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La calda estate della C: rinvii, ricorsi, incertezze. E un calcio da cambiare

di Ivan Cardia
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© foto di Luca Marchesini/TuttoLegaPro.com

Oggi avremmo dovuto raccontarvi la presentazione del calendario della prossima Serie C. Non succederà, almeno non oggi, perché l'evento è stato spostato a domani, in attesa che il Collegio di Garanzia del CONI decida sul ricorso del Rende contro il mancato ripescaggio deciso dal Consiglio Federale. Poi, via libera al calendario, più o meno. Perché sulla terza serie aleggerà pur sempre lo spettro di altri ricorsi: quelli innanzi al TAR Lazio, già promessi da Vibonese e Lumezzane. E lo stesso Rende potrebbe non fermarsi al responso (verosimilmente negativo) di venerdì. Dalla cui serata, comunque, uscirà di conseguenza una Serie C a composizione potenzialmente variabile: dovrebbe essere a 56 (o 57) squadre, ma del futuro non vi sarà certezza. E non è neanche questo il punto.

Il confronto andato in scena prima, durante e dopo il Consiglio Federale di venerdì scorso è l'ultimo atto di uno scontro istituzionale che ormai ha raggiunto il limite. Uno scontro anzitutto politico, coi contenuti in secondo piano. Sono volate parole grosse, ma la fotografia è ancora più sconcertante. Negli ultimi tre anni, la Lega Pro (o Serie C) si è giocata a 54, 60 e ora (forse) a 56 squadre: non per volere, ma per necessità. Dal 2000 al 2015 sono scomparse 107 società professionistiche, fallite o non iscritte: non sono solo sogni e passioni dei tifosi. Sono anche aziende, posti di lavoro, infrastrutture, forniture. In Italia abbiamo, o dovremmo avere, 102 squadre professionistiche. Nessun'altra grande federazione europea ne ha così tante: la FA inglese si ferma a 92, mentre Germania, Spagna e Francia sono ben al di sotto della metà. Non sarà la bacchetta magica per risolvere tutti i problemi, però è un numero da ridurre, inutile prendersi in giro: non toccando solo l'organico della C, ma alleggerendo anche le due leghe superiori. Che, per inciso, da marzo non hanno un presidente. Le 20 società della Lega A hanno dovuto fronteggiare l'onta del commissariamento; le 22 di B sembrano intenzionate a seguirne l'esempio. Difficile chiedere riforme a chi non riesce a eleggere un presidente, ma ciò non cambia il fatto che le riforme servano. Con un clima diverso: in cui, per esempio, AIC e AIAC non siano così divise su temi centrali. In cui la sofferenza della base non sia ignorata dai vertici. Fallimenti a parte, nel 2015/2016 sono state penalizzate 16 squadre sulle 54 partecipanti al campionato di Lega Pro, per un totale di 64 punti. La scorsa stagione è andata un po' meglio: a fine campionato i punti di penalizzazione comminati sono scesi a 23, nei confronti di undici squadre. Un miglioramento, ma si può definire un campionato regolare? E, tornando al calendario, dopo il Consiglio Federale e il ricorso dei calabresi, la Lega poteva fare poco: corretto rispettare la giustizia sportiva. Se sarà stato anche utile, lo scopriremo fra qualche tempo. Ma, nella calda estate del calcio italiano, il vento del cambiamento non sembra proprio spirare.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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