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GL Rossi: "La sconfitta é anche culturale"

di Redazione TMW
Fonte: Gianlucarossi.it
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La Juve è uscita a testa altissima dal confronto col Bayern. Come del resto l'anno scorso nella finale col Barcellona. A tal punto che uno spiritosone ha scritto che le zebre bianconere son diventate giraffe.
Il problema non è il campo, dove la Juventus fa quasi sempre il suo e anche di più contro squadre molto più forti e ulteriormente fortificate da fatturati inimmaginabili per le nostre. Il problema avviene dopo, quando si cerca di capire quello che è successo. E' vero che gli arbitri delle due sfide col Bayern hanno commesso qualche errore, ma anche i tedeschi se si mettessero lì per ore troverebbero qualcosa da rinfacciarci, e solo un provincialissimo Marotta può farsi ridere dietro dal mondo intero chiedendo tutela dagli arbitri (?) e non spiegando perché i suoi si sono mangiati il gol della qualificazione in almeno tre occasioni o perché Allegri abbia commesso l'errore di togliere l'efficacissimo Morata per Manzukic che non stava in piedi. E dal canto suo, Guardiola, anziché spiegare perché il suo Bayern abbia preso ben 4 gol, ha avuto buon gioco a prenderci per il culo dopo aver letto sui giornali italiani che la partita d'andata l'aveva arbitrata lui. Ma vi sembra possibile che in Italia ogni partita venga spiegata solo con l'arbitro? Noi giornalisti, ve lo garantisco, annusiamo l'aria e sappiamo quello che il popolo vuole dai media. Se voleste la tattica, vi garantisco che saremmo tutti già tornati a Coverciano da un bel pezzo. A voi in realtà piace coprire le magagne con il più facile dei fattori esterni: l'arbitro. Qui da noi, se la squadra del cuore vince, c'è sempre il rivale che dice che lo ha fatto grazie all'arbitro, se poi perde la sua di squadra, ha ovviamente perso per colpa dell'arbitro. Sono i talebani del tifo, di ogni colore, da abbattere senza pietà.
Solo noi italiani non sappiamo accettare che l'arbitro non è un notaio, ma un 'giudice' con una certa discrezionalità nelle sue decisioni, erede del latino 'arbiter'. Tutti accettano il ruolo dell'arbitro, noi italiani no.

E già so che non lo accetteremo nemmeno con la moviola in campo. Quest'anno quattro squadre hanno recentemente lasciato l'Europa: ognuna ha avuto da dire dell'arbitro. Magari con qualche ragione, ma a furia di frignare per tutto, all'estero non ci prendono più sul serio. Da qualche tempo siamo addirittura al paradosso: pur potendo contare su un designatore europeo di nazionalità italiana, Collina, ci lamentiamo ancor di più per stupide dietrologie, come se a Collina per primo non facesse comodo un calcio italiano forte in Europa. Le stronzate su Collina che sento qui, All'estero manco le pensano. Loro pensano a giocare. Così ecco che ai quarti di Champions troviamo tre squadre spagnole, due tedesche, un'inglese e una francese, oltre alla classica outsider, che quest'anno è portoghese. Per come stanno le gerarchie economiche del calcio europeo è poi tanto strano? Inglesi, spagnoli, tedeschi e il francese PSG fatturano e spendono cifre inimmaginabili per il nostro calcio. Noi viviamo per l'arbitro sempre e comunque: interisti, milanisti, juventini, italiani tutti. Io mi sento profondamente italiano nell'animo, direi un patriota, altrimenti da Ufficiale Riservista non accetterei con entusiasmo i brevi richiami in servizio, come quello di questi giorni. Ma di mestiere faccio il critico e non posso ignorare l'infima cultura calcistica italiana. Gli altri spendono, vincono e si divertono pure giocando a Natale o a Capodanno. Noi no, ma ovviamente è colpa dell'arbitro.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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