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ESCLUSIVA TMW - Carrera: "Da vice Conte a 1° in Russia in pochi mesi"

di Gaetano Mocciaro
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© foto di Federico De Luca

Lo Spartak Mosca è la squadra più titolata di Russia. Eppure da anni è entrata in una crisi che la vede a digiuno del massimo torneo nazionale dal 2001. E anche questa stagione è iniziata malissimo, con l'eliminazione ai turni preliminari di Europa League per mano dei modesti ciprioti dell'AEK Larnaca. Un'onta che ha portato la dirigenza all'ennesimo ribaltone, esonerando Dmitri Alenichev e promuovendo Massimo Carrera a primo allenatore. Dopo anni da assistente di Massimo Conte, Carrera si ritrova così per la prima volta nelle vesti di allenatore responsabile e lo sta facendo alla grande, tanto da condurre la squadra al primo posto in classifica. Ai microfoni di Tuttomercatoweb lo stesso tecnico si racconta, spiegando la sua scelta di volare in Russia e i suoi primi mesi allo Spartak.

Massimo Carrera, come si vive da allenatore?
"Mi trovo in un ruolo diverso e sicuramente c'è un po' più di stress. Siamo primi nonostante due sconfitte e qui ci si aspetta molto dalla squadra. Dopo l'eliminazione in Europa League c'è stato diciamo un terremoto che mi ha portato ad essere il tecnico. L'ibiettivo è quello di tornare a vincere dopo tanti anni il campionato".

Dalla Juventus all'Italia con Antonio Conte. Cosa l'ha portata in Russia?
"Durante gli Europei mi ha contattato la società che cercava un assistente per Alenichev, che fosse italiano e che allenasse la difesa. In quel momento non avevo la sicurezza di poter continuare al Chelsea con Antonio. C'erano motivi, situazoini che mi portavano a pensare ciò. Io dovevo dare una risposta entro breve e ho pensato che poteva essere una sfida interessante, così ho accettato".

Ha valutato la cosa insieme a Conte?
"Avevo parlato con lui, gli avevo spiegato la situazione e anche se ero dispiaciuto di non poter essere nel suo staff sapevo che le possibilità di farne parte al Chelsea erano poche".

Da assistente di Alenichev si è ritrovato dopo poco primo allenatore. Cosa ha portato lo Spartak a puntare forte su di Lei?
"Dopo l'esonero di Alenichev mi hanno chiesto se me la sentivo di allenare la squadra per due partite, in modo tale da permettere al club di cercare un nuovo allenatore. Io ho accettato volentieri la proposta senza sperare di restare alla guida, pensavo che dopo queste due gare avrebbero preso un altro tecnico. Evidentemente in quel periodo sono stato convincente e la società mi ha dato fiducia".

Avrebbe mai immaginato di iniziare la carriera di allenatore in Russia?
"No, non me lo sarei mai aspettato. Ma la cosa mi rende felice, è un'esperienza che mi sta arricchendo molto. Mi sto confrontando con una realtà nuova, cerco di non sovraccaricare con la tattica, cercando di dare le giuste dosi altrimenti rischia di essere indigesta. Ma resto dell'idea che l'organizzazione è alla base di tutto".

Il russo non è certo una lingua facile. Come fa per comunicare con i giocatori?
"All'inizio quando allenavo la difesa ho avuto la fortuna di avere Bocchetti in squadra che mi ha dato una mano. Un po' lui e un po' con l'inglese me la sono cavata. Adesso mi hanno dato l'interprete, anche se è chiaro che quando devi fare certi discorsi non è facile".

Lo Spartak per blasone è paragonabile alla Juventus. E come i bianconeri di qualche decennio fa sono entrati in un tunnel di 15 anni senza vittorie
"Quello che posso dire è che la squadra farà il massimo, lotterà fino alla fine mettendoci il cuore. E vogliamo sempre uscire a testa alta, comunque vada. I tifosi sono molto calorosi, ci stanno vicino e capisco anche che siano esigenti considerata la storia della squadra".

Negli anni hanno fallito allenatori del calibro di Unai Emery e Michael Laudrup. Come mai è così difficile allenare lo Spartak?
"Di questo non ho risposta. Fino a due mesi fa non seguivo il campionato russo, per cui non conosco i motivi. Da dentro vedo che questo è un ambiente dove bisogna vincere, dove si è abituati a vincere e non è facile reggere la pressione".

Rispetto all'Italia com'è il rapporto con i media?
"Fortunatamente non capisco quello che dicono, quindi sono tranquillo (ride, ndr). Bene o male mi riportano delle situazioni ma al momento non ho ancora la percezione completa di quel che succede".

Che differenze ci sono fra Serie A e campionato russo?
"In Russia c'è molto meno tatticismo, si vedono partite dove si va da un'azione all'altra"

Fra meno di due anni la Russia ospita i Mondiali ed è reduce da un Europeo disastroso. Da dentro come valuta il movimento calcistico russo?
"Secondo me è un buon movimento. Certamente devono migliorare ma con l'obbligo di schierare almeno 5 russi in campo c'è la possibilità di far crescere i giocatori nazionali. Il livello si sta alzando pian piano e se riesci a prendere pochi ma mirati stranieri questi possono aiutare i russi a crescere".

E a proposito di Nazionali dev'esser stato difficile anche con l'Italia, vedendo l'ondata di stranieri in Serie A
"Non era facile. Andavi a vedere le partite di campionato dove ti ritrovavi con un italiano in campo. Mancava il ricambio generazionale, eri costretto a chiamare gli stessi. E la cosa peggiore è che anche nei settori giovanili ci sono troppi stranieri, cosa che alla lunga paghi".

Com'è la vita di Massimo Carrera a Mosca?
"Al momento vivo solo di calcio, la famiglia è ancora in Italia. Per cui ho girato pochissimo Mosca anche se da quel che ho visto è una città molto bene. Una cosa che mi ha colpito è il traffico che è micidiale. Per quello che riguarda il russo ancora mi affido all'interprete, non sono in grado di fare dei discorsi ma ho voglia di imparare la lingua. Ho un contratto fino al 2018 e spero di potere impararlo il prima possibile".

Da Antonio Conte hai appreso oltre alla puntigliosità nell'organizzazione anche la filosofia di gioco?
"All'inizio della mia avventura ho optato per il 3-5-2 che poi era il modulo che usava Alenichev. Avevo deciso di non stravolgere nulla, per poi virare pian piano sul 4-2-3-1 che meglio si addice alle caratteristiche dei miei giocatori".

In estate sono arrivati allo Spartak due giocatori dalla Serie A: Fernando e Mauricio. A gennaio farete altra spesa in Italia?
"Vedremo con la società anche se mi piacerebbe acquistare qualche giocatore russo, perché come detto almeno in cinque devono essere titolari".

Che esperienza è stata con Antonio Conte?
"Molto positiva, con lui ho imparato tantissimo ed è stato meglio che fare la gavetta. Ho avuto a che fare con grandi campioni, uomini importanti, giocando le migliori competizioni. Pur non allenando in prima persona ho avuto modo di crescere e affrontare le pressioni".

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