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Lippi: "L'Italia agli Europei? Meglio partire a fari spenti"

di Tommaso Bonan
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© foto di Federico De Luca

Marcello Lippi è intervenuto quest'oggi ai microfoni di Radio Anch'io Lo Sport: "L'Europeo? Partire a fari spenti è sempre positivo. Dire che l'Italia non è favorita non vuol dire nulla. Quando partecipa a queste competizioni è sempre una potenziale vincitrice. L'Italia contro la Scozia? E' un momento in cui si sta lavorando atleticamente, non ci può essere brillantezza ma comunque le caratteristiche della squadra sono queste. Siamo una squadra veloce e aggressiva nel ripartire, soprattutto dopo gli infortuni di Marchisio e Verratti. Vedrete che come sempre l'Italia farà la sua parte con onore. In questi giorni si celebrano 10 anni dalla vittoria di Berlino e ci sono ancora dei giocatori che sono lì a sperare di vincere un altro trofeo, segno che qualche fuoriclasse c'è ancora. La differenza poi la farà lo spirito di gruppo che è ben presente nella squadra gestita da Conte. Poi è ovvio che ci siano delle differenze: nel 2006 io come ct sceglievo sul 65% di giocatori italiani, oggi Conte sul 35%, visti i tanti stranieri presenti. Come invertire questa tendenza? E' possibile solo se c'è la volontà dei presidenti. Legalmente non si può, c'è la libera circolazione dei lavoratori, e i calciatori sono lavoratori dipendenti, quindi possono giocare ovunque, ma basterebbe si mettessero d'accordo i presidenti, decidendo che d'ora in avanti prendono massimo 5 stranieri per squadra e gli altri in campo sono italiani. Lo so che è pura fantasia, ma è l'unica cosa possibile. Tutti dicono che ci sono troppi stranieri. Serve un patto d'onore. Conte è "costretto" a fare delle prove e delle verifiche visti gli infortuni dell'ultimo momento, quasi tutti a centrocampo. Dopo l'Europeo, poi, si dovrà cercare di ricostruire un gruppo di giocatori che prima di tutto dovrà qualificarsi per i prossimi Mondiali. Qualche jolly da questo gruppo? L'importante è confermare la compattezza del gruppo, poi ci sono giocatori che possono distinguersi, ma non voglio fare nomi. Il mio futuro? Ho sempre detto che mi piacerebbe ricoprire dei ruoli, escluso quello di allenatore.

Da quando sono nel calcio però non sono mai i giocatori o gli allenatori a comunicare le ufficialità. Sono le società o le Federazioni. Il successo del 2006? In realtà ci penso molto spesso, sono in contatto con quasi tutti i giocatori di quell'impresa. Tra l'altro molti giocano ancora con successo. Cannavaro? Ha cominciato a fare l'allenatore a Dubai, poi l'ho chiamato con me in Cina. Aveva cominciato a lavorare molto bene. E' destinato sicuramente a fare qualcosa di importante. Non so se in Federazione o in qualche club. Allegri e la Champions? Le prospettive sono buone perché la Juventus è in crescita continua. Sente di aver raggiunto una dimensione da "grande d'Europa" e questo mi fa ben sperare. Le milanesi? La bravura dei dirigenti farà sì che la ricostruzione avvenga nel migliore dei modi. Faccio fatica a pensare però che la Juve non riesca a vincere nei prossimi due o tre anni visto come stanno le rivali. Lapaduala è fortissimo ma ha bisogno delle verifiche nella massima categoria. Se assomiglia a Vialli? Faccio fatica a fare paragoni. L'unico che mi viene in mente è quello tra Dybala e Sivori. La finale di Champions? Sto sempre dalla parte di chi è meno forte e riesce ad essere comunque competitivo. Il verdetto tanto giusto non è stato".

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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