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Ciao Ernesto: visto Keisuke? Dybala: a quale Zamparini credere? Mancini: questa volta il futuro è Simeone

di Mauro Suma
Nato a Milano il 10 Maggio 1965; Giornalista Professionista dal 1994. Dopo le esperienze professionali di carta stampata (La Notte e Il Giorno) e televisive (Telelombardia, Telenova, Eurosport), dirige Milan Channel dal 16 Dicembre 1999.
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L'abbiamo vissuto fino alla fine, Ernestito. Si collegava con Milan Channel anche dal San Raffaele. Sereno, da titolo, come sempre. L'estate di Ronaldinho, ci diceva: "vedrai Mauretto, Dinho andrà meglio di Rivaldo, lo sento". E in effetti andò abbastanza così'. Ma mai avevamo visto Bronzetti spendersi e accalorarsi come per Keisuke Honda. Dopo la conferenza stampa di presentazione del Gennaio 2014 nella sala Executive di San Siro, aveva voluto microfoni e telecamere. Avvertiva scetticismo, ma lui ci credeva. E voleva raccontare, prevedere, spiegare. Aveva ragione lui anche questa volta. Honda piace poco a giornalisti e tifosi, ma molto ai suoi allenatori. Seedorf, Inzaghi e Mihajlovic, caratteri e professionalità agli antipodi ma con un comune denominatore: Keisuke gioca. E, caro, dolce, Ernestino, Honda fino ad oggi è mancato solo fra il Gennaio e il Marzo del 2015, quando era stremato dalla Coppa d'Asia. Poi sempre bene fra gol e assist. In giro ci sono volgaroni che, per odio e disperazione, hanno dileggiato Honda per spernacchiare Galliani. Ernesto ne soffriva, ma senza imprecare. Stile Bronzetti: contenuti, sorrisi, cortesia. Se proprio doveva finire adesso, il derby vinto e il tuo Honda brillante titolare sono titoli in grande stile. Ma non di coda, gioia cara. Titoli d'onore. Per un uomo bello e disarmato, giusto così, Anche se quaggiù, per il momento, ha avuto la meglio il maledetto male.

Quest'estate Maurizio Zamparini lo ha ripetuto alla noia: Berlusconi e il Milan offrivano di più, ma Paulo, Dybala, ha scelto la Juventus. Il giorno dopo Palermo-Milan, forse con la luna per traverso, una nuova, curiosa, contradditoria, versione. L'augurio è che se avesse saputo che Galliani si trovava a Terni da Ernesto, forse avrebbe fatto a meno di dargli del furbo. Ma stiamo sul punto. conosciamo alla perfezione i timecode e i frames delle immagini televisive dei gol di Dybala che la scorsa estate avevano rafforzato la convinzione del presidente Berlusconi: prendiamolo. E Adriano Galliani era caldissimo: nelle immagini deve essere bello, bellissimo, biondo e con gli occhi azzurri, decide il Presidente ma mettiamolo in condizione di decidere bene. Questa era la determinazione del Milan su Dybala. Poi il giocatore, poi i fondi, ed è andata diversamente. Ma a quale Zamparini dobbiamo credere? A quello che Berlusconi offriva di più o a quello che Galliani ha fatto il furbo? I tifosi del Milan scrivono sui social che il numero uno del Palermo cambia versioni come cambia gli allenatori. Forse, ma senza esagerare. Maurizio Zamparini sa alternare urla e voce roca a sorrisi e voce calda nel giro di pochi istanti e si è sempre fatto perdonare qualche ictus verbale da dieci anni a questa parte. Quindi, perdonato. Anche se in fondo all'ultimissimo Zamparini possono però sempre credere i rosichisti, pochissimi ma riconoscibilissimi, di questi ultimi giorni rossoneri: rosiconi di dentro e "milanisti" di fuori. Se poi segna e risegna Bacca, apriti cielo. Non sanno più come annaspare e come confermare la loro piccola, inutile, sentenza d'odio. Rispetto al livore piccolo piccolo, contano i grandi fatti: Jackson Martinez non pervenuto a Madrid e Bacca, stimatissimo da sempre da Carlo Ancelotti, nel pieno della sua stagione rossonera; Bacca e Kucka costo 33 milioni in due pienamente operativi, Kondogbia 40 milioni da solo poco significativo sul campo ma amorevolmente protetto da un ambiente che in questo momento non conosce zizzania e veleni.

Milan-Inter del Gennaio 2016 come Inter-Liverpool del Marzo 2008. Il rischio c'è, tutto pieno e tutto aperto. Mesi, anni, di aplomb britannico non potevano aver cambiato una personalità e un carattere. La brocca è la brocca. Ed è sempre lì, in bilico, soprattutto nel regno della pressione, ovvero l'arena mediatica del calcio italiano. Il paragone fra le due partite e i due momenti, almeno a livello psicologico, ci sta tutto. Il Mancini del pre, del durante e del post derby è molto ma molto simile a quello che era esondato dopo lo 0-1 firmato Fernando Torres in quella gara di ritorno degli Ottavi di finale di Champions League. Quella sera, per quello sfogo, il presidente Moratti aveva deciso: per adesso andiamo avanti, ma in estate nel riparliamo. E arrivò Josè Mourinho. I due-tre mesi di Mancini dopo quell'Inter-Liverpool erano stati opachi e difficili, con uno Scudetto prima stravinto, poi rimesso in discussione e poi vinto solo nel secondo tempo di Parma con la doppietta di Ibra. Se allo zig-zag psicologico dei giorni del derby, dovessero seguire mesi analoghi a quelli del 2008, anche il presidente Thohir potrebbe ritrovarsi nella condizione di fare la stessa analisi di otto anni fa. Quindi Mourinho? No, il calcio è andato avanti e Thohir ha speso già tantissimo. E non può apparecchiare la tavola per le richieste di mercato da ristorante, nella scala Conte, da 1000 euro, a uso e consumo del grande portoghese. In realtà c'è un allenatore che appagherebbe la visione internazionale del presidente nerazzurro, un tecnico tutto anema e core che fa grandi cose senza spendere grosse cifre sul mercato, capace di costruire armate rivoluzionarie con le motivazioni più che con i milioni di euro. Si chiama Diego Pablo Simeone.

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