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Inzaghi a 360°: "Venezia grande occasione. Milan-Lazio? Vinca il migliore"

di Tommaso Maschio
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© foto di Luca Marchesini/TuttoLegaPro.com

Il tecnico del Venezia Filippo Inzaghi ospite della trasmissione Tiki Taka su Italia 1 ha parlato a tutto campo partendo dal Milan: "Tutti i giorni i tifosi del Milan mi ricordano quei due gol in finale di Champions. È bello rivederli, come è bello rivedere tutti quelli che ho segnato, e mi mette un po' di malinconia perché non è mai semplice lasciare il calcio giocato. Per fortuna faccio un lavoro che mi permette di restare a contatto con questo sport".

Su Higuain
"I grandi attaccanti giocano sempre, se un allenatore ha un grande centravanti lo fa giocare. Il falso nueve, che andava di moda qualche tempo fa, era un modo per nascondere il fatto di non avere un centravanti vero, ma se un tecnico ce l'ha lo fa giocare senza starci a pensare troppo. Almeno io la penso così. L'altro giorno è rimasto in panchina, ma al suo posto c'era Mandzukic che è un grandissimo attaccante. Mi piace molto, a Napoli tutti giocavano per lui e questo poteva avvantaggiarlo. Ora vediamo cosa farà alla Juventus dove deve dimostrare il suo valore. Per me è il centravanti più forte d'Italia".

Sulla scelta di Allegri
"Da quando faccio l'allenatore capisco che bisogna vivere la squadra giorno per giorno. Se Allegri ha fatto questa scelta è perché l'ha visto stanco o magari solo perché vuole far sentire tutti importanti. Entrare nelle scelte tecniche di un collega non è facile e mi sento a disagio, avrà avuto le sue buone ragioni. Io a Venezia, per esempio, avendo avuto tre gare in una settimana ho ruotato diversi giocatori perché voglio che tutta la rosa si senta responsabilizzata e sia sempre sulla corda".

Su Icardi
"E' migliorato nella continuità nella partita, lo scorso anno mi sembrava più discontinuo. Ha messo in difficoltà la difesa della Juventus anche fisicamente. È giovane, ma sulla strada giusta per diventare un grandissimo attaccante".

Su Milik e Gabbiadini
"Non lo conoscevo benissimo, ha una grande fisicità unita a un'ottima velocità d'esecuzione, in più attacca bene la profondità. Il Napoli ha fatto un ottimo acquisto, con lui e Gabbiadini gli azzurri possono sostituire Higuain, che resta insostituibile. Credo che senza l'argentino segneranno più gol tutti gli altri attaccanti da Callejon e Insigne. Gabbiadini? Deve stare tranquillo, ha la fiducia di società e mister. Deve lavorare come sempre con serietà perché i sacrifici pagano sempre".

Su Dzeko
"Mi piace per come si muove, anche se gli manca sempre l'attimo giusto. Secondo me deve continuare così seguendo un allenatore bravo come Spalletti. Deve stare tranquillo perché se ti crei tante occasione prima o poi ti sblocchi".

Su Totti
"Sono un po' geloso perché io ho giocato fino a 39. A parte gli scherzi Francesco stupisce perché fa sempre la differenza quando entra. Io gli auguro di continuare così e di andare avanti finché se la sente e pensa di essere competitivo. Io ho lasciato nel momento in cui ero ancora decisivo, ho lasciato nel migliore dei modi e mi auguro che Francesco possa fare altrettanto".

Sul campionato di Serie A
"La Juventus è la più forte anche se ha molta pressione addosso proprio per questo. Non è partita come al solito, ma non credo ci sia partita per la vittoria finale".

Sul suo addio
"Io non avevo capito che era il momento di lasciare, ci ho riflettuto qualche mese dopo l'ultima partita a San Siro. Non pensavo che potesse essere l'ultima mia da calciatore, ma pensando a quanto avevo fatto e vinto e all'offerta del Milan di iniziare subito ad allenare ho fatto questa scelta. I due anni nel settore giovanili mi resteranno sempre nel cuore".

Su Milan-Lazio
Vengono entrambe da una vittoria, me la godrò in tv visto che non posso andare allo stadio. Domani mi godo la partita e che vinca il migliore. Da un lato c'è mio fratello che adoro e considero un grande allenatore e dall'altra c'è una società dove ho lasciato un pezzo di cuore e tanti amici".

Sulla sua carriera
"Io giocavo a calcio perché mi divertivo. Giocavo dopo la scuola, nei campi, all'oratorio e piano piano ho capito che avevo buone possibilità di fare una carriera importante. Non è stato semplice lasciare casa, ma per giocare a calcio lo facevo con felicità e alla fine sono arrivato dove sono arrivato. Atalanta è stata una grandissima soddisfazione vincere la classifica dei cannonieri, visto che sono stato il primo e l'unico a farlo lì. Juventus? Sono stato molto bene, abbiamo vinto tante cose, fatto una finale di Champions. Sono felice di aver lasciato un bel ricordo a Torino anche fra i tifosi. Il Milan mi ha poi corteggiato tantissimo e ho scelto di sposare quella causa vincendo tantissimo anche lì, ma non è che alla Juventus sia andata male. Ho giocato tre finale di Champions, vincendone due e mi è andata anche bene. Quella del 2003 fu fantastica, mi viene il magone a pensare che incontrammo Inter e Juventus in semifinale e finale, vedendo quanto accade ora in Europa".

Su Simone Inzaghi
"Ci sentiamo sempre, io seguo i suoi allenamenti in tv. È un ragazzo intelligente e molto preparato. Ci confrontiamo spesso su tutto perché viviamo di calcio da quando siamo nati e siamo stati fortunati perché da 30 anni facciamo parte di questo mondo e speriamo di restarci ancora a lungo".

Sul Venezia
"Noi marchiamo a zona, ma non c'è una marcatura che ti dà sicurezza di prendere mai gol. Io uno una zona mista con cinque uomini e così ho preso qualche gol in meno. Prima giocavamo 4-3-3, ora uso due attaccanti e uno deve restare sempre in area anche perché, visto come giocavo io, non posso dirgli di tornare troppo indietro. Essere qui per me è un'occasione, non un passo indietro. Ho capito che qui c'era grande fiducia in me, che mi permettesse di lavorare in serenità trasmettendo il mio calcio ai giocatori. Sento grande affetto nei miei confronti e possiamo toglierci delle soddisfazioni. Siamo una squadra nuova e andare in Serie B non sarà facile, ma lo spirito che mettiamo in campo mi lascia sereno e tranquillo".

Sull'esperienza da allenatore al Milan
"Tutte le esperienze fortificano e ti fanno crescere, ma voglio guardare solo avanti. L'allenatore ha sempre da imparare, anche a 60 anni. L'importante è avere delle idee e portare avanti il proprio lavoro con serietà".

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