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Biografia di un harakiri

di Marco Conterio
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Inatteso. Inconcepibile. Il teatro dell'assurdo di casa Inter ha solo sconfitti. Il festival dell'harakiri, del suicidio di massa. Mauro Icardi scrive un'autobiografia a ventitre anni e già questo è segnale che deve far riflettere. Le frasi al suo interno sono sconcertanti: "gli ultrà della Nord che mi contestano? Sono pronto ad affrontarli uno a uno. Forse non sanno che sono cresciuto in uno dei quartieri sudamericani con il più alto tasso di criminalità e di morti ammazzati per strada. Quanti sono? Cinquanta, cento, duecento? Va bene, registra il mio messaggio, e faglielo sentire: porto cento criminali dall'Argentina che li ammazzano lì sul posto, poi vediamo...".

Frasi shockanti. E quel che preoccupa è che l'Inter nulla abbia fatto per bloccarle, per parlare col giocatore prima che mettesse nero su bianco. Chiaro, da capire gli accordi che intercorrono tra le parti, ma qui vien da riflettere anche sull'accordo tanto vituperato sui diritti d'immagine tra Aurelio De Laurentiis e i giocatori del Napoli. Pure in quel caso siamo all'altro polo dell'estremo, ma una società forte dovrebbe avere polso e forza per gestire al meglio i propri tesserati, i propri dipendenti.

Le parole di Piero Ausilio e Javier Zanetti, poi. Sono fuori luogo e, soprattutto, fuori tempo massimo. "Pensavo che a 23 anni non si potesse fare un'autobiografia, lo sto scoprendo adesso -ha detto il ds nerazzurro-. Avremmo dovuto leggerla prima? Non ero neanche curioso di leggere il libro, io mi occupo di altro, non tocava a me. Stamattina mi sono interessato e ho letto. Tirare fuori sciocchezze del passato è stato sbagliato, e anche tirarle fuori in modo non veritiero. Al di là di questo rimane il fatto che Icardi ha fatto una sciocchezza. Capiremo con lui cosa l'abbia portato a scrivere certe cose. E' una cosa che potrebbe portare a qualunque epilogo. nsieme verremo fuori da questo momento difficile, e se non sarà così sarà per la colpa dell'egoismo di qualcuno che ha prevalso sul collettivo, e non possiamo permetterlo". La chiosa è legittima, è l'antefatto che ha poca ragione, ora, adesso. Un club forte difende i propri tesserati e lava i panni sporchi in casa. Non si schiera dalla parte di chi offende, di chi varca le soglie della civiltà.

Anche perché quella andata in scena sotto casa di Mauro Icardi è scena che lascia basiti. Parole forti, delinquenziali. Uno striscione assurdo. Icardi ha sbagliato ma questo scontro è tutto fuor che calcio, fuor che pallone. Non è quello che vorremmo vedere, dentro e fuori da uno stadio. Sono scene alle quali gli organi preposti dovranno porre rimedio. Punendo i colpevoli delle minacce, perché è qualcosa che con il calcio non hanno nulla a che fare. L'Inter ripensi a quel che ha detto a microfoni accesi e si renda conto che ha sbagliato. Così, da azienda, perde un capitale e se togliere la fascia a Icardi, se multarlo può essere una soluzione per quel che ha scritto nella biografia, vien da chiedersi perché una società di livello internazionale non abbia cercato di valutarla prima.

Che penseranno, intanto, i cinesi? Hanno acquistato una società oggi in confusione per fior di milioni. Il capitano è scomunicato. L'allenatore è nuovamente in bilico, colpevole sì ma ultimo degli imputati. Una società che non controlla i propri dipendenti e che fatica a prender posizioni nette e giuste. Il teatro dell'assurdo non avrebbe saputo regalare scene più paradossali. Pazza Inter. Mai soprannome fu più azzeccato.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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