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Napoli, senza leader in attacco i miracoli diventano difficili. Juve, prima senza grandi sforzi. Inter, 5 domande ad Ausilio. Ecco come Pietro Leonardi "ridicolizza" la Procura Federale

di Michele Criscitiello
Direttore di Sportitalia e Tuttomercatoweb
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Il calcio è bello per questo. Passiamo giorni, mesi e anni a parlare di tutto, moduli, giocate spettacolari, vogliamo il bel gioco e mercato ma alla fine conta sempre e solo una cosa: il risultato. Possiamo dannarci l'anima quanto vogliamo ma tanto non cambieremo mai: gli allenatori non vengono, quasi mai, giudicati per il lavoro settimanale ma per una palla che entra o esce all'86esimo minuto, i calciatori li rendiamo onnipotenti dando loro cento alibi, in modo da far ricadere la colpa anche sul magazziniere che non sistema bene le magliette ma mai sui diretti interessati. Quando cambieremo atteggiamento allora vedremo qualche segnale di crescita. Il caso del Napoli è lampante. Va a Torino e non sfigura, la Juventus non crea occasioni da gol come fosse il Barcellona dei tempi d'oro e se non le basta il minimo sforzo poco ci manca. Inutile parlare di teorie e scomodare paragoni storici. Se il Napoli in avanti non ha il finalizzatore non può pensare ad alcun obiettivo prestigioso da raggiungere. Le colpe sono di due fattori: la sfortuna e il mercato. Spieghiamoci. L'infortunio di Milik ha spiazzato Maurizio Sarri che - per il gioco che attua - ha subito l'infortunio peggiore che gli potesse capitare (certamente meglio nessuno), quello del suo attaccante di riferimento. Higuain lo scorso anno ha segnato caterve di gol perché è bravo ma anche perché il gioco di Sarri lo ha messo in condizione di tirare nello specchio della porta 300 volte. A Torino non è più così. Certo, appena la tocca la mette dentro ma non la tocca 300 volte. Possiamo parlare di filosofia e calcio non ne usciremo più. Il Napoli ha poco da rimproverarsi se ad ottobre si infortuna Milik. Il campo ha sentenziato che De Laurentiis e Giuntoli ci avevano visto giusto. In poche giornate ha fatto dimenticare Higuain ma quel maledetto infortunio ha condizionato la sua stagione e quella degli azzurri. Il Napoli deve essere bravo ed umile a dimenticarsi lo scudetto e a non perdere di vista il vero obiettivo stagionale: il secondo posto. Il terzo sarebbe già rischioso per la prossima stagione. Possiamo dire quel che vogliamo di Gabbiadini ma per Sarri non è e non sarà mai un top player. Un ragazzo così educato e silenzioso si tiene tutto dentro. Farà ancora qualche gol in azzurro ma non sarà mai devastante come un bomber che oggi serve a Sarri per risolvere i suoi guai. Contro la malasorte non puoi farci nulla ma sul mercato, con il senno del prima e con il senno del poi, non ci si sarebbe dovuti fermare al solo Milik. Non perché fosse richiesta la sfera di cristallo per prevedere l'infortunio dell'attaccante ma semplicemente perché poteva starci un ritardo nell'inserimento in un campionato nuovo e così difficile per un bomber che si trovava di fronte le difese italiane. Il Napoli, invece, ha avuto troppo il braccino corto e non ha preso un secondo attaccante che sarebbe servito alla luce della tripla competizione. A maggior ragione perché c'era la cassa piena dalla cessione dell'argentino, con quei soldi si sarebbero dovuti prendere due attaccanti e non uno solo e sarebbe stato opportuno anche valutare la cessione di Gabbiadini, vista la scarsa fiducia che il mister ripone in lui. Prendete la Juventus: può permettersi di far passare inosservata l'assenza di Dybala. In attacco c'è qualità ma ci sono anche i ricambi, consapevole che non c'è solo il campionato; anzi quest'anno c'è soprattutto la Champions League. La Juventus vincerà lo scudetto senza strafare. Dimenticatevi i record di punti di Conte e dimenticatevi anche le strisce positive consecutive. La Juve trionferà in anticipo, come purtroppo per il campionato accade da un po' di tempo, ma si potrà concedere anche il lusso di cadere e rialzarsi.

