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Higuain lucida follia: serviva un colpo non da Juve per la definitiva consacrazione. Napoli, Icardi a tutti i costi ma chiudi in fretta per evitare l'ennesima beffa. Mancini, basta frignare: è lui a dover dare garanzie alla società, non viceversa

di Raimondo De Magistris
Nato a Napoli il 10/03/88, laureato in Filosofia e Comunicazione presso l'Università Orientale di Napoli. Lavora per Tuttomercatoweb.com dal 2008, è il vice direttore dal 2012
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Novanta milioni di euro per un centravanti classe '87. Quasi tutto il budget in arrivo da Manchester per Pogba dirottato a Napoli per comperare un cartellino che, se tutto va bene, verrà ammortato nel prossimo quinquennio. C'è poco della pianificazione mostrata da Agnelli e Marotta in questi anni nell'acquisto del centravanti della nazionale argentina Gonzalo Higuain. C'è la volontà di indebolire l'unica squadra che nell'ultima stagione, proprio grazie ai 36 gol del Pipita, ha creato qualche ostacolo tra i bianconeri e il quinto Scudetto consecutivo, ma anche il desiderio di competere con le big europee ad armi pari. Senza rincorrere club più facoltosi che, grazie all'ottimo lavoro societario, anche in termini di fatturato sono più vicini dopo l'ultimo biennio.
Che la Juve mettesse le mani nella sua cassaforte per rinforzare l'attacco questa estate era operazione scontata. Magari altri 30-40 milioni per acquistare definitivamente Alvaro Morata dal Real Madrid, o qualcosa in più per prelevare Romelu Lukaku dall'Everton. Giocatori fortissimi adesso, ma potenzialmente campioni affermati solo nel giro di un paio d'anni. Una follia, se follia doveva essere, sembrava potesse esserci solo per Edinson Cavani, giocatore che ha comunque una valutazione più bassa rispetto ai 90 milioni di euro sganciati per Gonzalo Higuain. La Juventus questa volta s'è spinta un po' più in là: vuole vincere tutto e subito e ha acquistato un campione già affermato. Senza pensare a quale era il suo reale valore e a quanto potrà essere eventualmente ceduto tra tre-quattro anni. Ha una forza tale che può permettersi un grande acquisto sopra le righe e, con il Pipita, ha adesso un grande bomber all'altezza di Luis Suarez, Robert Lewandowski o Sergio Aguero.

Discorso diametralmente opposto in casa Napoli. L'umore dei tifosi dopo il tradimento che s'è consumato nell'ultima settimana è pessimo. Ce l'hanno col traditore, con quel Pipita che non ha nemmeno salutato prima di sbarcare all'aeroporto di Torino-Caselle, ma anche con chi non ha impedito il tradimento. Con una proprietà che ha il demerito di non aver previsto un divorzio nell'aria da tempo a prescindere dalla destinazione finale.
Adesso, si attende una reazione veemente. Trasformare un momento di difficoltà in una opportunità non è solo un obbligo, ma è anche l'unica strada possibile per restare ad alti livelli perché questo Napoli - che non ha il merchandising, le strutture e l'organizzazione societaria della Juventus - dipende esclusivamente dai proventi dei diritti tv e dalle grandi plusvalenze. E' stato così negli ultimi anni per Lavezzi e Cavani, è così adesso per Higuain.
Non è un caso se De Laurentiis nel passato recente abbia costruito il suo Napoli migliore dopo la partenza del Matador, un addio doloroso che permise al club di inserire in rosa Higuain, Mertens, Callejon, Reina e Albiol. Ora la situazione è piuttosto simile e, con una Champions alle porte, serve investire 90 e più milioni di euro per dare a Sarri quei rinforzi necessari per ripartire dopo il tradimento.
Arkadiusz Milik è sicuramente un ottimo innesto. Mancino naturale, vede la porta e partecipa alla manovra. All'ultimo Europeo ha oscurato la stella di Robert Lewandowski, ma pensare che possa essere lui l'erede di Higuain vuol dire accettare un paio d'anni di ridimensionamento. A Napoli molti, moltissimi tifosi spingono per la conferma di Manolo Gabbiadini col centravanti polacco, ma anche lui non ha mai mostrato la personalità giusta per imporsi da titolare in questa squadra. La media gol mostrata dal bomber classe '91 è certamente elevatissima, ma bisogna analizzare in quali circostanze ha segnato e quanti dei gol realizzati sono stati realmente decisivi.
Discorso diverso per Mauro Icardi: altra tempra, altre prospettive. Un prototipo di campione che ha una marcia in più rispetto al pur forte Gabbiadini. Il Napoli deve chiudere in fretta, valutarlo 60-65 milioni di euro è chiaramente una follia, ma anche i 90 milioni di euro spesi per Higuain lo sono stati e De Laurentiis, adesso, ha la disponibilità economica per prendere Maurito, un grande centrocampista (perché non chiudere Herrera?) e un laterale di difesa come Darmian. Anche in considerazione del fatto che altri 25 milioni di euro arriveranno proprio dalla cessione di Gabbiadini.
I piccoli rilanci (adesso siamo a 52 mln più bonus) stanno solo permettendo all'Inter di entrare nell'ordine di idee di pareggiare la proposta fatta dal Napoli a Icardi. Serve, se davvero De Laurentiis crede nell'argentino, presentare in tempi rapidissimi un'offerta irrinunciabile e chiudere il discorso. Altrimenti i tifosi del Napoli si preparino a un'altra, l'ennesima, beffa di questa rovente estate.

Da quando è tornato all'Inter, nel novembre 2014, Roberto Mancini ha dettato legge nel mercato nerazzurro come nessun altro allenatore di Serie A. Shaqiri, Podolski, Kondogbia, Jovetic, Perisic, Felipe Melo, Alex Telles, Miranda ed Eder sono tutti giocatori espressamente richiesti dal manager di Jesi. Non tutte le sue richieste negli ultimi 20 mesi sono state esaudite (Yaya Tourè, ad esempio...), ma è stato accontentato come pochi altri tecnici grazie al magistrale lavoro del ds Ausilio.
Su richiesta di Mancini sono sbarcati ad Appiano Gentile tanti ottimi giocatori che non sono bastati per entrare tra le prime tre. Nonostante l'ottimo inizio, la squadra nerazzurra ha chiuso la Serie A 2015/16 al quarto posto, un piazzamento deludente visti i propositi di inizio stagione.
Un risultato non all'altezza che non ha comunque scoraggiato la società, brava a rinforzare l'undici titolare nelle ultime settimane: Ansaldi nell'ultima stagione è stato uno dei migliori laterali destri della Serie A, Ever Banega è stato tra i migliori centrocampisti in Europa nell'ultima stagione ed è proprio il tipo di centrocampista che serviva a una mediana con tanti centimetri e poche idee, mentre Candreva è l'ala destra ideale per un 4-2-3-1 decisamente competitivo, all'altezza di Napoli e Roma. Probabilmente superiore.
Questa Inter, rosa alla mano, ha davvero un'ottima squadra, eppure tutto questo a Mancini non basta. Richieste su richieste, continue minacce di dimissioni (al di là delle dichiarazioni ufficiali) che hanno giustamente spazientito la nuova proprietà. Così la corda rischia di spezzarsi in tempi rapidissimi e la colpa, in caso di divorzio, sarebbe quasi esclusivamente da additare all'allenatore, a un Mancini che in 20 mesi ha chiesto tanto e dato poco. Pochissimo.

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