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ESCLUSIVA TMW - Raggi: "Dalla Ligue 2 al titolo. 5 anni fa mi davano del pazzo"

di Gaetano Mocciaro
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© foto di Imago/Image Sport

Una squadra prestigiosa, ma sull’orlo del baratro, salvata da un oligarca che nel giro di poco l’ha riportata nel massimo campionato prima e in Champions League poi. Fino al titolo di campione di Francia. Parliamo del Monaco e di Dmitrij Rybolovlev. Acquisti altisonanti da subito come James Rodriguez, Joao Moutinho o Radamel Falcao. Il ridimensionamento dopo il primo anno, con una strategia che ha deciso di puntare sui migliori giovani europei. Un lavoro di semina che ha portato i suoi frutti, al punto da porre la parola fine all'egemonia del Paris Saint-Germain. Un titolo che ha ridato interesse alla Ligue 1 e ribadito, se la favola Leicester dell'anno scorso non l'avesse insegnato, che nel calcio non vince sempre chi spende di più. Uno dei simboli del Monaco ripartito dalla Ligue 2 è il nostro Andrea Raggi, che nell'estate del 2012 spiazzò un po' tutti salutando la Serie A per una seconda divisione francese. Lui, insieme a Subasic, Dirar e Germain è stato il protagonista di tutta la cavalcata della nuova era monegasca. E ora, da campione di Francia, ci racconta in esclusiva:

Andrea Raggi, cinque anni dopo il tuo approdo nel Principato sei campione di Francia. Fa un certo effetto guardandoti indietro, all'estate del 2012
"Qualcuno ai tempi poteva avere dubbi sulla mia scelta. Avevo alle spalle almeno 200 presenze in Serie A ed ero reduce da un grandissimo anno a Bologna, squadra alla quale sono ancora affezionato. Quando sono sceso in Ligue 2 qualcuno mi ha dato del pazzo, ma io sapevo cosa facevo. Il progetto e le ambizioni del Monaco non mi avevano lasciato dubbi. E i fatti mi hanno dato ragione. La cavalcata dalla Ligue 2 al titolo di campione di Francia resterà impressa per molti anni. E a me personalmente il Monaco mi ha svoltato la vita".

La carriera sembrava avere preso una piega diversa in Italia
"Ricordo Palermo, la retrocessione al Bari e c'è stato un momento della carriera in cui sembravo destinato a giocare in una bassa Serie A, a lottare sempre per la salvezza. Ma nella vita serve carattere, costanza, forza. Sono arrivato a vincere il campionato e giocato quasi 30 partite in Champions League da titolare. Non sono un montato, vengo da una famiglia operaia, resto umile. Ma se sono arrivato qui è per merito".

Il Monaco ha rotto un dominio come quello del Paris Saint-Germain, dimostrando che i soldi non sono tutto
"Quest'anno abbiamo risvegliato la Francia. La cosa bella è che questa cavalcata l'hanno sentita non solo i tifosi monegaschi ma tutti i francesi e non solo. Dimostrazione che il lavoro paga, il progetto paga. Guardate la nostra squadra, come stanno crescendo i giovani. Abbiamo 6-7 elementi che fanno paura. Il Paris d'altra parte si è adagiato, pensava di vincere facile. Ma nel calcio contano anche altri fattori".

Anche il Monaco era partito con spese enormi, salvo ridimensionarsi. Hai pensato che le promesse di grandeur non venissero mantenute?
"Con la società ho un ottimo rapporto e le scelte fatte sono sempre state spiegate. Sapevamo che ci voleva pazienza e comunque in questi anni siamo sempre arrivati secondi o terzi. Quest'anno si è creato un mix esplosivo, perché c'è stato il boom di tantissimi giocatori: da Bernardo Silva a Mbappé, da Lemar a Fabinho. Una cosa impressionante, crescevano come i funghi".

A proposito, non hai paura che proprio una volta ottenuta la Ligue 1 molti di loro partano?
"Sicuramente ci sarà qualche cessione perché certe offerte non puoi rifiutarle. Ma noi lotteremo sempre per il podio, il progetto resta uguale. Se andrà via qualcuno sono certo che arriverà un altro giovane molto promettente. Vogliamo aprire un ciclo vincente, saremo affamati sempre e comunque".

Quando hai capito che avreste potuto vincere il campionato?
"A gennaio. Ho visto che eravamo ancora lì e ho pensato: 'Qui si fa sul serio'. Sapevo che eravamo forti, non avevo dubbi a riguardo. Ma tra dicembre e gennaio avevamo un calendario infernale, con trasferte a Marsiglia e Parigi. Superati questi ostacoli ci siamo detti che questo poteva essere l'anno buono".

A campionato vinto hai mantenuto fede al tuo voto
"Sono uno dei 4 fedelissimi dalla ripartenza in Ligue 2 assieme a Subasic, Dirar e Germain. Ho partecipato a questa cavalcata e volevo omaggiarla con un ricordo indelebile, che racchiudesse la mia esperienza al Monaco:ho promesso che se avessimo vinto il campionato mi sarei fatto tatuare lo stemma del Monaco con il simbolo del Pirata".

Come mai un pirata?
"Qui mi chiamano tutti così: Le Pirate. Perché non mollo mai, sono sempre sul pezzo. E devo dire che come soprannome mi piace".

Il tatuaggio sancisce la tua fedeltà al Monaco, possiamo dirlo ormai
"Finché mi daranno la possibilità io resterò al Monaco, voglio essere qui a vita. Ho un rapporto speciale con la presidenza e a breve ci incontreremo per il contratto".

Hai una dedica per questo titolo?
"Sì. Volevo ringraziare l'Empoli che mi ha preso da ragazzo e mi ha cresciuto facendomi diventare un calciatore. E soprattutto vorrei ringraziare il presidente Fabrizio Corsi. Avevo 13-14 anni quando mi presero: vivevo in un convitto, ho fatto tutta la trafila, mi hanno mandato in prestito alla Carrarese e una volta tornato ho vissuto la fantastica cavalcata (stagione 2004/05, ndr) che ci ha portato in Serie A, fino ad arrivare a giocare la Coppa Uefa. Avrò sempre riconoscenza per la società e il presidente".

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