Basta guardare il rullino di marcia di questa stagione dove Allegri ha già perso due partite: Inter e Milan. Basta camminare e non correre per trionfare in serie A. Bruttissimo segnale per il nostro campionato. Allegri lo ha capito e riserva le energie principali per la competizione europea.
A Milano, sponda Inter, il tormentone De Boer rischia di diventare una barzelletta. Perde a Bergamo e lo esoneriamo, vince a 5 minuti dalla fine in casa con il Torino e lo teniamo. Poi blocchiamo Leonardo, forse no è meglio Blanc. Tante chiacchiere dettate dalla confusione societaria. Se De Boer è l'allenatore ideale per l'Inter non lo deve dire una partita a caso ma qualcuno che giudichi il suo lavoro settimanale. Quel qualcuno ha solo un nome e cognome: Piero Ausilio. Invece di queste vicenda si sente il parere di tutti, fatta eccezione dell'unica persona che è pagata per vedere tutti gli allenamenti dell'Inter. Parla Moratti, poi dice la sua Thohir che alla Pinetina si vede due volte al mese e poi c'è la voce del padrone che di nome fa Suning. Il discorso è molto chiaro. A Thohir e Suning dell'Inter e del calcio frega poco. Loro sono uomini di affari. E ben vengano con capitali freschi. Loro sono interessati a patrimonializzare, al reddito ma soprattutto agli interessi che ad oggi sono al 7.7%. Questa roba i tifosi, giustamente e per fortuna, non la capiscono. Ma come Suning non vuole vincere lo scudetto? Certo che sì ma il suo primo obiettivo è il tasso di interesse. Poi se Gabigol diventa Ronaldo e l'Inter vince la Champions acquisisce tutto valore e patrimonio. Perchè Thohir ha prima acquistato e poi venduto l'Inter? Domanda lecita, risposta scontata. 5 domande ad Ausilio vogliamo farle, semplici e senza polemica:
1) Direttore, Lei sostituirebbe De Boer? Se sì, con chi?
2) Quanta autonomia ha avuto in occasione del mercato estivo?
3) Come vive il ruolo ingombrante di Kia, nelle vesti di consulente?
4) Perché Gabigol non rientra nei piani di De Boer?
5) Ha mai pensato che la colpa non fosse di Stramaccioni, Mazzarri, Mancini e De Boer ma dei dirigenti?
Sicuramente Ausilio non avrà il tempo di rispondermi. Basterebbero anche solo 5 risposte di una riga e se è troppo impegnativo il compito chiederò al mio amico Scarpini di ricevere delle risposte da parte del Direttore e le terrò per me, senza mai pubblicarle. Parola d'onore.
In chiusura volevo fare la spia alla Procura Federale, ma i furbetti del quartierino non mi sono mai piaciuti; figuriamoci chi non rispetta le regole e infrange le leggi. Ricordate tutti che, due settimane fa, è arrivata la squalifica a vita a Pietro Leonardi per i fatti accaduti a Parma? Ricordate il Comunicato Stampa dove il Latina salutava e ringraziava Leonardi per il lavoro svolto ma da quel giorno avrebbe abbandonato la carica di Direttore Generale? Bene, come avevamo preannunciato, ci hanno preso per i fondelli. Il problema è che hanno preso in giro anche la Procura Federale. Abodi che, giustamente, tanto si interessa del caso Pisa dovrebbe intervenire anche su questa vicenda. Leonardi continua costantemente a seguire il Latina, guarda gli allenamenti, mangia con la squadra, segue la squadra anche in trasferta e continua regolarmente ad indossare i vestiti ufficiali del Latina. Tutto regolare? Aspettiamo che la squalifica gli venga consegnata a domicilio? Cara Procura Federale, Leonardi ti sta dicendo che non conti nulla e lui continuerà a restare al suo posto. W l'Italia!

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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