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Fiore su Immobile: "Mi aspettavo un ottimo impatto in biancoceleste"

di Chiara Biondini
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© foto di Federico Gaetano

Tra i centrocampisti più talentuosi dei primi anni duemila, Stefano Fiore è rimasto vicino col cuore e con la mente alle vicende del mondo Lazio, e sugli 88.100 di Elleradio ha parlato del momento vissuto dai biancocelesti.

A tratti a Udine la Lazio ha ricordato la banda Mancini della quale Fiore è stato protagonista: "Sicuramente la Lazio è tornata a brillare e a giocare in un determinato modo. E' stato bravo Inzaghi a capire che questa squadra ha nelle sue potenzialità delle qualità importanti, che vengono fuori solo se si mette in campo un certo tipo di squadra. I giocatori offensivi devono essere liberi di esprimersi. Tutti gli undici in campo hanno affrontato la sfida nella maniera giusta, concentrati e in modo diverso rispetto alle precedenti partite. Se la Lazio continua su questa strada può togliersi ottime soddisfazioni".

Il tridente offensivo è indispensabile? "I giocatori d'attacco della Lazio sono quelli di maggior spessore e qualità. Quando viene a mancare un giocatore d'ordine come Biglia si può schierare un centrocampo più muscolare, capace di liberare la fantasia del tridente. Con l'argentino in campo forse gli attaccanti devono sacrificarsi un po' di più, ma non si può rinunciare al momento a Keita, Felipe Anderson e Immobile".

Dopo Stam, è arrivato alla Lazio un altro olandese decisivo per la difesa come De Vrij: "Contrariamente agli attuali difensori olandesi, è capace di avere delle letture tattiche differenti che lo portano ad essere il miglior difensore olandese contemporaneo, ma probabilmente uno dei migliori in assoluto anche dell'intero panorama europeo. Senza di lui la differenza nella Lazio si vede. E' stato bravo ad imparare molto in Italia e a crescere esponenzialmente a partire dal lavoro svolto nella prima stagione con Pioli. Sta tornando a livelli molto alti dopo un infortunio che non è stato uno scherzo. La Lazio ha tra le mani un giocatore straordinario e deve preservare questo patrimonio da assalti sul mercato, perché oggi trovare difensori di questo livello è molto complicato".

Conoscendo Inzaghi, può far bene a lungo termine alla Lazio? "Io penso di sì, si tratta di un tecnico molto giovane. Va sostenuto ed aiutato, ma ha dimostrato di essere sulla buona strada, di essere intelligente e meticoloso e di non lasciare nulla al caso. Si è ritrovato a fare l'allenatore della Lazio per una serie di circostanze e non è stato facile prendere in mano il timone di una barca che sembrava essere assegnato in estate ogni settimana a un allenatore diverso. Ha il vantaggio di conoscere molto bene l'ambiente e i giocatori della rosa, un fattore importante per lavorare bene. Il gioco inizialmente non è stato esaltante, ma si sta rivelando abile nel correggere la rotta e i risultati si stanno vedendo".

Il centrocampo può essere il punto di forza della Lazio? "Sì a patto che un po' tutti migliorino il loro rendimento in termini generali. Per fare il salto di qualità alla squadra in questo momento sta mancando l'apporto di gol ed assist del centrocampo. Il peso del gioco offensivo è tutto sulle spalle degli attaccanti, mentre per come è assortito il centrocampo della Lazio ci si può aspettare qualcosa di più a livello realizzativo da giocatori come Parolo, Milikovic-Savic e Lulic".

Questa settimana torna in campo la Nazionale. Immobile si è guadagnato un posto tra gli azzurri grazie ad un'ottima partenza con la Lazio. "Mi aspettavo da parte sua un ottimo impatto in biancoceleste. Quando ho saputo che la Lazio puntava su di lui avevo grande fiducia. Nell'arco di una carriera ci possono essere alti e bassi, ma si tratta di un giocatore che ha pagato lo scotto del calcio internazionale, in realtà che forse non si sposavano con le sue caratteristiche. Anche io a Valencia ebbi grandi difficoltà nell'inserirmi in un contesto che giocava praticamente a memoria. Sulle qualità di Immobile era difficile però avere dubbi, ricordando ciò che aveva fatto a Pescara e a Torino. Ora è tornato a fare ciò che gli è più congeniale nella Lazio".

Che momento sta vivendo il movimento calcistico italiano attualmente? "E' un momento in difficoltà, anche se agli ultimi Europei si è fatta una discreta figura. Rispetto a qualche anno fa mancano i giocatori di spessore, di esperienza e di qualità. Di questo bisogna prendere atto e provare ad andare avanti con i mezzi a disposizione. Agli Europei del 2000 avevamo un parco di cinque attaccanti potenzialmente da 100 gol complessivi a stagione, stavolta Conte prima e Ventura poi devono lavorare con i mezzi a disposizione, puntando sul gruppo e lavorando sugli elementi con più esperienza a livello internazionale per costruire poi un gruppo che sappia valorizzare i giovani più interessanti a disposizione".

Come si può rispondere alla disaffezione della gente verso la presenza allo stadio? "E' un discorso molto complicato. Per riportare la gente allo stadio bisognerebbe giocare su più tavoli. Dovrebbero intervenire presidenti che oggi probabilmente gestiscono il calcio con meno cuore rispetto a prima, con un occhio sempre fisso sul bilancio. C'è troppa attenzione verso gli introiti che derivano dalle televisioni e in questo senso il pubblico sugli spalti diventa quasi l'ultima ruota del carro. Secondo me il sale di questo meraviglioso sport che è il calcio sono sempre i tifosi e lo si vede in alcuni campionati esteri in cui gli stadi sono sempre pieni. Lì si respira l'idea che i club siano sempre in primis della gente. Se in determinate realtà fuori dall'Italia gli stadi sono pieni a prescindere dai risultati significa che esistono dei metodi gestionali validi in questo senso".

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