Barcellona-City, la partita di Yaya Toure. Se solo fosse convocato
Yaya Touré ha iniziato a fine 2013-14 a tirare un po' troppo la corda, in casa Manchester City. Perché l'intenzione di andare da un'altra parte, con varie possibilità sul piatto, era stata fatta pesare agli sceicchi, soprattutto a maggio 2014: l'ivoriano voleva andarsene per forza, anche con l'opzione Inter nonostante non ci fosse ancora Mancini. Figuriamoci quest'estate quando aveva più volte chiesto di essere ceduto ai nerazzurri, prima di rimanere un'altra volta in lightblues. Lo ha fatto un po' troppo, perdendo quel rispetto e quella leadership naturale che gli veniva accreditata dopo le tante bellissime prestazioni con i Mancunians.
Contro il Barcellona, sua ex società, poteva essere un altro momento di grande pathos, perché per la prima volta ci sarebbe stato anche Josep Guardiola, super ex, con la possibilità di giocare ad armi pari.
Una sfida magnifica che avrebbe significato forse un passaggio temporale di consegne. Insomma, oltre a Pep era la partita dell'ivoriano. Solo che la mancata convocazione, causa grossi problemi tra il proprio agente e il tecnico - già famoso per le tante esclusioni eccellenti, da Eto'o a Ronaldinho ai tempi del Barcellona, o Mario Gomez con il Bayern (ceduto entro la fine dell'estate) - impedirà all'africano di vivere un momento forse impagabile. A patto di disinnescare i marziani là davanti.