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ESCLUSIVA TMW - Materazzi: "Italia così distante da me. Inter? Mai sarei andato via"

di Francesco Fontana
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Mai banale, tanto originale. Come sempre. Per certi versi, unico. Dopo aver chiuso l'avventura con il Chennaiyin FC, club con il quale ha conquistato il campionato nel 2015, Marco Materazzi racconta molto del suo modo di essere, di pensare e lavorare in questa intervista esclusiva per TuttoMercatoWeb, nella quale riserva considerazioni chiare, mai scontate.

Un calcio italiano che non fa per lui, un ipotetico (ma difficile) ritorno all'Inter, la Nazionale di ieri e di oggi, la figura 'nemica' di Joseph Blatter, quella vincente di Gianni Infantino e l'amico José Mourinho, per il quale non possono ovviamente mancare belle parole.

Andando però in ordine, inevitabile per il campione del mondo 2006 aprire con il recente addio alla Indian Super League: "Ho passato degli anni bellissimi, arrivando in semifinale nel 2014 e alla vittoria del campionato nella stagione successiva. Ultimamente, però, c'erano delle situazioni ancora poco chiare, troppi aspetti in alto mare. Pertanto abbiamo deciso di comune accordo di non proseguire".

Sta già pensando a una nuova sfida?
"No, per ora non ci sono possibilità che sto considerando. Ma non c'è fretta".

Dopo un'esperienza del genere, pensa sia arrivato il momento di tornare in Italia?
"Per il momento non è mia intenzione. Non sento la mancanza dell'Italia, anche perché nel nostro calcio ci sono troppi aspetti che mal si sposerebbero con la mia persona, con il mio modo di essere. Mi considero un uomo leale e molto schietto, in Italia certe cose non mi andrebbero bene".

L'estero, quindi, rappresenta l'opzione principale?
"Ma non dipenderà da me".

Ha una preferenza?
"No, nessuna in particolare".

Da allenatore come si descriverebbe?
"Nel corso della mia carriera da calciatore ho avuto la fortuna di lavorare con i migliori: Lippi, Mourinho, Mazzone... tutti grandissimi tecnici dai quali ho cercato di cogliere il meglio. Ho imparato da tutti, sia nel bene che nel male. Soprattutto il modo in cui bisogna gestire un gruppo e come comportarsi con i propri giocatori. Purtroppo l'avventura con José è durata poco. Se fosse rimasto all'Inter avrei vinto molto di più".

Eppure una figura come lei, così sincera e trasparente, servirebbe al calcio italiano. Anche perché se ne vedono sempre meno...
"E questo dovrebbe far pensare. Dovrebbe far pensare il fatto che persone del genere non ci sono nel calcio italiano di oggi. Penso soprattutto a Maldini, un signore, un grandissimo uomo di calcio. Se continua a restare fuori un motivo dovrà pur esserci".

Cosa non funziona in questo calcio?
"Ci sono troppe idee così distanti dal mio modo di essere. Io sono abituato a dire quello che penso, non mi nascondo. E questo vale per tutti. Tratto tutti nello stesso modo, indipendentemente dall'importanza di una determinata persona. Puoi essere anche il padrone della terra, non importa. Penso a Blatter che mancò di rispetto a tutti noi quando conquistammo il Mondiale. Non ci consegnò personalmente la coppa. Per non parlare della squalifica dopo l'episodio con Zidane. Presi due giornate dopo una provocazione... Per fortuna adesso c'è Infantino, faccio il tifo per lui. E non è un caso che le cose stiano già cambiando, ovviamente in positivo".

Ha in parte ricordato la sua Nazionale e la vittoria del Mondiale: qual è, invece, la sua opinione su quella attuale?
"Mi piace tantissimo, è un gruppo giovane che sta avendo continuità. Questo progetto è partito da una base ottima dopo lo straordinario lavoro di Conte, che oggi sta facendo grandi cose in Inghilterra".

A proposito, lui e Mourinho sembrano già 'ottimi nemici'.
"Sono stato a Londra per vedere Chelsea-Manchester United di FA Cup, una gran bella partita che mi ha fatto divertire. I Blues hanno più qualità rispetto allo United, ma in entrambi i casi si sta vedendo la mano dell'allenatore".

Si dice che Mourinho non sia più quello di un tempo: è d'accordo?
"Guardi, ero seduto due file dietro le loro panchine. Le dico che mai avrei voluto essere al posto del quarto uomo. José è José, non è cambiato".

Tornando a lei, esclude un ritorno all'Inter?
"Ho smesso avendo ancora un anno di contratto perché non mi facevano più sentire importante. Non esisteva per me andare al campo in una situazione del genere. Io non sarei mai andato via e tornerei, ma in tutti questi anni nessuno ha deciso di chiamarmi. Evidentemente qualcuno la pensa diversamente. Io voglio sentirmi importante, la questione non riguarda il fatto di cambiare qualcosa, ma la voglia e la motivazione di dar continuità a una persona schietta come me".

Ora l'augurio è di vederla presto nuovamente al lavoro.
"Come detto, non c'è fretta. Penso a godermi la mia famiglia".

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