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Eraldo Pecci: "Italia? Anche nell'82 siamo partiti con scetticismo"

di Chiara Biondini
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Oltre ad essere una colonna del Bologna e del Torino negli anni settanta da calciatore, per anni ha svolto il ruolo di commentatore delle partite della Nazionale in Rai. Eraldo Pecci è intervenuto sugli 88.100 di Elle Radio nella trasmissione "I Laziali Sono Qua", non solo per parlare della Lazio e dell'imminente annuncio di Marcelo Bielsa, ma anche per fare il punto sull'avventura azzurra agli Europei francesi.

All'Italia è andata meglio o peggio trovare la Spagna negli ottavi invece della Croazia? "Beh, la Spagna sarebbe sempre meglio evitarla: con la Germania penso si possa ritenere la squadra più forte del torneo. Nella tradizione recente poi abbiamo sempre fatto fatica contro gli iberici. Neppure contro la Croazia ultimamente abbiamo una buona tradizione, ma al contrario della Spagna i croati non sono mai andati in fondo in una grande competizione. Alla fine ritengo che la tradizione emerga sempre".

A Pecci piace l'Italia di Conte? "Sì, mi piace perché è una squadra che fa quello che deve fare. Gioca con entusiasmo ed una grande carica, rispettando la tradizione del gioco all'italiana. Anche nel 1982 siamo partiti con grande scetticismo, ma è anche vero che c'era una sostanza e una qualità che non vedo nella rosa attuale. Tuttavia, grazie allo spirito e alla determinazione, i ragazzi ci stanno facendo vivere un bel sogno".

Candreva si sta rivelando tra i protagonisti di questo Europeo: la sua cessione sarebbe un colpo difficilmente recuperabile? "Candreva è un giocatore che ha delle qualità indiscusse. Non è Garrincha, ma è un calciatore molto importante. In un dualismo di mercato con Biglia credo sia preferibile però una cessione dell'ala di Tor de' Cenci: l'argentino opera maggiormente nel cuore della squadra. Importantissimo è anche valutare l'offerta, di fronte a molti soldi bisogna prendere in considerazione qualunque proposta".

Su Bielsa: "Lo conosco di fama, gli argentini ne dicono sempre meraviglie. "El Loco" ha un po' quest'aura da santone, le voci su di lui sono moltissime. Bisognerà però vedere sul campo come si adatterà alla realtà italiana. Secondo me l'allenatore non è mai più importante del valore della squadra che guida: non è il tecnico a dire a un Ibrahimovic, per fare un esempio, come deve giocare. La qualità dei giocatori che si hanno a disposizione è sempre determinante".

L'Italia di Conte però senza fenomeni sta facendo bene proprio grazie al valore aggiunto rappresentato dall'allenatore: "Nelle valutazioni è importante avere equilibrio, l'allenatore è importante, ma sinceramente non l'ho mai visto far gol".

La prossima stagione potrebbe presentare importanti cambiamenti: anche la Juventus sarebbe in procinto di cedere Pogba. Ma reinvestendo i soldi della cessione, i bianconeri non sarebbero ancor più favoriti? "Quando la Juventus decise di cedere Zidane costruì una squadra pazzesca. Certo, poi tra il dire e il fare c'è tanto di mezzo e bisogna vedere se questi soldi arriveranno e come saranno rimessi sul mercato. Nel caso fossero spesi bene la Juventus potrebbe guadagnarci, eccome. Io ribadisco il concetto che di fronte alle famose proposte indecenti possa essere ceduto qualunque giocatore".

La favorita per l'Europeo? "Spagna, Germania e Francia in prima fila: i transalpini ancora non hanno convinto, ma hanno il vantaggio di giocare in casa, che non è mai poco".

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