Come cedere Higuain e vivere felici: Napoli e il manifesto collettivista di Sarri
E sono nove. Come il numero di maglia di Gonzalo Higuain. Senza avere Gonzalo Higuain. Il Napoli parte con il miglior attacco della Serie A, a pari merito con la Roma, il principale motivo di discussione dell'estate sembra accantonato. Come cedere il proprio miglior giocatore e vivere felici: gli azzurri di Maurizio Sarri sembrano il manifesto del collettivismo calcistico. L'accentratore assoluto va via? Pazienza, la squadra spalma i suoi gol su tutto il fronte offensivo: prima Mertens, poi Milik, infine Callejon. Aspettando Insigne e Gabbiadini. Come se nulla fosse accaduto. Invece è accaduto di tutto, perché Higuain non era un peso per il Napoli, non può essere questa la lettura. Un attaccante da 36 gol a stagione non può essere un peso, non esiste una teoria del genere, è destituita alla base. Però si può farne a meno, specie se consente l'arrivo in cassa di 90 milioni di euro.
Il Napoli post-Higuain è più forte del Napoli di Higuain? Difficile dirlo, di sicuro è troppo presto per farlo. Tre giornate sono un nonnulla in una stagione da nove mesi. E a un certo punto arriverà qualche 0-0 di troppo in cui i tifosi torneranno a invocare colui che tutto poteva. Più forte o no, forse è anche inutile provare a fare il paragone. Di sicuro il Napoli del dopo Higuain è più vario, nelle seconde scelte ma anche nelle prime. Perché non tutto passa dai magici piedi del Pipita e gli altri possono dividere la responsabilità della sua eredità. Perfetta la scelta di non sostituirlo appieno: un altro Higuain non esiste, chi ne avrebbe ereditato la maglia sic et simpliciter sarebbe partito con un peso da oltre 90 kg sul collo, impossibile da gestire. Così invece quei maledetti 36 gol possono non avere un padrone unico e possono anche aumentare, perché spalmati su tanti alfieri e non su un unico re. Perché di re stranieri la storia di Napoli è piena, ma lo splendore del manifesto collettivista di Sarri può benissimo farne a meno.