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Sudtirol, Stroppa: "La squadra sta crescendo. A Padova la dimostrazione"

di Luca Bargellini
Fonte: TuttoLegaPro.com
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© foto di Federico De Luca

Per il Sudtirol dopo due sconfitte di fila contro Pavia (2-1 esterno) e Bassano (0-2 al "Druso"), andare a Padova contro una compagine imbattuta come quella biancoscudata poteva rivelarsi un ostacolo difficile da superare con conseguenze imprevedibili. Invece i ragazzi di mister Giovanni Stroppa hanno approfittato della giornata da "andamento lento" del Padova per ottenere un successo di prestigio che li fa salire nuovamente nelle zone nobili della classifica.

A poche ore dal successo esterno in terra veneta, l'allenatore dei biancorossi ha condiviso in esclusiva ai microfoni di TuttoLegaPro.com tutta la sua soddisfazione per la prestazione condita da tre punti pesanti.

Avete sfruttato le difficoltà del Padova e conquistato la vittoria.
"Sinceramente non so dove arrivano i limiti del Padova e dove i nostri pregi in questo successo. E' comunque vero che è da quando abbiamo iniziato il campionato che giochiamo a questi livelli: oggi (ieri per chi legge, ndr) abbiamo disputato un ottimo primo tempo, sfruttando le occasioni, soffrendo all'inizio come è giusto che sia. Mentre nel secondo tempo abbiamo avuto paura di giocare la palla, ci siamo allungati, però ci sta. Sono soddisfatto, il campionato non finisce qua e come abbiamo avuto modo di vedere è un girone molto difficile il nostro, dove puoi perdere con chiunque".

Se le dico che nel secondo tempo avete messi a nudo i loro limiti, pensa che sto esagerando?
"Questo me lo dovrebbe dire lei; se avete seguito il Padova potete darmi una risposta. Abbiamo preparato la partita in un certo modo, senza snaturare quelle che sono le nostre caratteristiche e la nostra personalità. Ribadisco che il primo tempo è stato ottimo, mentre nella ripresa è venuta fuori una paura nel giocare la palla che non deve avvenire. Mi preoccupo di quello che ha fatto la mia squadra e posso essere più che soddisfatto".

Rispetto alle sconfitte di Pavia e con il Bassano in casa, a parte i tre punti in più in classifica, cosa è cambiato a Padova?
"Se le dicessi nulla? Con il Pavia probabilmente abbiamo concesso qualcosa sul piano delle occasioni, sul piano del gioco no. Abbiamo fatto una partita alla pari nel primo tempo, mentre nella ripresa abbiamo tenuto più palla, ma siamo stati sterili nell'attaccare la porta. Contro il Bassano la gara poteva essere decisa da un episodio nel primo tempo - difatti abbiamo preso gol su azione d'angolo - nella ripresa anche stavolta eravamo andati bene, meritando il pareggio, invece abbiamo preso il secondo gol su un nostro errore. Il calcio è questo: non sempre può andar bene. Bisogna continuare così, senza mai abbassare la guardia".

Positiva la reazione della squadra dopo due sconfitte di fila. C'era il rischio di una escalation in negativo...
"Credo sia fondamentale e lo dico a bassa voce. Dopo due sconfitte, vincere era sicuramente importante. Ad alta voce dico che venire a Padova e vincere in questa maniera dà più soddisfazione: sono contento per i ragazzi, perché attraverso le cose che sanno fare abbiamo ottenuto un successo pesante".

Rispetto a settimana scorsa contro il Bassano ha cambiato il tandem d'attacco: Gliozzi-Tulli, sostituiti in corso d'opera da Kirilov e Maritato, mentre oggi (ieri per chi legge, ndr) ha schierato Tulli-Maritato.
"Mai come in questa settimana sono stato in difficoltà nello schierare l'undici che doveva scendere in campo. Ho un gruppo che sta crescendo a vista d'occhio e chi non gioca merita di giocare come chi è titolare. Quello che mi conforta maggiormente è vedere negli occhi dei miei ragazzi la comprensione di ciò che io voglio da loro. Però penso che la meritocrazia paghi e di volta in volta scelgo in base alle caratteristiche della squadra in base all'avversario e di quello che va fatto, senza mai perdere l'identità".

