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TMW - Gravina: "Serve una rivoluzione culturale per valorizzare la Lega Pro"

di Tommaso Maschio
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Lunga conferenza stampa per il presidente della Lega Pro Gabriele Gravina dopo la sua rielezione all'incarico per i prossimi quattro anni. Questo quanto raccolto dal nostro inviato: "Alcuni interventi probabilmente li avrei evitati per una serie di ragioni legate ai contenuti. Sono convinto, come ho detto nel mio intervento, che ci sia un futuro per questa lega. In otto mesi abbiamo lottato fra problemi di ogni genere che tutti voi conoscete e abbiamo centrato risultati straordinari. Dal punto di vista del livello di partecipazione, mettendo insieme 60 società, è un record assoluto senza una delega. Si tratta di un risultato straordinario. La Lega Pro è impegnata su più fronti e sta valorizzando il suo brand, dobbiamo lanciare la nave in mare aperto. Sul mercato stiamo lavorando in modo che ci sia un riconoscimento importante. All'interno della federazione sosterremo un programma di innovazione e proporremo una nuova cultura. Il minimo comun denominatore che la Lega pro declinerà è rivoluzione culturale legata alla valorizzazione del nostro progetto sportivo e del territorio che porterà a un calcio più sostenibile".

Sui progetti futuri: "Si può fare ancora molto di più, ho messo a disposizione la mia esperienza e il mio tempo lavorando tutta la settimana per il bene della Lega e ho una dedizione totale per risolvere i problemi di questa categoria. I demeriti dei miei avversari non li devo indicare io, si dicono tante cose in giro e io ho cercato di raccogliere quello che i miei avversari hanno declinato in questa campagna elettorale. Loro hanno lanciato diversi sassolini frutto di una grande ignoranza, e mi spiace dirlo, senza toccare con mano i dati reali, i bilanci. Ho visto una grande superficialità e ora ho capito perché la Lega Pro ha vissuto tanti problemi. Non è una questione solo di disonestà, ma di superficialità che non ha nulla a che vedere con capacità e onesta. La risposta delle società è stata chiara e forte".

Sulle parole di Abete: "La Legge Melandri è un mezzo per raggiungere un equilibrio nella distribuzione delle risorse ma bisogna dare il via a quella rivoluzione culturale a cui facevo riferimento. Questa ci deve portare a capire che la mutualità è superata da anni, prima faceva comodo per trovare un equilibrio politico, ma ora è superato. Ci sono delle attività svolte da alcune componenti che meritano riconoscimento tangibile. Se noi svolgiamo una mission di formazione, di educazione di aggregazione e sviluppo del territori merita un riconoscimento di natura economico. La Lega di A, che produce ricchezza per il calcio, Lega di B, la Lega Pro e anche quella Dilettanti devono capire che il nostro calcio va riformato e stiamo lavorando su un progetto rating che prevede grande qualità ha bisogno di risorse economiche che vanno oltre alle possibilità dei presidenti. Serve riequilibrare il sistema, anche attraverso la revisione di mutualità e paracaduti, perché il sistema odierno non garantisce equilibrio. Serve un confronto diretto e aperto fra tutte le componenti senza cercare di tutelare le posizioni personali".

Sulle prospettive: "L'impegno è far crescere in nostro brand sul mercato e la nostra televisione, che è unica al mondo visto che siamo noi gli editori mandando in onda 30 gare ogni settimana, un progetto che sta dando risultati importanti, senza perdere il controllo, la vigilanza e la qualità del prodotto sportivo. La nostra eterogeneità deve essere un punto di forza tutelando le nostre diversità pur facendo discorsi di carattere generale".

Su nome della serie e sede: "Il problema della sede e del nome non è un falso problema. Noi ci chiamiamo Lega Pro per scimmiottare non so cosa, non è vero che tornando a Serie C si svaluta il brand. Noi abbiamo un hotel cinque stelle, ma noi abbiamo bisogno di una sede diversa dove lavorare. Il valore di questa sede è calato in maniera drastica sia per il crollo del mercato sia per altre vicende, è una Lega strapagata, ma che vale 10 milioni di meno rispetto al passato. Vendere sarebbe un disastro perché produrrebbe una minusvalenza significativa, bisogna mettere a reddita questa sede. Ci sono stati dei contatti che vanno approfonditi dopo la decisione del tribunale di Napoli".

Sul rapporto con la FIGC: "Il mio sguardo potrebbe non arrivare ai quattro anni solo per impegni personali con la mia azienda. Abbiamo però già creato una struttura operativa rinnovata che sta dando risultati straordinari. Osserviamo con grane attenzione il mercato del lavoro e se le procedure già attivate in questa Lega sono frutto di solo otto mesi di lavoro. Se la nostra organizzazione, che deve passare anche dalla formazione di tanti giovani, riuscirà a farmi concludere il quadriennio con meno pressioni e stress io arriverò fino in fondo. Siamo pronti a sederci a un tavolo per la riforma dei campionato. Presto approveremo il nostro progetto di rating, che è fra i più belli a cui ho lavorato, una nostra intuizione che il presidente federale ha apprezzato. Parteciperò alla riunione e porterò alla commissione la nostra proposta".

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