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Alla fine tutti si scansano con la Juventus, Napoli e Roma un po' meno. Tornerà la grande Milano, almeno la parte cinese delle due. Mercato a costo zero, tranne per i cinesi: Zidane costa 285 milioni, Buffon 110 e Veron 120

di Andrea Losapio
Nato a Bergamo il 23-06-1984, giornalista per TuttoMercatoWeb dal 2008 e caporedattore dal 2009, ha diretto TuttoMondiali e TuttoEuropei. Ha collaborato con Odeon TV, SportItalia e Radio Sportiva. Dal 2012 lavora per il Corriere della Sera
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© foto di Lorenzo Di Benedetto

Abbiamo negli occhi ancora la - ennesima - bella prestazione dell'Atalanta contro la Juventus, con i nerazzurri capaci, negli ultimi dieci minuti, di mettere in seria difficoltà i bianconeri. Bravo Gasperini, bravo Latte Lath, se non ci fosse la Juve un dieci euro sullo Scudetto nerazzurro non sarebbe stato da buttare del tutto. Però la verità è quella detta da Buffon negli spogliatoi e poi tirata fuori dai colleghi della Gazzetta: in Italia si scansano. Che non è qualcosa di voluto, cosciente, probabilmente è un meccanismo inconscio, perché altrimenti ventisei vittorie allo Stadium, pur bellissimo e confortevole che sia, davvero non si spiegherebbero. Lo si è visto molto bene anche con il Bologna, pur sfortunato in un paio di occasioni, ma decisamente leggero. I bianconeri in Italia fanno manbassa, anche dovessero perdere oggi a Firenze avrebbero un più quattro virtuale. Roma e Napoli non hanno questa continuità, niente Higuain ma nemmeno Dybala. Ecco, appunto, occhio all'argentino perché in Spagna stanno seguendo con molta attenzione le sue giocate. Per Real Madrid e Barcellona è considerato un giocatore chiave dei prossimi dieci anni, uno alla Neymar insomma: se pensate a quanto hanno speso i blaugrana per il brasiliano potete capire che l'investimento pesante è dietro l'angolo e sette milioni all'anno sono quasi briciole. Certo, se poi sapete quando ha speso davvero il Barça per Neymar poi ce lo fate sapere, perché sono passati anni e si può solo arguire siano 96, ma chi lo sa. Magari quelli erano solo la caparra, come per i cinesi del Milan, ma ci torniamo tra poco, appena aperta la parentesi Roma e Napoli. I giallorossi stanno svolgendo un mercato praticamente a costo zero, volevano Rincon e sono stati anticipati, c'era l'idea Feghouli ma poi il West Ham lo ha bloccato (con gol ieri, ben giocata Bilic), Manolas vorrebbe andarsene, un centrocampista era quasi d'obbligo e non è ancora arrivato. Insomma, la Roma è messa maluccio. Non così il Napoli che ha concluso con Pavoletti un'ottima rosa, continua a mancare qualcosa per migliorare ulteriormente, ma bisognerebbe spendere soldi in ingaggi e trasferimenti (più i primi dei secondi). Zielinski, Diawara, Maksimovic diventeranno delle ottime plusvalenze, ma ora non sono un miglioramento rispetto ai titolari: tradotto, il secondo posto sarà sempre quello. Forse.
Così torniamo nella Milano bene, dove c'è l'Inter che chiude un buon colpo, ascolta offerte per i suoi gioielli (o presunti tali, tra Banega e Kondogbia), ma sa bene che con Pioli farà meglio che con de Boer: ci vuole pochino. Suning quest'estate farà una grande rosa, capace di lottare per il secondo posto, magari il primo sarà ancora leggermente distante ma l'idea è quella di far crescere i fatturati come la Juventus. Ecco, avere San Siro di proprietà sarebbe la svolta, ma anche solo ristrutturarlo incomincerebbe a dare un grande aiuto. Impianto bellissimo ma vetusto, freddo polare e pochi servizi. I cinesi entreranno nell'ottica e chissà cosa succederà. Dall'altra parte bisogna capire se la cordata presieduta da non si sa bene chi, composta da un sacco di autorevoli signori che però rimangono all'oscuro, riuscirà a concludere questo famigerato closing, il più lungo del mondo. Magari sono andati a cercare i soldi nel salvadanaio o sotto il materasso. "Li avevamo messi qui, sono sicuro". "Ce li avranno mica rubati?". Materiale per un libro, se raccontato bene può diventato un best seller. Sicuramente la Fininvest lo è, nel senso che sta vendendo bene tra accordi per trattare in esclusiva (!), una caparra da 100 milioni (!!), un'altra da 100 (!!!). Dalle smentite sulla Gazprom ai cinesi, passando per mr Bee. Intanto la squadra gira perché c'è un grandissimo allenatore, non potrà vincere lo Scudetto a breve ma in un paio di anni può fare grandi cose, perché il fatturato non è dalla sua, ma può crescere. Un po' come il Borussia Dortmund.

