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Fiorentina, Bucchioni: "Pugno duro di ADV, i dubbi su Sousa e un futuro da scrivere"

di Redazione TMW
Fonte: Enzo Bucchioni
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© foto di Federico De Luca

Non mi piace l'aria che c'è dentro la Fiorentina. Non mi è piaciuto l'atteggiamento durante e dopo la gara con il Verona, ma neppure quello con il Frosinone. Due partite con le ultime della classifica dovevano fruttare sei punti e invece ne hanno portati appena due, ma nessuno alza la voce, nessuno scuote l'ambiente, tutto fila via come se fosse una cosa normale. Ineluttabile. Per me che mastico calcio da una quarantina d'anni e ne ho viste di tutti i colori, è qualcosa di incredibile e di inaccettabile.

Sentire Sousa che parla della Roma e dice che la distanza è diventata preoccupante e forse incolmabile, ascoltare uno dei leader (o presunti tali) come Borja Valero che ammette di non aver mai pensato alla Champions, sono colpi mortali all'autostima del gruppo, alle ambizioni, a tutto un lavoro fatto durante una stagione che ha pur regalato dei picchi assoluto e sei giornate in testa alla classifica. Era un sogno? Ci siamo sbagliati?

Non credo. Questa squadra è sempre la stessa e siccome ha fatto un girone d'andata straordinario, un ritorno al piccolo trotto, da squadra normalissima è sorprendente. I periodi di calo sono normali. La flessione era prevedibile. Chi pensava allo scudetto (anche se era logico provarci) era fuoristrada, ma vedere una Fiorentina come quella di domenica che gioca con sufficienza, che fa dell'accademia, che non ha rabbia o furore agonistico, che si lamenta per qualche calcio dato da chi deve salvarsi, è decisamente fuori luogo.

In un momento come questo dovrebbe intervenire direttamente la proprietà per sentire il polso del gruppo e rimettere a fuoco un obiettivo ancora possibile. Alla fine mancano otto partite, il calendario della Fiorentina è decisamente meno difficile di quello della Roma, ma anche di quello dell'Inter, credere in una possibile rimonta non è soltanto un dovere, ma un obbligo.

Se fossi il presidente della Fiorentina oggi mi sarei precipitato a Firenze per guardare negli occhi uno a uno tutti i giocatori e l'allenatore, per ricordare loro che lo stipendio lo ricevono regolarmente ogni fine mese (non tutte le squadre, anzi poche, lo pagano) e pareggiare con Verona e Frosinone può anche succedere, ma con uno spirito diverso. Il grido delle curve dovrebbe diventare una parola d'ordine per tutti.

E se in questo gruppo non ci sono leader in grado di trascinare i compagni, sarà più che logico a fine stagione tirare le somme e prendere i dovuti provvedimenti. Lo ripeto, a questo allenatore e a questa squadra dobbiamo essere grati e dobbiamo fare i complimenti per il gioco che hanno espresso, ma con la stessa decisione dobbiamo ricordare che il campionato dura almeno nove mesi e non tre o quattro. E non è la prima stagione che succede questo crollo improvviso. Si può anche perdere, si può anche pareggiare, ma servono uno spirito e un atteggiamento diversi.

Andare a Roma in treno il giorno della partita, senza ritiro, concedere troppi riposi (tre la settimana dopo Roma, tre questa), mi sembrano premi eccessivi in un momento nel quale sarebbe invece giusto fare l'ultimo sforzo per provarci fino in fondo. Forse vedo un calcio antico, oggi ci sono altri sistemi, ma una cosa è certa: il mondo del pallone non è un posto democratico. Chi comanda e chi paga deve essere sempre presente, deve far sentire il fiato sul collo al gruppo soprattutto nei momenti difficili.

Mi sembra che tutto questo alla Fiorentina non succeda e a giudicare dalle dichiarazioni fatte in questi giorni e dai comportamenti in campo, invece un intervento di chi investe sarebbe necessario. Adv non può più limitarsi alla visitina del venerdì e del sabato prima delle partite, nei momenti decisivi deve esserci. Anche senza parlare, solo per osservare chi lavora. I manager sono importanti, ma i giocatori sanno benissimo come vanno le cose.

Qualche interrogativo ci sarà poi da porselo anche sul carattere di questo gruppo che non mi sembra fatto da guerrieri. Anche l'anno scorso è successa più o meno la stessa cosa. E non diamo la colpa al mercato. E' vero che a gennaio andava fatto qualcosa di più e di meglio, è vero che manca un difensore da agosto, che sono state perse occasioni importanti, ma per battere il Verona e il Frosinone bastava ampiamente il gruppo oggi a disposizione di Sousa.

Anche DDV che si mantiene lontano dalla Fiorentina, non è felice per quello che sta accadendo. Il contrario. Da gennaio quando le parole di Sousa hanno turbato l'ambiente viola, ha preso le distanze. Sulla panchina, è noto, avrebbe voluto Donadoni e non Sousa, le sue perplessità prima o poi finiranno per sfociare in decisioni importanti. Basta aspettare.

Tutto è bloccato, però, in attesa di questo finale che potrebbe ancora dare un senso a una stagione fra alti e bassi. La conquista dell'Europa League sarebbe comunque un buon traguardo, ma visto come sono andate le cose e come sarebbero potute andare, l'amarezza comunque resta e resterà.

Quindi ora più che mai è il momento di stare ancora uniti e di crederci. Questo deve urlare la proprietà al tecnico e ai giocatori. Questo deve capire la città. I tifosi lo sanno e sono pronti ad affrontare otto partite come otto finali, tutti vogliono continuare a lottare, speriamo lo capisca anche la squadra.

I processi andranno fatti solo alla fine, si sa che i risultati nel calcio fanno cambiare opinione, ma scegliere giocatori più tosti dovrebbe essere già un obiettivo per il futuro. E troppi prestiti indeboliscono il gruppo, di questa stagione i giocatori cominciano a pensare più al loro futuro che alla squadra dove sono parcheggiati. Insomma, una serie di cose sulle quali sarà logico riflettere per cambiare in meglio.

Ma i piani di lavoro dovrebbero già essere pronti oggi, tra un mese forse sarà troppo tardi per decidere chi vendere, chi comprare, se tenere l'allenatore, se cambiare la guida tecnica della società. Questo strano immobilismo e fatalismo, questa assenza della proprietà e questo silenzio nel momento decisivo è sicuramente assordante. E strano. Che succede?

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