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Da mobbing a violenza psicologica: Donnarumma e plusvalenza Raiola

di Andrea Losapio
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© foto di Insidefoto/Image Sport

Nei capitoli precedenti... Inizierebbe così, oggi, la Serie Tv dedicata a Gianluigi Donnarumma, portiere del Milan nonché erede conclamato di Gianluigi Buffon come numero uno della nazionale italiana. Peccato che il mondo reale sia differente e che non ci sia un breve riavvolgimento del nastro a ogni nuova puntata. La notizia di oggi, scovata brillantemente dal Corriere della Sera, recita di un Donnarumma che vorrebbe l'annullamento del contratto firmato lo scorso 11 luglio.

VIOLENZA PSICOLOGICA - Il problema sarebbe quello di avere, secondo i legali (e il procuratore Mino Raiola) del calciatore, influenzato la scelta del portiere, passato da 100 mila euro annui a 5,5 milioni, più l'approdo del fratello Antonio come seconda scelta nel ruolo, per un altro milioncino di stipendio. Perché ognuno tiene famiglia, ovviamente. Excursus a parte, probabilmente tutto va ricondotto ai giorni della Polonia, ai tifosi che gli lanciavano banconote e lo chiamavano Dollarumma, come se tutto facesse leva su una questione economica e non tanto di affetto. Proprio quel sentimento che avrebbe poi mosso l'animo di Donnarumma, tutt'altro che sereno al momento della firma con Fassone. L'avvocato Rigo sarebbe uscito dalla stanza, Raiola non sarebbe stato presente.

MOBBING - Nel partito dei milanisti c'era anche chi lo voleva fuori da tutto, con la speranza di vederlo in tribuna per un anno. Un qualcosa che Fassone voleva scongiurare perché, altrimenti, si poteva configurare un'azione legale per la risoluzione contrattuale anzitempo. Quindi, anche se non avesse firmato il rinnovo, Donnarumma sarebbe andato in panchina, con un contratto comunque ancora molto inferiore rispetto a quello firmato.

PARTITA A SCACCHI - E in effetti c'è stato un momento nel quale il superprocuratore ha rischiato di perdere il portiere, tra le pieghe contrattuali e quelle delle commissioni. Cosa significa avere in procura Donnarumma? Un agente percepisce tra il 3 e il 5% dei guadagni del proprio assistito, quindi per il rossonero circa 300 mila euro annui. Un'inezia per chi sposta Pogba e ne guadagna 39, oppure Ibrahimovic al Barça, infine venendo "stipendiato" dal Milan dei bei tempi che furono. Raiola guadagna solamente se Donnarumma si muove e facendolo a parametro zero potrebbe ricaricare il proprio tariffario in maniera considerevole.

LE CLAUSOLE - Con un Milan che non arriva in Europa, il valore di Donnarumma scenderebbe a 40 milioni di euro (dai 70 con qualificazione Champions). Condizionale d'obbligo perché le clausole in realtà non sono state controfirmate, al momento dunque inutilizzabili. Se però fosse così un Paris Saint Germain, eventualmente, avrebbe vita facile per assicurarsi uno dei migliori portieri del mondo, giovanissimo, su cui potere fare eventuale plusvalenza fra qualche anno. Sarebbe però molto molto complicato pensare a una commissione monstre per Raiola che, pur avendo Donnarumma in scuderia, si troverebbe a guadagnare come per un Felipe Mattioni qualsiasi. È questo che non va giù al procuratore, non tanto la sorte di Donnarumma. Che è comunque quella del predestinato.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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