Another brick in The Wall
Walter Samuel ha uno di quelli sguardi che ti danno certezza. Pure le mani, le spalle, ma sono gli occhi lo specchio dell'anima. Occhi intensi e profondi, uno sguardo argentino. Di quelli che 'ghe pens mi'. Sì, perché il Muro di Firmat, meno di quarantamila anime a cento chilometri da Rosario, ha Milano dentro. Gli è entrata nelle vene e nel cuore e ha deciso di trasformarla nella sua seconda casa. Dipingendo il futuro dei colori che più ne hanno segnato il passato calcistico. Nero e azzurro. Appese le scarpette al chiodo, dopo il buen retiro svizzero con il Basilea, condito comunque da Europa, Champions, trionfi e successi, a giugno si confessò al Giornale dicendo di stimare le intenzioni di Suning, di avere l'Inter nelle vene e di voler fare di lì a breve l'allenatore. Il primo passo, il compromesso, è stato fare da osservatore, in giro per il Mondo, in cerca di nuovi talenti. Vederli dalle tribune, però, era distanza troppo forte per lui.
Samuel vive di campo, vive per il campo. Così l'occasione ghiotta è arrivata subito, repentina. Sarà il Muro di Pioli, il tramite con la dirigenza e con lo spogliatoio. E' amico fraterno di Javier Zanetti, ha un legame strettissimo con Rodrigo Palacio e Juan Carrizo. E' l'uomo giusto al posto giusto. Quello che può essere bastone e carota per i giocatori, mezzo e intermezzo per la società. E soprattutto Muro. Per Pioli. Per proteggerlo e per difenderlo. A uno così, mica puoi dire di no.