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Torino, la squadra è fatta ora tocca a Mihajlovic forgiarla per l'Europa

di Elena Rossin
Fonte: Torinogranata.it
Il Torino di Mihajlovic ha sette nuovi giocatori. Maksimovic va al Napoli e in granata arriva Valdifiori. Per Simunovic si attendono gli esiti delle visite mediche.
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Hart, De Silvestri, Rossettini o Simunovic, Castan, Molinaro, Benassi, Valdifiori, Baselli, Iago Falque, Belotti, Ljajic. Si è dovuto attendere il penultimo giorno di mercato per avere il Torino definitivo, ma, come direbbe Mihajlovic: "Meglio tardi che mai". Ieri con gli arrivi del portiere Hart e del difensore Simunovic e nella nottata con l'accordo raggiunto per far approdare Maksimovic al Napoli e Valdifiori in granata la rosa è stata completata, mentre nella giornata odierna ci saranno le cessioni dei giocatori in esubero.
Una precisazione, però, va fatta per Simunovic. Il difensore ieri ha effettuato le visite mediche volte a stabilire se l'infortunio al ginocchio subito nella passata stagione è realmente alle spalle e il responso, dopo attenta valutazione, si avrà nelle prossime ore, ovviamente se sarà positivo il giocatore sarà acquistato dal Torino in caso contrario tornerà a Glasgow.

Sono sette barra otto, sia Rossettini sia Simunivic non c'erano lo scorso anno, i giocatori nuovi nell'undici che dovrebbe essere quello titolare: Hart, De Silvestri, Rossettini o Simunovic, Castan, Valdifiori, Iago Falque e Ljajic. La difesa è il reparto che è stato letteralmente rivoluzionato, infatti, l'unico superstite è Molinaro, in attesa che Avelar si riprenda dagli infortuni e conseguenti operazioni che lo scorso campionato lo avevano messo fuori dai giochi dopo tre giornate e dopo tre brevissime apparizioni tra fine dicembre e i primi di febbraio era ripiombato nell'incubo infortunio e conseguente intervento chirurgico. A centrocampo c'è stato l'innesto di Valdifiori, il regista che da un anno era inseguito. Mentre in attacco gli arrivi di Iago Falque e Ljajic hanno con Belotti formato un tridente dal quale ci si aspettano molti gol.

La palla ora passa da Cairo e Petrachi a Mihajlovic, infatti, tocca al nuovo allenatore, forgiare la squadra e renderla una "macchina da guerra" capace di conquistare l'accesso all'Europa League. Il nuovo modulo dovrà essere assimilato alla perfezione, ma il fatto che ci siano tanti giocatori nuovi dovrebbe aiutare ad accantonare il 3-5-2 incentrato sul difendersi tenendo il baricentro basso e facendo circolare la palla abbastanza lentamente per poi ripartire in velocità e un gioco che era caratterizzato da passaggi in orizzontale e retropassaggi per cercare di stanare l'avversario e procurarsi gli spazi per andare all'attacco. Il rovescio della medaglia è che ci vorrà un po' di tempo, non tanto per abituarsi al nuovo modulo, il 4-3-3, ma per apprendere i movimenti richiesti da Mihajlovic e affinare l'intesa poiché i giocatori devono abituarsi a giocare insieme. La sosta per gli impegni della Nazionale cade quindi a fagiolo e mettere nelle gambe altri allenamenti aiuterà molto la squadra a recepire e mettere in pratica i dettami del mister: baricentro alto, passaggi in verticale, rapidità nell'esecuzione, recupero palla e immediata ripartenza dell'azione, ripiego in fase difensiva a iniziare dagli attaccanti, massima concentrazione sempre.

Mihajlovic più volte ha reso noto cosa devono fare i giocatori e quali errori vanno banditi: "Essere più intraprendenti nella metà campo avversaria, non avere paura di sbagliare, rischiare di più, prenderci maggiori responsabilità, essere più concentrati e attenti e soprattutto dobbiamo essere più cattivi nel difendere la porta e poi usare la stessa cattiveria quando si va ad attaccare. Nessuno stress, dobbiamo pensare solo a noi stessi per disputare partite senza distrazioni in modo da sbagliare il meno possibile convinti di fare quello che prepariamo in allenamento. Vincere giocando bene sempre. Restare umili ed essere ambiziosi. Dico sempre ai ragazzi che abbiamo due princìpi da seguire quelli del gioco e quelli morali. Quelli morali sono nel dna e nelle caratteristiche del Torino e del suo passato, una squadra che lotta e combatte per novanta minuti, che non si dà mai per vinta e dove tutti si aiutano reciprocamente in campo. Una squadra ambiziosa, coraggiosa, concentrata e che cerca sempre di giocare per vincere. Quelli di gioco, una squadra forte e compatta, che recupera immediatamente la palla e che la sa gestire secondo le situazioni e che sa verticalizzare, soprattutto una squadra che concede poco agli avversari e sa essere cinica sotto porta". La strada per l'Europa è tracciata e i giocatori, prime o seconde scelte che siano, devono seguirla con convinzione per raggiungere l'obiettivo.

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