Nassi: "I centri federali? Un palliativo...
Fonte: artcolo di Claudio Nassi per www.claudionassi.com
Wilmots e Conte sono i C.T. di Belgio e Italia. Hanno entrambi quarantasei anni e si sono trovati a Dubai in un faccia a faccia organizzato da Gold Soccer, quasi ad anticipare il 13 giugno quando, a Lione, si sfideranno al debutto di Euro 2016. Wilmots, premiato come miglior tecnico del 2015, ha spiegato come il Belgio sia giunto a occupare il primo posto nel ranking mondiale: "Raccogliamo il frutto del lavoro di anni, visto che abbiamo un importante gruppo di giovani, oltre al fatto che l'esperienza nei campionati esteri alla lunga stia tornando utile". Il Belgio credo sia la sorpresa degli ultimi anni. Non so se abbia mai avuto tanta qualità. Ma, oltre alle doti naturali, alla base c'è stato un lavoro, che ricorda a grandi linee ciò che fece la Francia con Kovacs, quando lo chiamò per risollevare le sorti del calcio. E, anche lì, un lavoro capillare, fatto con competenza e proseguito da Hidalgo, portò a successi insperati, vedi il Mondiale 1998. Se programmi e hai le idee chiare non è impossibile raggiungere il successo.
Mi piace leggere per conoscere il pensiero di tanti addetti ai lavori e imparare cose nuove, ma rifiuto l'incompetenza, ancor più quando sfocia nella supponenza. Non sono tra coloro che spengono l'audio quando assistono alla partita in tv, apprezzo le seconde voci, non tutte s'intende, se spiegano le fasi di gioco e continuo a pensare che il calcio sia semplice. Poi mi domando: è tanto difficile risalire la china quando ci sono riusciti gli altri? Alcuni obiettano che prima c'erano gli oratori, poi che si giocava nelle strade, per cui, a detta loro, riuscire era quasi scontato. A me piace invece ricordare che nelle società c'era chi sapeva insegnare i fondamentali e correggere i difetti, che sui campi si vedevano le forche e i muri per migliorare di testa e con i piedi, senza dimenticare l'uso della corda, toccasana per una migliore coordinazione.
Desidererei chiedere a chi lavora nei settori giovanili e, magari, si ritiene un drago, quanti ragazzi sappiano usare il destro e il sinistro e, oltre all'interno piede, conoscano il collo e l'esterno. Il discorso si chiuderebbe subito, perché si entrerebbe in un campo minato. La soluzione? Ancora semplice: con docenti in grado di spiegare gli errori commessi finora e come voltare pagina. Invece si parla di "centri federali". Per che cosa? Ma quando c'erano i vecchi maestri (Rabitti, Ussello, Malatesta, Comini, Poggi, Bonilauri, Mazzoni, Scagliotti, Alfonso e compagnia) esistevano i centri federali? No! E allora perché ogni anno esordivano in prima squadra ragazzi provenienti dal settore giovanile?