Quindici giorni di mercato invernale se ne sono andati, siamo al giro di boa, per difetto, e qualcosina si è mosso. Rincon alla Juventus, Pavoletti al Napoli, Gagliardini all'Inter, Sportiello alla Fiorentina. Tutti si scordano che è una finestra di riparazione, un momento per puntellare le rose e non per smontarle, anche se qualcuno tenta di farlo ogni anno. Il botto vero non è ancora arrivato, se escludiamo il mercato esterno, in particolare quello con gli occhi a mandorla che ora tenta anche di portare Kalinic.
“I cinesi drogano il mercato”. E' vero, spendono trecento fantastiliardi per Vicolo Corto e non ci dobbiamo accontentare delle stazioni dell'ENEL – che poi, con il mercato libero, non è che valgano granché. I cinesi pagano subito, in contanti, e Witsel asserisce che ne uscirà arricchito, da un'esperienza in Cina. Nessuno ha il coraggio di contraddirlo. Però ai tempi eravamo noi a cambiare le regole del giochino, senza poi lamentarci più di tanto. Prendiamo un periodo, quello di tre lustri fa, in cui il calcio italiano andava per la maggiore. Esclusi Pogba e Higuain, il massimo introito per una cessione è quello di Zinedine Zidane, nel 2001, per circa 73,5 milioni di euro (160 delle vecchie lire). Si tratta di una cifra enorme, perché il Real Madrid fatturava 138 milioni in quella stagione, 152 in quella successiva: i Galacticos ora ne vedono circa il quadruplo, ed è come se Zidane fosse stato pagato 285 milioni. Facendo un conto molto restrittivo, perché un discorso è avere 80 milioni circa per operare oltre al trasferimento di un campione, l'altro è averne 320. L'incidenza è molto diversa. Stiamo parlando però di tempi molto lontani dal fair play finanziario, dove la Lazio pagava il 106% del fatturato solamente di stipendi. Insomma, guadagni 100 milioni con tutto l'indotto, ne spendi sei in più e non certo per infrastrutture, bollette, costi vivi, ma solo per alimentare una chimera. Peccato che poi arriva Hernan Crespo, 55 milioni di euro spesi su 115 fatturati: si tratta di poco meno del 50%, portandolo ai tempi nostri la Lazio avrebbe potuto pagare Joao Mario e Gagliardini in contanti. Certo, gran parte di quei soldi arrivavano dalla cessione di Christian Vieri (quinto in classifica), venduto a 45 milioni all'Inter che ne ricavava 112: ora saremmo più o meno all'acquisto di James Rodriguez, sugli 80 milioni.
Sul terzo gradino del podio c'è Gianluigi Buffon, cinquantatré milioni nell'estate del 2001, con gli arrivi anche di Thuram e Nedved, rispettivamente nono e decimo: 135 milioni in totale su 178, poco più di due terzi, come se la Juventus decidesse di spendere per tre giocatori circa 280 milioni: tre Higuain in una botta sola, vendendo un solo Pogba. In mezzo ci sono Gaizka Mendieta, pagato 48 milioni su 110 di fatturato dalla Lazio, oppure Ronaldo, 45 su 190. Insomma, lamentarsi dei cinesi quando, in realtà, siamo stati prima noi a far saltare il banco, con offerte impossibili e bilanci quantomeno fantasiosi (le famose plusvalenze gonfiate) è davvero dare del cornuto all'asino.

La classifica attualizzata (tra parentesi la vera cifra e l'approdo)
Zidane 285 milioni (73,5, Real Madrid)
Crespo 68 milioni (55, Lazio)
Buffon 110 milioni (53, Juventus)
Mendieta 63 milioni (48, Lazio)
Vieri 80 milioni (45, Inter)
Ronaldo 150 milioni (45, Real Madrid)
Veron 120 milioni (43, Manchester United)
Rui Costa 55 milioni (42, Milan)
Thuram 80 milioni (41, Juventus)
Nedved 80 milioni (41, Juventus)

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