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Sorprese a gogo, classifica inedita. Tutta colpa (o merito) del mercato? E intanto salta la prima panchina (in B)

di Luca Marchetti
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© foto di Federico De Luca

E' il campionato delle sorprese, inutile negarlo. Balza agli occhi guardando la classifica. E non solo per l'Inter a punteggio pieno con la miglior difesa del campionato. Perché quello, in cuor loro lo speravano Mancini e Thohir (oltre ai tifosi nerazzurri) e vista la campagna acquisti che l'Inter potesse essere una candidata alla vittoria del campionato lo avevano pronosticato in molti. Almeno per lottare fino alla fine. L'Inter vince. E' solida, è anche fortunata. Ha giocatori in grado di portare dalla propria l'inerzia della gara. Quando Jovetic, quando Icardi, quando Melo. Mancini cerca il gioco e cerca la giocata. Ha rimesso a posto la difesa e messo centimetri in campo. E le vittorie aiutano a cementare il gruppo e far accrescere l'autostima. Esattamente il contrario di quello che sta succedendo alle altre grandi.
Perché a leggere la classifica le sorprese sono una dietro l'altra. La Fiorentina è seconda. Paulo Sousa aveva affascinato tutti durante il precampionato e sta passando l'esame anche delle partite ufficiali (Europa a parte). Momento magico, Kalinic se pensi a quanto lo hanno pagato ti stropicci gli occhi. Kuba Blaszczykowski è tornato al gol dopo due anni e due operazioni al crociato: magari è un segnale anche per Giuseppe Rossi, che a Firenze stanno aspettando a braccia aperte da tanto tempo.
Terzo è il Sassuolo. Una squadra che sembra un orologio: il lavoro di Di Francesco è eccezionale, tanto quanto la solidità della società. E i risultati non sono affatto figli del caso. Così come quelli del Torino e del Chievo, altre due splendide realtà. A Torino vendono ma rimangono in alto. Ventura è un maestro di calcio, Petrachi sembra aver scoperto il segreto che vorrebbero conoscere tutti i direttori sportivi: vendere senza indebolirsi anzi, trovare sempre nuove pepite. Cairo si frega le mani. Si sono scontrate in questo turno infrasettimanale, c'è stato l'aggancio. E pensate al calendario dei gialloblu ad inizio stagione: Lazio, Juve, Inter e Torino nelle prime cinque partite. Sono a 10 punti. Alzi la mano chi minimamente aveva pensato a un risultato del genere. Oppure chi avrebbe previsto che lassù, in zona Champions (sebbene siamo solo ad inizio campionato) ci fosse quella Samp così litigiosa e in crisi in precampionato e post Vojovodina. Sembrava che dovesse saltare tutto: da Zenga alla squadra con le cessioni paventate all'ultimo giorno. Rivincite, scommesse vinte, soddisfazioni tolte.

In testa alla classifica c'è tutto questo. Sorprese ma a ben guardare neanche troppo. Forse le vere sorprese arrivano da dietro.
Arrivano da una Juve che allo Juventus Stadium ancora non ha vinto. Barzagli ha lanciato un allarme: "chi arriva alla Juve deve dimostrare di essere un giocatore da Juve". E' vero che sono andati via dei big: ma forse la rivoluzione in casa bianconera ha portato a una frenata imprevista. Il Frosinone ha fatto un'impresa letteralmente: il primo punto della sua storia in serie A l'ha preso contro chi in serie A ha vinto più di tutti. Con un gol di uno che a Berlino era in curva, a tifare Juve, con il bianconero dipinto in faccia: Leonardo Blanchard, il capitano della banda di Stellone. Alla Juve ora riflettono e parte sicuramente il processo al mercato, anche dopo le dichiarazioni di Barzagli. Di sicuro i nuovi arrivi non stanno rendendo come ci si aspettava e che sarebbe stata una stagione diversa, più difficile, si era detto dall'inizio. Ma tutti pensavano alla Roma, come principale antagonista. E invece anche la Roma sembra essersi piantata, impantanata. Rispettivamente -10 e -7 dalla testa della classifica, i giallorossi sotto la Lazio (almeno per questo turno) che sono stati fischiati alla lettura delle formazioni all'Olimpico. E' stato criticato Garcia per le scelte e le formazioni che ha fatto in queste ultime giornate. Ieri ha riproposto la Roma che è piaciuta di più, quella che ha battuto la Juve (eccezion fatta per il portiere): ma questo non è servito per tornare alla vittoria. Nonostante una prestazione soddisfacente ma troppo sprecona.
Le due grandi malate sono loro due: le regine degli ultimi anni in Italia. Chi doveva dominare, chi doveva guidare è dietro. Se troppo dietro ancora è presto per dirlo, ma la classifica di questa serie A non è mai stata così strana, così colorata, così variegata. Non è sempre e solo colpa del mercato: chi gira e chi non gira. Poi gli elementi (forti o scarsi che siano) devono essere messi insieme. E qui i particolari fanno la differenza. Ci vorrebbero 100 editoriali (o almeno uno per squadra!) per non essere banali e analizzare con serietà ogni situazione. Ma a me questo campionato diverte, soprattutto perché ritengo che sia la Roma che la Juve (oltre al Milan che ancora deve registrare alcuni movimenti, soprattutto difensivi, ma che sembra aver ritrovato una linea di galleggiamento) non siano affatto fuori.
Nel frattempo arriva, ma in serie B, la prima panchina che cambia. A Terni dopo un punto in 4 partite si dimette Toscano. Ma non si dimette per i risultati: lui stesso ha spiegato che non è riuscito a confrontarsi con la proprietà e quindi ha deciso di lasciare, vista la mancanza di fiducia e comunicazione. Gesto rarissimo nel calcio e nel mondo lavorativo in generale. Esce a testa alta e lascia ora la necessità di spiegare la propria posizione alla Ternana che nel frattempo sta cercando un sostituto: Breda in pole position, Gautieri stabile, Foscarini in discesa. Di Carlo ultima idea in casa rossoverde. Ma soprattutto la Ternana dovrà trovare subito serenità e tranquillità. Altrimenti la situazione degenera.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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