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Vive la France - La pretattica di De Rossi e la spocchia di chi vince prima

di Andrea Losapio
Reportage dai luoghi dell'Europeo, dall'inviato
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Bordeaux è la capitale del vino. Quello rosso, fermo, con un festival che è durato dal 26 giugno al 29, proprio quando si giocavano gli ottavi di finale. Partite che al Matmut Atlantique - nome che non piace agli abitanti della città della Garonna - non si sono disputate, probabilmente proprio per questa sovrapposizione. Coincidenze a parte l'impianto è meraviglioso, seppur un po' distante dal cuore pulsante, nonché giovane, di una città davvero a misura d'uomo, molto differente da Montpellier o Marsiglia, così come da Lione, Parigi o Lilla. Bordeaux ha grande raffinatezza e quella tranquillità di una vita che scorre tranquilla.

Tutto il contrario di quello che succederà domani sera. Perché per l'Italia è questione di vita o di morte - l'Italia chiamò - per la Germania ancor di più. Perché i toni della contesa li hanno alzati loro, sebbene in conferenza stampa abbiano provato ad abbassare il volume, senza riuscirci granché. La sensazione è che stiano pensando più a come festeggiare successivamente, con la fine di un incubo che li accompagna dalla notte dei tempi, che a vincere sul serio. Perché, ed è indubbio, questa volta i favoriti assoluti sono loro. Certo, si può aggiungere come lo fossero anche quattro anni fa, ma non erano assoluti poiché la differenza fra le due squadre non era così palpabile. E dieci anni fa forse eravamo più forti noi, ma loro giocavano in casa, pur essendo alla fine di un ciclo: la loro costanza nel centrare semifinali e finali è invidiabile. È dal 2004 che ci arrivano sempre, lì si fermarono ai gironi contro l'Olanda e la Repubblica Ceca. Poi bisogna tornare indietro fino agli ottavi di finale di USA 94. Insomma, la spocchia di chi vince prima è complicata da togliere, anche perché - effettivamente - hanno un ruolino di marcia decisamente impressionante. Noi non vinciamo un Europeo dal 1968, loro dal 96, quando ci eliminarono con la parata di Kopke su Zola. Forse sarebbe il caso di rendergli la pariglia.

Peraltro l'idea che su De Rossi sia stata pretattica, fin dall'inizio, è difficile da scacciare. Difficile ma non impossibile, poi sempre a parte - ma lavorante e parecchio - fino all'inserimento in prima squadra nel giorno prima, ben lontano dagli occhi dei giornalisti presente. Ora le condizioni discrete ma, sempre per pretattica, gioca solo chi sarà recuperato al 120%. Impossibile lo sia De Rossi, ma è possibile - anzi, praticamente certo - che se riuscisse a correre verrebbe impiegato. D'altro canto è una sfida che non ha domani.

C'è però una corrente che vuole che l'Italia passi. L'arbitro Kassai è certamente difficile per i nostri colori, lo si è già visto con la Svezia, dove ha arbitrato con personalità ma con qualche sbavatura qui e là. Si gioca un posto per la finale e vorrà fare bene, ma è un direttore di gara poco incline a perdonare granché. La prestazione dovrà essere solida, come quattro anni fa. Intanto c'è una corrente, fra i francesi, che ci vorrebbe in semifinale. Non perché ci amino particolarmente, ma perché è una rivincita dopo il 2006: ce ne abbiamo almeno un'altra, noi, viene da rispondere. Quella del 2006 valeva per il 1998, ma c'è ancora quel gol di Wiltord nel 2000...

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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