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Paolo Sollier, il calciatore col pugno chiuso

di Redazione TMW
Fonte: Simone Vacatello per crampisportivi.com
Bologna in via Zamboni 38, nella storica Facoltà di Filosofia, ospiti di 'Parole nel pallone'
Foto

L'abitudine di raccontare Paolo Sollier partendo dalla foto col pugno chiuso talvolta ruba la scena al ricordo di quella che da calciatore fu la sua più grande impresa militante, ovvero sconfiggere col suo Perugia neopromosso la ricca Juventus del padrone Agnelli, all'ultima giornata del campionato 1975-76, regalando così la storica vittoria finale al Torino outsider di Pulici, Graziani, Zaccarelli e Gigi Radice. Paolo ama scherzarci su.
«Rompo sempre le scatole ai miei amici scrittori al riguardo, molti dei quali sono accaniti tifosi granata. Non hanno mai riconosciuto il giusto merito al Perugia. Gli dico: finché non ci riconoscerete il merito di aver fatto vincere al Toro l'ultimo scudetto, pubblicamente, organizzando una serata o qualcosa del genere, non vincerete più nulla. Vogliamo solo un modestissimo ma pubblico grazie, senza premi di sorta. Non l'hanno ancora fatto, e infatti non hanno più vinto».
Quell'impresa è un bel ricordo, ma non il suo preferito. La mamoria che ritiene più cara infatti è quella di un traguardo storico raggiunto insieme alla sua squadra, per la sua squadra: «Il ricordo più bello risale all'anno precedente, quando abbiamo vinto il campionato di Serie B col Perugia. Avevamo bisogno di fare un punto alla penultima giornata a Pescara, io ho avuto la fortuna di fare il gol dell'uno a uno. Il merito in realtà è stato tutto di Frosio che ha dribblato tutto il Pescara, io ero lì perché avevo seguito l'azione».
Un paio di anni fa mi è capitato di scrivere un articolo semiserio sulle squadre socialiste nel calcio, e avevo inserito il Perugia di Sollier tra queste, citando l'impresa contro la Juventus come massima espressione di impresa socialista, perciò scelgo di indagare su questo "ridimensionamento" a posteriori.
«Da ragazzo ero juventino ma una volta diventato professionista mi sono allontanato dal tifo, dopodiché sono stato ferocemente critico, sia perché avevo altre posizioni sociali e politiche rispetto al mondo bianconero, sia perché una volta diventato giocatore avversario era normale che trovassi la squadra più forte anche la più antipatica. Ma proprio per l'insieme di questi due fattori dico sempre che con me la Juventus è riuscita a fare un miracolo: sia che perda, sia che vinca, io sono contento».

Un collega spagnolo mi serve l'assist definitivo, chiedendogli se è vero che una volta ha tifato anche Lazio, la stessa Lazio i cui tifosi, dalla visione politica diametralmente opposta alla sua, ormai quarant'anni fa avevano esposto per lui lo striscione 'Sollier boia'.
«Sì, nel '74 ho anche tifato Lazio, nel senso che ho sperato che vincesse lo scudetto e sono stato contento quando l'ha vinto, ma mi era successo anche anni prima con il Cagliari e poi, nell'85, con il Verona, perché queste erano le squadre che nessuno si aspettava e che erano riuscite a rompere il monopolio delle tre grandi. E io faccio sempre il tifo per quelle».

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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