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Sinisa, che coraggio: bravo! Verona, attento: Bigon ti affossa. Agnelli ha ragione ma la Juve c'è. Cairo e una grande idea mentre la Federazione parla di vivai ma non li tutela

di Michele Criscitiello
Direttore di Sportitalia e Tuttomercatoweb
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© foto di Federico De Luca

Sinceramente io mi sento di fare i complimenti a Mihajlovic. Un allenatore che sulla graticola si sente di affidare la porta ad un bambino del 1999 ha due attributi grandi quanto il buco finanziario del Milan di questi ultimi anni. Adesso gli potremmo dire che sul gol del Sassuolo il bambino ha qualche responsabilità e che se fosse finita male Sinisa sarebbe andato dritto a casa per aver azzardato così tanto. Invece vi giuro: anche se il Milan avesse preso 4 gol su 4 papere di Donnarumma oggi avrei scritto bene di Sinisa. Se mi stai leggendo Mister sono felice, altrimenti scrivo per conto mio. Ieri Mihajlovic ha dato un segnale, non al Milan ma all'Italia. Ha spedito fuori dal campo un ex portiere del Real Madrid e ha puntato su un bimbo che la serie A non l'aveva mai vista. Sarà l'allenatore che avrà fatto esordire in serie A Donnarumma. La partita era delicatissima ma ci ha creduto e il gol in extremis questa volta ha fatto esultare anche me. Questa mossa andava premiata. Tutto il sistema dovrebbe prendere esempio dal tecnico del Milan, almeno sotto questo punto di vista. In Italia crediamo che anche i 94 siano ancora giovani, che sotto una certa età non si possa giocare perché si è inaffidabile. Una serie di sciocchezze che ammazzano tutto il sistema e ammazzano proprio i nostri ragazzi. Non voglio andare nel caso specifico ma ne vorrei fare un concetto generale. Basta con queste attese. Se il ragazzino vale deve andare in campo. Sbaglia una volta, avanti con la seconda occasione. Sbaglia la seconda volta, dagli la terza occasione. Se è una pippa te ne accorgi in allenamento ma se credi nel giovane gli devi dare solo il minutaggio. Così si fa esperienza e non con le partitelle del giovedì. In Italia abbiamo la media più bassa d'Europa di utilizzo di 96 e 97. I 97 fanno la Primavera (tra poco ne parliamo) insieme ai 98. Dobbiamo puntare di più sui giovani e gli allenatori devono capire che sono delle risorse e non dei problemi. Sarà questo l'unico modo, per una società, di fare business oltre gli introiti dei diritti tv. Guardate il Torino. Il modello è proprio Cairo. Bilanci sani e società non fittizie. Pagamenti puntuali, vende Darmian allo United e una somma importante la reinveste subito su due giovani: Baselli e Zappacosta. Milan e Inter dormono sogni d'oro. I nerazzurri, ad esempio, hanno Federico Di Marco (1997) e Paulino De La Fuente (1997) che sono già pronti per il grande salto. Va bene aspettare ma attenzione a non fargli fare la fine dello yogurt.
A Verona Giulietta e Romeo sono in ansia. Ieri hanno litigato di brutto. Lei voleva andare a fare la spesa prima della gara di Genova, lui voleva vedere la partita. Sembrerebbe che Giulietta abbia detto: "Ma che la guardi a fare, tanto prendiamo 4 pere". Allora Romeo si è arrabbiato e ha detto: "Vai tu al supermercato che le pere dall'uomo ragno noi non le prendiamo". Come sempre le donne hanno ragione, anche nel calcio. Giulietta aveva capito che quest'anno si sarebbe sofferto. Romeo non si è fidato e ha fatto lo stesso l'abbonamento al Bentegodi. Riccardo Bigon, dopo aver mandato in esaurimento nervoso Pulcinella, si è messo sotto il balcone ad implorare Giulietta per farle cambiare idea sul suo conto. Non c'è nulla da fare. Riccardino, figlio di Albertino, da ex Team Manager della Reggina a Ds del Napoli non ne indovina una. Ha messo, per i prossimi 5 anni, Pazzini a bilancio del club come fosse Ronaldo per il Real Madrid.

