Milan, sul closing pesano i limiti della Cina sugli investimenti
Ancora un rinvio, ora è ufficiale. Il closing per la cessione del Milan ai cinesi è stato spostato al 3 marzo 2017, lo ha comunicato ieri Fininvest con una nota ufficiale congiunta con Sino Europe Sports. Una proroga che avrà effetti pure sul mercato perché ora toccherà a Galliani e Fassone condividere le scelte per qualsiasi movimento in entrata e in uscita, ma con un budget limitatissimo. Dalla Cina fanno sapere che questo ritardo nell'ottenimento delle autorizzazioni per il trasferimento del denaro è dovuto a una sorta di inasprimento dei controlli da parte del governo di Pechino, le autorità cinesi vogliono contenere i rischi derivanti da investimenti "irrazionali" all'estero, con l'intento di ridurre sensibilmente le fuoriuscite di capitali dal Paese. In una nota diramata lo scorso 29 novembre e rilanciata sempre da Xinhua lo State Administration of Foreign Exchange ha ribadito il proprio impegno nel contrastare l'attività di esportazione di capitali dalla Cina camuffata da investimenti all'estero.
Questo è uno dei tanti motivi del ritardo che ha inciso anche sul Milan e su questa lunghissima trattativa. Di interrogativi ce ne sono parecchi, a partite dalla lista degli investitori che non è stata mai svelata pubblicamente, mentre Fininvest dovrebbe conoscere chi vi partecipa, alla mancanza di denaro per affrontare la campagna acquisti invernale al punto da non sfruttare l'attuale annata positiva del Milan in campionato. Entro il giorno 12 dicembre però arriverà una nuova caparra da 100 milioni, (questa somma sarebbe su conti bancari al di fuori della Cina e non sarebbe soggetta alle procedure di verifica di Pechino) mentre il giorno dopo l'assemblea dei soci ci sarà ugualmente ma sarà solo un incontro formale perché non ci saranno modifiche nel Cda e nelle varie cariche istituzionali, Galliani e Barbara Berlusconi resteranno al loro posto fino al closing, mentre Fassone che rappresenta i cinesi, collaborerà con l'attuale amministratore.