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Ventura: "Se avessi avuto il timore di non qualificarmi non avrei accettato"

di Ivan Cardia
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Giampiero Ventura a 360 gradi. Ospite di Sky Sport 24, l'allenatore ligure ha commentato i suoi primi sei mesi da commissario tecnico azzurro: "Sicuramente non sono cambiato. Sono un allenatore, anche se in Nazionale si dice selezionatore, consapevole delle difficoltà e impregnato di entusiasmo. Abbiamo iniziato un percorso importante per il futuro dell'Italia, non solo per la qualificazione ai Mondiali ma anche per gli Europei e i Mondiali successivi".

Cosa ha capito in questi sei mesi dei problemi della Nazionale?
"Dipende da che parte stai, se sei dall'altra parte ti interessi alla Nazionale ma non vedi tutti i problemi. Quando sei in questa posizione ti accorgi di situazioni che non sono facili. Anzitutto per il tempo: c'è pochissimo tempo ed è un peccato perché così vai a colmare le difficoltà attraverso una programmazione dettagliata. Per il resto, ho cercato di capire cosa mi ha lasciato l'Europeo: un grande entusiasmo trasmesso dalla squadra di Conte, ma anche una squadra anagraficamente un po' in là con gli anni. Al di là di 4-5 grandi giocatori, parlo di Buffon, Barzagli, Chiellini, Bonucci e De Rossi c'è bisogno di un ricambio generazionale, soprattutto per il futuro. C'era da prendere una decisione, ho deciso di prenderla quando ho capito che c'erano 5-6 giorni, cosa che non succederà più. Ho trovato grandissima disponibilità, faccio i complimenti ai giovani e ai meno giovani. Abbiamo fatto tre vittorie in trasferta e un pareggio con la Spagna. Abbiamo fatto uno stage, ne faremo 3-4 con giocatori entusiasti e grandissime potenzialità. Alla fine tutti mi hanno chiesto quando ci saremmo rivisti. Abbiamo iniziato a muovere acque stagnanti con la voglia di costruire".

Ha trovato qualche fantasma da scacciare? Quello di Conte magari?
"Non si tratta di fantasmi. Chiunque fosse arrivato dopo un ottimo Europeo avrebbe dovuto scontrarsi con la figura di chi c'era prima. Conte oltre a essere un ottimo allenatore e un ottimo Europeo aveva fatto un ottimo lavoro. Era normale che succedesse. Non era normale che a ogni domanda si facessero paragoni. Io avevo detto basta perché non si parlava di altro. L'unica cosa che mi ha lasciato perplesso è stato il paragone tra l'Europeo e la qualificazione. Non mi sembra corretto, perché quest'ultima è figlia di due giorni di preparazione, l'Europeo di quaranta. Viste le qualificazioni della Nazionale precedente, erano simili alle mie. Quando hai la fortuna, penso a Lippi, di avere una rosa di altissima livello puoi gestirla; Conte non aveva questo vantaggio e ha dovuto fare l'allenatore, cioè colmare il gap con l'organizzazione. E questo lo puoi fare in 40/50 giorni, nelle qualificazioni aveva fatto partite non eccelse. Lo stesso discorso vale per noi adesso. Noi eravamo abbastanza contenti di aver preso sul serio la gara col Lichtenstein, c'è stato un grande approccio nonostante i tanti giovani. Ancora più giovani sono andati in campo con la Germania, l'ultima amichevole con loro l'abbiamo persa 4-1. Non aver concesso è il messaggio di una squadra giovane che vuole diventare grande".

Giampiero Ventura è simile ad Antonio Conte?
"Credo che ogni allenatore sia e debba essere se stesso. Io ho questo legame indiretto con Conte, lui era a Bari e poi sono arrivato io, lui era in Nazionale e poi sono arrivato io. Conte ha fatto il 4-2-4 e dicevano che Ventura lo faceva prima. Il calcio è cambiato, oggi se l'allenatore non ha idee proprie e non trasmette concretezze viene scoperto dopo cinque minuti".

Dopo il mancato arrivo di Lippi, il suo percorso è iniziato zoppo o a metà?
"Io credo che il lavoro che doveva essere fatto bisognava farlo. Quando è venuto a mancare Lippi mi sono accollato oneri e onori. L'onere è quello di andare a parlare con tutti i dirigenti presentando il percorso da fare. L'onore è il fatto stesso di parlare con Galliani per qualche ora. È una cosa molto impegnativa a livello di tempo e gratificante, ma negli ultimi quattro mesi sono stato quattro giorni a casa".

Come valuta la differenza di attenzione per la Nazionale tra le qualificazioni e il grande evento? E quella tra l'amore dei tifosi e i problemi dei club?
"Sono due cose diverse. Da una parte c'è il sentimento, dall'altro ci sono interessi come è normale che sia. La differenza è che se la Nazionale è composta solo da giocatori dei top club porta via risorse alle prime 3-4 già oberate. Quando la Nazionale non è composta solo da questi giocatori si vedono i vantaggi. Gagliardini è un esempio: non l'ho convocato perché è simpatico, ma perché l'ho visto giocare. È stato convocato non tanto per giocare ma per entrare a Coverciano e sentire la Nazionale come casa sua. All'inizio era un po' smarrito, poi ho visto la partita con la Roma e la sua prestazione è stata sopra le righe. Non è merito nostro, ma un messaggio di autostima penso sia servito. Nel momento in cui Gagliardini, per continuare con l'esempio, viene convocato con la Nazionale maggiore il suo prezzo cambia radicalmente".

