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Roma: Ibra vuol tornare in Italia. Milan, Mexes: nessun rinnovo. Napoli, il sogno è Diego Lopez. Ischia: riprendete Taglialatela

di Mauro Suma
Nato a Milano il 10 Maggio 1965; Giornalista Professionista dal 1994. Dopo le esperienze professionali di carta stampata (La Notte e Il Giorno) e televisive (Telelombardia, Telenova, Eurosport), dirige Milan Channel dal 16 Dicembre 1999.
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Ibra vuol tornare. E' la sensazione chiara che emerge dal ritorno di fiamma dei media italiani sul Grande Svedese. Attenzione meritata, per un giocatore mentalmente unico, calcisticamente ancora in grado di spostare da solo gli equilibri della nostra Serie A, professionalmente in grado di essere al top almeno per altri due anni. Il primo accostamento che è stato fatto a livello mediatico, ha riguardato il Milan. Ma il Milan è in una fase molto particolare della propria transizione. In primo luogo è assolutamente impossibile che possa assorbire nel proprio monte-ingaggi un giocatore che guadagna 14 milioni di euro netti a stagione. Ma c'è anche un ripensamento rossonero su quella che è stata una linea delle scorse stagioni: i ritorni. Anche se grandi, non appare questo come il momento più indicato per altri ritorni. Kakà non è andato male la scorsa stagione, ma l'idea di ripetere a grandi linee l'operazione non farà parte dell'estate rossonera. A questo punto, il "rischio", anche suggestivo se vogliamo, è che la Roma coroni quell'operazione che anni e anni fa aveva caldeggiato il Barone Liedholm. Prendetelo, aveva detto il Grandissimo Svedese, ma alla fine Zlatan prima restò all'Ajax e poi andò alla Juventus. Visto che la Roma cerca un terminale offensivo, si parla di Mario Gomez, è naturale che Ibra, per il suo tipo di partecipazione al gioco offensivo, possa sia fare gol che partecipare in maniera corale alla manovra offensiva di Garcia. Potrebbe essere una sorta di Batistuta-2 come password dell'operazione.

E' proprio vero. Il Milan non ha contattato nel 2015 nessuno dei propri giocatori in scadenza di contratto per parlare di rinnovo. La linea non riguarda solo Mexes quindi, ma tutti. Ed è assolutamente normale in una stagione come questa, ancor più negativa della scorsa, questa sì paragonabile al '96-97 quando i rossoneri arrivano undicesimi in una Serie A a 18 squadre. Una stagione come questa lascia scorie che rendono necessarie molte valutazioni e molti approfondimenti. Il Milan non è intervenuto con la scure per quanto riguarda la guida tecnica e non ha ecceduto in provvedimenti o in atteggiamenti negativi nei confronti dei propri giocatori. Ma conosce molto bene il peso e lo strascico di stagioni come queste. Potrebbero esserci molti cambiamenti nella rosa del Milan della prossima stagione, sia naturali che incentivati. Il livello di questi cambiamenti dipenderà evidentemente dal tipo di evoluzione che avrà, o non avrà, la vicenda della cessione di quote societarie. Ma ciò cu cui è davvero concentrato il Milan di queste prime settimane estive, di questi giorni di attesa, di fine stagione e di pre-mercato, è la guida tecnica. E' la priorità assoluta. Prima, assolutamente prima, l'allenatore, poi tutto il resto.

Altro che pippa. E' San Diego. Stagione fantastica, quella di Diego Lopez. Parate da sigla televisiva. Atteggiamento da grande professionista, sempre. Come diceva, sfottuto da fenomeni che solo in Italia possono sparlare di calcio. Chi lo ha portato in Italia a costo zero (non a parametro zero, perché non era in regime di svincolo ed aveva un regolare contratto in corso Diego Lopez con il Real Madrid): uno dei migliori portieri d'Europa. Handanovic? Bravissimo, forse più esplosivo. Ma Diego Lopez ha più talento, più classe pure e ancora qualche margine di miglioramento. Se rimane a Napoli, Rafa Benitez ha già in animo di chiedere al presidente De Laurentiis di prenderlo. E anche a Roma giallorossa ci pensano. Milan, prepara le barricate. Diego Lopez è il fondamento, la prima pietra della prossima stagione.

Salvezza a rischio per una delle isole più belle d'Italia, per chi la conosce da vicino, affettivamente, la più bella. Inizia per I e sul suo territorio non si fa il tifo per l'Ambrosiniana o per il Southampton, ma per il Napoli e per il Milan, per l'Inter e per la Juventus. E' l'Ischia, squadra che se fosse rimasta con la stessa rosa della promozione della scorsa stagione, oggi sarebbe in zona playoff nel girone C di Lega Pro. Invece le porte girevoli dirigenziali, vero Iodice..., e le scelte discutibili fatte dagli allenatori, prima Porta e poi Maurizi, hanno impoverito l'organico e i playout non si presentano bene per la squadra gialloblù. Peccato. Assolutamente. Perché se Iodice e soci non avessero posto le condizioni per l'abbandono di Taglialatela dallo staff dirigenziale, oggi l'Ischia sarebbe fuori dalla zona playout. Taglialatela voleva il centrocampista Vincenzo De Liguori, ma una volta uscito dai ranghi l'ex portiere del Napoli, ne ha approfittato la Casertana che oggi ha in organico un fior di giocatore con notevole beneficio per la classifica. Taglialatela si era dimostrato anche bravo a portare giocatori utili e a basso costo come Sirignano o Ciotola, ma nell'Ischia di oggi è più importante farsi pubblicità personale che essere di aiuto o di servizio ad un Club alle prese con una stagione difficilissima e nella quale si è complicato la vita da solo.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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