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Inter, GL Rossi: "Tre punti nelle prossime tre gare...malgrado Mancini"

di Redazione TMW
Fonte: Gianlucarossi.it
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Qualcuno è ancora convinto che questa Inter, tanto più in involuzione psico-fisica come oggi, se la possa ancora giocare con questa Juve, a sua volta nel suo miglior momento di condizione? Già quand'eravamo in vetta, avevo svegliato qualcuno dai sogni di gloria, perché la realtà è che le grandi squadre si costruiscono nel tempo, non si improvvisano cambiando ogni anno allenatore e di conseguenza progetto tecnico. Si può pure cambiare l'allenatore a volte, ma deve esserci già una base di squadra consolidata, vedi Juve e Napoli. Mercoledí sera a Torino si è visto perfettamente e, aggiungerei, drammaticamente, l'impari confronto tra una squadra che domina da anni e un'altra appena costruita e che, non per la partita in sé, ma per le ultime partitacce in campionato contro avversari ampiamente alla portata, pare essersi persa. Il 3-0 per i bianconeri è ineccepibile e poteva persino mettersi in salita già in avvio per un intervento scomposto in area nerazzurra di Medel. Era rigore. In salita si è messa comunque già prima dell'intervallo, quando Murillo ha comunque urtato Cuadrado in area. Solo Jovetic, drammaticamente non pervenuto ha avuto la facile palla per avere almeno la speranza di giocarsela al ritorno, ma ormai qui non la mette dentro più nessuno, anche nelle situazioni più semplici. E Icardi doveva essere messo prima per tentare almeno mezz'ora piena di arrembaggio, diciamo così.
Ora testa al derby, che adesso nei più paurosi incute un timore, dati alla mano, perfino esagerato, ma è normale dopo una scoppola del genere. Che resti condizionato il popolo nerazzurro non mi preoccupa, il popolo non va in campo. L'importante è che non ne restino condizionati i calciatori che devono pensare che, classifica alla mano, il derby è una gara alla nostra portata. La Juve e tra poco temo anche il Napoli, anche se ancora non si vede e se non cominciano a volare con la fantasia anche dalle parti del Vesuvio, hanno già cominciato la loro stagione a parte. Ad agitare prima del derby non è e non dev'essere quindi la partita con la Juventus, perché decisamente poco equilibrata di questi tempi, ma tutte quelle precedenti da almeno un mese a questa parte: Lazio, Empoli, Atalanta, Sassuolo, Carpi. 5 gare non proibitive risolte con appena 5 punti e segnate da tanti, troppi errori. Errori in campo, perché in campo ci vanno i giocatori, sempre così coccolati all'Inter finché poi non stufano e accade abbastanza presto rispetto all'allenatore. A qualsiasi allenatore. Per molti di coloro che scrivono chiedere stabilità tecnica dopo anni di inutili ribaltoni vuol dire difendere a spada tratta Mancini. Io non difendo Mancini, tanto per difenderlo. Difendo il buon senso. Il buon senso di non buttare tutto alle ortiche come al solito dopo un mese così brutto. Mancini sbaglia, ci mette del suo e questo è innegabile. Ma nessun allenatore può puntare dritto allo scudetto se non trova una base consolidata negli anni. Qui si erano create aspettative francamente assurde per quella che era la situazione di una squadra completamente rinnovata. Checché se ne dica, una base consolidata c'era anche nella Juve all'arrivo di Conte.

Qui non c'è e non ci sarà mai, se si continua a ribaltare tutto. Ora fa tutto schifo: Miranda da miglior centrale d'Europa è diventato improvvisamente un incapace, Murillo peggio ancora. Eppure poco tempo fa mi chiedevano se il Real Madrid fosse davvero disposto a spendere 25 milioni per il colombiano, mentre io ridevo a crepapelle. Murillo è giovane e deve ancora crescere parecchio, così come Kondogbia e altri ancora. So che vi infastidisce, ma è così. Che qualcuno sia andato completamente fuori di testa l'ho capito quando mi hanno chiesto se in fondo non era il caso di tenersi Hernanes e Ranocchia: non per la domanda in sé, ma ricordando tutto quello che si è detto sui due fino a poche ore fa. Purtroppo ho un'amara considerazione: una volta l'Inter non era per tutti, l'Inter era un élite tra le tifoserie. Erano più gli altri. Gli anni di Ronaldo, per quel che ha significato nel calcio, del primo Mancini e di Mourinho ci hanno portato milioni di tifosi, dei quali forse avrei fatto a meno. Ai tempi dell'Avvocato Prisco, ricordo che ne parlava spesso proprio con lui, il tifoso simbolo dell'Inter era certamente bauscione e un po' criticone, ma non certo quello capace di chiedere la testa perfino di Mourinho dopo Inter-Bari 1-1 o di Zanetti e Cambiasso, perché visti come i capi del cosiddetto clan dell'asado, che poi che cazzo fosse 'sto benedetto clan dell'asado non ha mai saputo spiegarlo nessuno. E quello che fa specie e che appena ognuno è andato via, i primi a rimpiangerlo sono stati proprio quelli che ne chiedevano la testa, più che altro per rompere l'anima a chi era appena arrivato.
Sto andando lontano, lo so, il più lontano possibile da una partitaccia come quella con la Juventus, ma non l'ho patita particolarmente, perché quando vedo che uno è di gran lunga più forte, per la legge dello sport, io è difficile che ci resti male.
E poi, da milanese e prischiano, ho sempre più tenuto al derby. E se dovessi perdere questo, questo che sta per arrivare, allora si che mi girerebbero...
Nello specifico, sulla partita, francamente cosa potrei dirvi? Non salvo nessuno, nemmeno Handanovic: sullo 0-3 ed in inferiorità numerica è uscito dal campo anzitempo pure lui, prendendo gol in mezzo alle gambe da Dybala. Contavo sul rientro di Melo, almeno per la sua capacità di metterci più palle degli altri e l'ho visto fare l'assist a Morata per il suo secondo gol. Brozovic sta giocando male, ma sempre meglio di Jovetic, il che è tutto dire E non credo che sia colpa di Mancini il suo incredibile liscio in girata che avrebbe potuto, forse solo teoricamente, riaprire i giochi. E Jo-Jo nel primo tempo un altro liscio l'aveva fatto di testa. Mancini è invece colpevole nel tardivo inserimento di Icardi. Sul gioco era colpevole anche quando si vinceva e quindi non fa più notizia. Ora, torno a dire, testa al derby: se si perde, allora è crisi vera. Ma se si vince non basta: tra Milan, Chievo e Verona servono almeno nove punti per restare in alto. Malgrado Mancini.

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