In queste prime cinque giornate avete avuto un rendimento privo di pareggi: tre vittorie e due sconfitte.
"Brutalmente preferisco perderne una e vincerne una, che pareggiarne due. Bisogna vedere come perdi: a Pavia e contro il Bassano abbiamo fatto bene, forse un pochino meno rispetto alle altre, ma alla fine credo che arriverà anche il momento in cui pareggeremo".

In cosa differisce questo Sudtirol rispetto a quello da lei allenato nella stagione 2011/12?
"Difficile rispondere. Campionato diverso, caratteristiche quasi uguali nella squadra. Abbiamo appena iniziato, vediamo cosa riusciamo a fare. L'importante è mettere in difficoltà tutti, avendo questo atteggiamento, cercando attraverso il gioco di conseguire i risultati".

Mentre lei dove si vede cambiato rispetto a tre anni fa?
"Credo che le esperienze, quelle negative, ti danno qualcosa in più. Come in tutte le cose devi far tesoro degli errori. Sul campo penso di essere lo stesso. Fuori dal campo ho una corazza più spessa. Si vive di campo fortunatamente e sta andando abbastanza bene, continuiamo così cercando di crescere sempre".

Nella sua carriera ha avuto come allenatori Arrigo Sacchi, Fabio Capello e Zdenek Zeman. Ci può descrivere in poche parole questi tre profili?
"In una parola: unici. Credo che da loro come da tutti gli altri allenatori che ho avuto mi hanno sempre insegnato qualcosa. Quando si intraprende questa carriera, si carpiscono varie sfaccettature che da giocatore non riuscivi a cogliere".

Perché in Italia stentiamo a fare calcio spettacolo?
"Siamo figli di una società pragmatica. E' nel nostro dna. Avere la consapevolezza e la fermezza di poter conseguire un risultato attraverso il gioco, credo sia fondamentale. Le conoscenze possano non essere minate. Quando hai alle spalle una società che ti dà la possibilità di lavorare con serenità, senza valutare le prestazioni, sicuramente si ha un vantaggio. Mentre, dopo una sconfitta se non si ha la lucidità di valutare la situazione, penso sia difficile tenere in piedi un castello. Delle volte si passa ad un lavoro diverso, ad un atteggiamento più prudente, cercando di non perdere la partita invece di provare a vincerla".

Lei tempo fa ha parlato di "allenatori che lavorano per raccomandazione".
"Va fatta una precisazione, altrimenti si rischia di far confusione. E' una frase estrapolata da un contesto più ampio: si parlava molte volte, vista la crisi, di un allenatore che porta lo sponsor, in questo senso. Le difficoltà, soprattutto nel calcio minore è davvero critica, quindi avviene che una società che non può prendere un allenatore, ne ingaggia uno che porta un conforto economico".

Ha parlato anche di mancanza di equilibrio nel nostro calcio.
"Confermo ciò che ho detto: prendiamo l'esempio dell'esonero di Beppe Scienza ad Alessandria, premettendo che non sono dentro alle vicende di quella società, però è anche vero che fino a due settimane fa era un fenomeno, avendo anche fatto un precampionato incredibile. Probabile che non abbia iniziato come i risultati della vigilia, però trovo la scelta troppo affrettata".

Con il senno di poi pensa di essere arrivato in A al Pescara (stagione 2012/13, ndr) troppo presto?
"Non so dare una risposta. Credo che quando passa un treno devi salirci: non puoi vivere una vita con il rammarico e pensare che potevi salire. Ci sali e se hai la fortuna e hai le capacità di starci sopra, ti cambia la vita. La nostra professione, come nella vita, sono sempre gli altri a scegliere. Una volta che ti viene data la possibilità, pensi a cavalcare l'onda".

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