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Prandelli a Sportitalia: "Valencia grande sfida, volevo rimettermi in gioco"

di Gianluigi Longari
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© foto di Federico De Luca

Cesare Prandelli, neo allenatore del Valencia, è intervenuto nella trasmissione di Sportitalia, "La partita perfetta".
Congratulazioni e in bocca al lupo per il nuovo incarico.
"E' una sfida bella, importante, difficile, perchè comunque qui sono molto esigenti come lo sono tutti, però avevo voglia di rimettermi in gioco, avevo voglia di confrontarmi con qualcosa di diverso rispetto al calcio italiano e quindi penso di essere al posto giusto. Poi il campo dirà tutto come sempre".

Non c'è riconoscenza in Italia. E' per questo che lei lavora all'estero adesso?
"Non è questione di riconoscenza, è questione che la storia del calcio è come la racconti: se la racconti in un certo modo la gente può pensare qualsiasi cosa, ma se si racconta in maniera diversa, cambiano la considerazione, i giudizi, cambia anche chi è protagonista. Il calcio è come lo racconti: noi in quattro anni di Nazionale abbiamo fatto una finale del Campionato Europeo, siamo arrivati terzi in Confederations Cup, ci siamo qualificati con due turni d'anticipo ai Campionati del Mondo: prima partita con l'Inghilterra meravigliosa, poi sbagli la partita con il Costa Rica - nel calcio purtroppo ci sta -, ma non è che devi buttare tutto. Sappiamo che il calcio ti dà e ti toglie tutto, questo lo sappiamo, ma non devi buttare e dimenticare tutto. Abbiamo fatto in quattro anni anche delle cose straordinarie dal punto di vista dell'avvicinarci alla gente; non parlo di sociale, che è una cosa molto importante, ma quella Nazionale ha fatto qualcosa di straordinario, almeno ricordiamo quello, se non vogliamo ricordare gli aspetti sportivi, anche se ce ne sono parecchi".

Balotelli ha detto: "Sono arrabbiato con Prandelli perchè mi ha tolto nella partita con l'Uruguay". A proposito di riconoscenza...
"Ma no, ma questo è un discorso diverso. Di Mario abbiamo parlato fin troppo, in questo momento è lui che deve dimostrare quel giocatore che pensa di essere. E' il campo che lo dimostrerà, i suoi comportamenti, il resto, è una storia già letta e già scritta".

Hai ricevuto uno sgarbo dal presidente Lotito, una stretta di mano, un patto d'onore che poi è stato calpestato...
"La cosa che mi verrebbe da dire è che i presidenti possono fare quello che vogliono, sono loro i proprietari. Però questo signore rappresenta la Federazione, rappresenta il calcio italiano nel mondo. Quando dai una mano a un ex commissario tecnico e gli dici che è un patto d'onore, e io per 20 giorni rimango fermo proprio perchè avevo scelto questa sfida... La Lazio da un punto di vista tecnico è molto competitiva, probabilmente la voglia di cambiare radicalmente non c'è stata. Il comportamento però non è stato un comportamento da presidente e da dirigente federale".

Qual è stata "La partita perfetta" nella vita di Cesare Prandelli?
"Non ho dubbi, la partita che abbiamo organizzato a Firenze per Stefano Borgonovo, quella è stata la Partita perfetta".

E' così difficile battere la Juve secondo te?
"In questi cinque anni la Juve ha dimostrato di avere una superiorità tecnica, organizzativa, ma soprattutto una società presente, quindi l'allenatore non è mai solo, i giocatori si sentono - tra virgolette - controllati 24 ore su 24, la società ha dato una mentalità. Dal punto di vista tecnico potrebbe sembrare insuperabile, però sono quei campionati dove magari pensi che sia tutto facile e poi diventa complicato. Noi forse siamo abituati a vedere sempre qualcosa di straordinario nelle squadre, però forse la perfezione non c'è. Bisogna avere forse più coraggio quando vai ad affrontare queste grandi squadre. Noi abbiamo squadre tipo il Napoli, la Roma, squadre che hanno qualcosa in più rispetto alle altre e che forse dovrebbero crederci maggiormente quando affrontano la Juventus".

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