Ci qualifichiamo al Mondiale?
"Se avessi avuto il timore di non qualificarmi non avrei accettato. So che è difficile. Non siamo testa di serie e forse qualche domanda ce la dobbiamo porre. Però niente ci è precluso, siamo a pari punti con la Spagna. Loro hanno fatto quei famosi otto gol che hanno ribaltato il giudizio. Vincevano 1-0 a mezz'ora dalla fine, però era settembre e il Lichtenstein è crollato. Quell'8-0 ha cancellato un equilibrio di giudizio. Se l'hanno fatto loro dobbiamo farlo noi, ma non funziona così. Se tutte le squadre che hanno fatto i preliminari di Champions vengono eliminate la differenza è di condizione ma non di qualità. Me ne sono accorto grazie all'amichevole con la Francia: avere una giornata in più significherebbe avere un vantaggio. Non vuol dire che Ventura vuole una giornata in più, ho risposto una domanda. L'ho detto in punta di piedi e torno indietro, sennò arriviamo alle interrogazioni parlamentari".

Si è confrontato con Tavecchio dopo la sua battuta sulla possibile mancata qualificazione ai Mondiali?
"Sì. Penso che abbia detto quello che pensiamo tutti. Per tutti sarebbe svantaggioso non andare ai Mondiali. Ci teniamo tantissimo e vogliamo raggiungerlo".

Barzagli e Chiellini titolai in Russia?
"Mi auguro solo che Barzagli, Bonucci, Chiellini e Buffon siano in salute. Il problema è avere giocatori in salute disponibili".

Buffon in salute gioca o si gioca il posto con Donnarumma?
"Sono due cose diverse. Buffon ha l'obiettivo di disputare i prossimi Mondiali per mille motivi. Lo sa e si vede da come si allena: non per la sopravvivenza ma per migliorare ulteriormente. Il discorso di Donnarumma è lo stesso di quando Buffon ha iniziato. Sono giocatori che, senza voler enfatizzare, siano predestinati per qualità tecniche, fisiche e mentali. Di Donnarumma non colpisce la parata ma l'equilibrio che ha quando gioca. Poi abbiamo altri nomi: Perin e Marchetti danno garanzie, per fare due nomi".

L'invenzione di Belotti consente di fare a meno di Pellé?
"Sono due cose diverse. Pellé, l'ho già detto, ha sbagliato perché in quel momento rappresentava l'Italia. Aveva la maglia azzurra, è stato un gesto di mancato rispetto nei confronti di quello che rappresenta, dei tifosi, dei compagni, soprattutto di quel gruppo che l'Europeo ci aveva lasciato in eredità. Belotti non è un'invenzione, è un giocatore in cui ho creduto quando era a Palermo. Ho insistito con Cairo e al Torino è costato tanto. Oggi vale molto di più, sono contento per il Torino, sono contento per Belotti, sono contento per la Nazionale".

Ha mai pensato di concedere una passerella a Totti?
"Non penso che lo gratificherebbe. Non ha bisogno di passerelle. Totti è Totti, non ne ha bisogno. Non ci ho mai pensato ma penso neanche lui. La sua carriera va oltre la passerella".

Verratti troverà un ruolo in questa Italia?
"Lo dico e lo ripeto: Verratti è un bene assoluto dell'Italia. Il problema è che si parla molto senza entrare nel merito. Se giochiamo col centrocampo a 3 è un metodista, se giochiamo col centrocampo a 2 può giocare con chiunque. Il problema è che non gioca in Italia ma in Francia: i ritmi sono diversi, la forza della sua squadra è talmente alta che non lo fa mai andare in difficoltà. Deve riabituarsi a tirare fuori il 100%".

Ha la personalità da leader?
"Personalità tecnica sì. Quando ce l'hai puoi diventare un leader in mezzo al campo. Deve avere tempo, tutto e subito non si può avere: può diventare il titolare del futuro per l'Italia".

Balotelli?
"Balotelli deve stupire, facendo quello che le sue potenzialità gli permetterebbero di fare. il problema di fondo è legato alle cose che ho detto all'inizio. quando non hai la possibilità di selezionare, ma solo di organizzare c'è bisogno di un singolo a servizio della squadra. Questo è uno dei grandi problemi di Balotelli, le cui qualità tecniche non sono mai state messe in discussione. Tutto il resto invece sì ed è lui che deve prendere una decisione, scegliere di iniziare un percorso per prendersi l'onore e l'onere di essere protagonista".

Ventura dopo la Nazionale?
"Sinceramente non mi sfiora il pensiero di cosa accadrà dopo il Mondiale. Alla base di tutto ci deve essere impegno e serietà, io ho preso la cosa molto seriamente cercando di ottenere risultati positivi e costruire qualcosa che ci permetta di fare ancora meglio. ho fatto il lavoro che doveva fare Lippi e non dovevo, ma quando c'è da fare qualcuno lo deve fare. Siamo in un momento storico di cambiamento radicale, cose che si possono fare tutti assieme. Io spero che si capisca cosa sta nascendo e che tutti prendano per mano questa Nazionale per portarla dove merita per la sua storia".

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