Di fatto rilanciando su se stesso. La squadra che ha costruito è nettamente inferiore a quella di Sogliano degli ultimi anni e non si era reso conto che gestire Mandorlini è molto più difficile della gestione dell'amico Mazzarri o del "lavativo" Rafa. Il Verona, quest'anno, rischia grosso e una piazza così non può permettersi il lusso di rischiare di tornare nell'inferno della B, quindi, una svegliata serve immediatamente. Certo, Carpi e Frosinone non hanno i mezzi del Verona ma mai sottovalutare il rischio retrocessione per chi non è abituato a campionati di bassa classifica. Il Bologna ha giocato malissimo anche a Modena ma contava solo la vittoria e da una vittoria può cambiare tutto. Vedremo.
Passando alla Juventus, in settimana il Presidente Agnelli ha tuonato. Qualche lampo c'era già stato. Non ce l'aveva con Allegri ma ha lanciato un messaggio forte ai naviganti. La squadra è partita malissimo, ora riesce a dare segnali di ripresa ma la cosa più importante è che in tanta mediocrità la Juve, alla lunga, non può non emergere. Agnelli ha fatto benissimo ad usare quei toni e quei modi. La Juve può non vincere 122 scudetti di fila ma non può stare neanche così lontana dal primo posto. A gennaio è inutile intervenire, servirà avere le idee chiare in estate. Paratici non ha bisogno di consigli. Se Allegri non perde le staffe e mantiene l'umiltà del primo anno state sicuri che la squadra tornerà in piena corsa per lo scudetto.
Parlavamo di settore giovanile prima. Complimenti ad Urbano Cairo, l'unico Presidente ad aver capito come funziona il gioco della Primavera. In occasione della Champions dei giovani ha aperto le porte dell'Olimpico di Torino e la risposta è stata eccezionale con quasi 10 mila tifosi a tifare Toro. SVEGLIA! I club devono lottare per far giocare i propri giovani in stadi veri e non su campetti di periferia dove c'è l'erba alta e dietro passano le auto sull'autostrada. Ne va della valorizzazione del proprio ragazzo. Un giovane calciatore deve avere due obiettivi: il primo è giocare in uno stadio vero e il secondo è quello di giocare in uno stadio vero con tanta gente sugli spalti. I ragazzi devono respirare l'aria del calcio e non dell'improvvisazione, solo così cresceranno in fretta. Cairo ha un grande settore giovanile e non a caso è Campione d'Italia. La sua Primavera è guidata da un allenatore con il futuro assicurato, Moreno Longo, e ha trovato un grandissimo Direttore per il settore giovanile come Massimo Bava. La Juve lo ha corteggiato a lungo ma il suo cuore Toro aveva il colore granata.
Un altro appunto alla Federazione. Se Tavecchio vuole restare davvero nella storia, deve prendere decisioni vere e non di facciata. Ci sono mille problemi nel nostro calcio ma ci sono anche centomila contraddizioni. Pensiamo a come arginare il male, ovvero i procuratori, e poi invece apriamo il settore anche a sconosciuti. La contraddizione più grande è il vivaio. Ci riempiamo la bocca di belle frasi ma la realtà è diversa. La Figc invita le società ad investire sui settori giovanili. Bene. Sappiate che in Italia il primo contratto vero che lega un ragazzino al club lo puoi firmare a 16 anni. Fino a quella età in Italia il calciatore è blindato ma all'estero può andare. Una follia. Ovviamente se il ragazzino, alle spalle, ha una famiglia intelligente non consente al figlio di bruciarsi all'estero (ricordate il caso Macheda), ma al contrario per la società sarà una beffa aver fatto crescere e mangiare un ragazzo che poi può liberarsi a zero per andare in un club che non sia in Italia. Tavecchio dovrebbe abbassare l'età almeno da 16 a 14 anni e dare maggiori garanzie alle società. Superiamo i cavilli legislativi, come vale tutt'ora per la costruzione degli stadi, e non aspettiamo che i più furbi ci soffino idee, prodotti e uomini. Qualcosa cambierà. Prima o poi cambierà. Io ci credo.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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