lasciate soprattutto al tecnico che oggi verrà presentato.
Non so quanto saranno giuste le scelte in sede di mercato ma è interessante registrare che l'Inter si avvia ad un nuovo percorso grazie a questa nuova identità davvero inedita.


Interessante che in un momento di stallo del mercato che perdurerà ancora per due settimane, sia spuntata una provocazione su Spalletti.
L'assunto della tesi è che da una parte forse era meglio prendere Capello, invece di dirottarlo in Cina nello Jangsu, invertendo le destinazioni per dirigere invece Spalletti nell’ altra squadra di proprietà del gruppo Suning.
L'altra questione riguarda la possibilità che la dirigenza dell'Inter, qualora le cose a inizio stagione non vadano come sperato, si faccia prendere dalla tentazione di esonerare ancora il tecnico di turno per prendere Capello dalla Cina, esonerandolo dal suo incarico in e riportarlo in Italia.
Una situazione che va ben oltre il grottesco e il surreale ma che poteva riguardare più l'Inter della scorsa stagione. Mi sono infatti speso in più di un'occasione per criticare il metodo di lavoro della società, la sua apparente impermeabilità alle critiche e la costanza quasi sospetta nel ripetere i soliti errori.
È anche vero però che l'Inter è l'unica società di livello al mondo ad essere passata da tre proprietà in soli tre anni, con inevitabili e legittime ripercussioni che in un momento storico come queste non sono mai state condonate dalla critica.
E’ altrettanto vero che passare da una proprietà italiana ad una indonesiana, per finire ad una cinese, con cambi di manager e allenatori, non può che avere ripercussioni sull'andamento delle stagioni.
È presto dunque per dire se l'Inter avrà capito dove come operare e quali errori non commettere più ma, aldilà delle valutazioni personali, è oggettivo dire che l'Inter per la prima volta ha una struttura aziendale, forse più fredda ma auspicabilmente più efficace.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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