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Dieci ottimi motivi per seguire Atletico Madrid-Bayern Monaco

di Andrea Losapio
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Atletico Madrid contro Bayern Monaco è una sorta di giostra medievale, fra due combattenti con diversissime specifiche. Ed è quasi un controsenso perché nelle intenzioni dovrebbero essere a parti invertite, con gli spagnoli abituati al tiki taka e i tedeschi con i panzer in prima linea.

Il mondo al contrario - Appunto, gli iberici solitamente sfoggiano grandi qualità tecniche, oltre a un ottimo palleggio spesso fine a se stesso. Il Portogallo soffre ancora della mancanza di un centravanti alla Eusebio, e lo ha fatto negli ultimi cinquant'anni. Invece i tedeschi erano abituati a creare un gioco sparagnino, solido, con pochi fronzoli. Completamente sconfessato dalla filosofia, anche a causa dei fatturati dei due club, totalmente su altri pianeti.

Guardiola contro Simeone - Il tiki taka del tecnico catalano è approdato pure in Bundes, di fatto dominandola per due anni (sebbene solo nell'ultima partita il Borussia Dortmund sia stato messo a distanza di sicurezza), mentre il calcio incredibilmente vigoroso del Cholo compensa laddove le qualità tecniche vengono a mancare.

Alchimia contro diligenza - Guardiola spesso scombina i piani dell'avversario costruendo una squadra e divertendosi a smontarla, mettendo giocatori fuori ruolo che rispondono quasi sempre alla grande. Tutti i calciatori di Simeone, invece, si sentono integrati nel modulo e nello scacchiere tattico, tanto da dare il massimo in ogni circostanza.

La rinascita di Fernando Torres - Nella passata annata sembrava essere arrivato, oramai, al termine della propria carriera. Invece ora pare rinato, segna con regolarità, ha una cattiveria agonistica che gli lascia anche qualche residuo di troppo, come in occasione della semifinale con il Barça: secondo fallo evitabilissimo ed espulsione netta.

Griezmann contro Ribery - Da una parte uno dei migliori attaccanti esterni degli ultimi anni, dall'altra un folletto che nelle ultime annate si sta spostando progressivamente verso il centro dell'attacco, agendo da seconda punta al fianco di compagni di reparto comunque sguscianti e veloci, capaci di non dare un punto di riferimento agli avversari. Forse è pure per questo che Mandzukic è stato ceduto. Passato e futuro della Francia.

La prima Champions del Bayern Monaco - Nella finale del 1974, Luis Aragones, allora colchonero, siglò l'1-0 per l'Atletico Madrid, a sei minuti dalla fine del supplementare. Pareggiò, al centoventesimo, Schwarzenbeck. Niente rigori, la compagine di Lattek dilagò nel return match, distruggendo per 4-0 l'Atletico. Doppiette per Gerd Muller e Uli Hoeness e prima coppa in bacheca. Di tre consecutive.

Le parole di Cerezo - "Vorrei una finale contro il Bayern Monaco", aveva anticipato il presidente rojiblanco prima del sorteggio. Accontentato, solo a metà, anche perché non si può dire che sia una finale anticipata. Sebbene il Barcellona strafavorito sia stato eliminato proprio dal "piccolo" Atletico.

Modelli economici a concronto - Virtuosissimo quello del Bayern Monaco, sebbene aiutato dalla crisi senza fine del Monaco 1860 che, di fatto, gli ha consegnato l'Allianz Arena per pochi spiccioli per evitare il fallimento. Molto meno quello dell'Atletico Madrid che solamente grazie agli ultimi miracoli sportivi - insomma, grazie a Simeone - sta ripagando i debiti con la pubblica amministrazione. E con qualche intrusione di fondi di investimento nella compravendita dei calciatori.

L'insolenza di Arjen Robben - Due anni fa il buon olandese aveva visto non proprio di buon occhio la semifinale fra Chelsea e Atletico Madrid. Tanto da esclamare "questo non è calcio", dopo essere stato umiliato per 4-0 dal Real Madrid nel ritorno della propria sfida di Champions League. I Blancos poi vinceranno la Coppa, ma a 40 secondi dal termine era l'Atletico a poterla alzare, pure non giocando a pallone. Almeno secondo Robben.

Difese diverse - Guardiola ha imposto Kimmich al centro della difesa, con il jolly Alaba a coprire il resto. Bernat a sinistra è più di un terzino, così come a destra Rafinha ha giocato più volte. Nei nomi la retroguardia del Bayern è decisamente inferiore alla linea, collaudata, dell'Atletico Madrid. Eppure è davvero complicato superare il pressing e il tiki taka tedesco. Dovessero riuscirci i rojiblanco avranno altissime probabilità di passare.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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