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Recoba: "Jovetic ha talento. Dybala ha classe pura"

di Chiara Biondini
Fonte: Calcio2000
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Nessuno ha esaltato la fantasia più del Chino Recoba, il pupillo di Massimo...
Ci manca già... Uno come lui, con un talento smisurato, è difficile trovarne, forse impossibile. In tanti sono rimasti ammaliati dalla sua classe, uno su tutti quel Massimo Moratti che, di fatto, lo ha sempre considerato il suo unico, vero pupillo. Alvaro Recoba, alla veneranda età di 39 anni, ha deciso di dire basta. Il suo magico sinistro è andato in pensione ma, nella mente di ogni tifoso di calcio, di quel calcio sbarazzino, le sue giocate resteranno impresse nella memoria per sempre... Non cogliere l'occasione di scambiare due parole con il Chino sarebbe un delitto... Uno così vale sempre il prezzo del biglietto...

Buongiorno Chino, che effetto fa non correre più dietro ad un pallone? Ti manca già il campo?
"No, affatto (ride ndr). Ogni giorno che passa, mi sento meglio. Onestamente, durante l'ultimo anno con il Nacional, non mi sentivo più come negli anni passati, avevo meno voglia e quindi è stato giusto mollare".

Avendo più tempo, sei tornato in Italia... Come l'hai trovata? Ti ricordavi così il nostro Paese?
"Devo dire che, rispetto ai miei tempi all'Inter, ho trovato una Milano molto cambiata. Sarà per l'Expo... Mi sembra più moderna".

E la gente? Sai che qui ti hanno amato tanto...
"La gente prova ad andare avanti, facendo del suo meglio. C'è crisi in Italia, così come in quasi tutto il mondo. Anche in Uruguay non è semplice... Guarda, ho visto tantissime persone, tutte ad abbracciarmi e farmi i complimenti. Mi ha fatto davvero un grande piacere...".

Sicuramente avrai sentito anche Massimo Moratti, il tuo primo tifoso...
"Sì, assolutamente... Siamo andati a cena insieme".

E come l'hai trovato, ora che non è più il patron dell'Inter?
"L'ho visto molto più rilassato, almeno fino a quando non abbiamo cominciato a parlare di calcio... È sempre stato il primo tifoso della squadra e lo è ancora oggi, solo che adesso non deve prendere certe decisioni, quindi la vive in maniera diversa la sua fede nerazzurra. Comunque, appena si è cominciato a discutere sul serio di calcio, ho rivisto il solito presidente, quello che ama il calcio alla follia".

A distanza di tanti anni, quanto pensi di dovere a Moratti?
"Moltissimo. Ha sempre creduto in me, non solo quando le cose andavano per il verso giusto. È sempre stato al mio fianco, soprattutto quando tante persone dicevano che non servivo all'Inter e che ero un peso per la società. Lui è sempre stato sincero con me e io sono sempre stato sincero con lui. Per questo siamo andati sempre d'accordo".

Parliamo un po' della nuova Inter del Mancio...
"L'ho vista un paio di volte e mi è piaciuta. Mi sembra una squadra con carattere. Ecco, ma dico in generale, a livello di qualità mi pare che, in Serie A, ci sia meno talento rispetto ai miei tempi. Indubbiamente si cerca di fare più gioco ma manca la fantasia. C'è ancora più attenzione per i moduli tattici e meno spazio per il talento. Vedo l'Italia leggermente indietro rispetto a Inghilterra, Spagna e Germania, almeno da questo punto di vista del talento puro".

Ma questa Inter può vincere lo Scudetto?
"È presto per dare giudizi , sicuramente hanno intrapreso la strada giusta. Il carattere c'è ed è già tantissimo".

Chi ti piace degli attuali campioni che militano in Italia?
"Dell'Inter mi piace Jovetic. Se parliamo di talento, Jovetic è uno che ne ha... Poi vado pazzo per Balotelli, uno che ha i numeri. Come classe pure, invece mi piace Dybala. È piccolo ma la palla la sa toccare bene...".

Ma un Chino Recoba c'è in giro?
"Ogni giocatore ha le sue caratteristiche, difficile fare paragoni. Di Messi non ce ne sono altri, così come di Cristiano Ronaldo o, parlando dei tempi in cui giocavo io, di gente come Javier Zanetti... Pensa? Ci potrà essere ancora uno come Javier Zanetti? Non credo proprio...".

Nel calcio di oggi, dove potrebbe giocare uno con il talento di Recoba?
"Potrei giocare ovunque, in qualsiasi squadra, non ho dubbi".

Senti, ci racconti come sei riuscito a fare tanti gol eccezionali... Penso ai gol da posizioni impossibili o da metà campo, come quello contro l'Empoli...
"Non ci pensi, ascolti solo l'istinto. C'è una voce che ti dice: 'Tira, tira...' e tu non fai altro che ascoltarla. Almeno per me è sempre stato così...".

Hai chiuso la tua carriera con un altro titolo con il Nacional... Come è stato il tuo ritorno in Uruguay?
"Beh, direi che ho risposto sul campo a chi credeva fossi finito. Mi sono tolto tante soddisfazioni, mi sono divertito tanto, in campo e fuori".

Ora che hai smesso, mi dici quale è il gol a cui sei più legato e perché?
"Non ho dubbi: il gol su punizione con cui abbiamo vinto il derby con il Penarol (novembre 2014, Nacional-Penarol 2-1). Eravamo sotto 0-1, abbiamo pareggiato a tempo quasi scaduto e, al 95', su punizione, ho trovato la rete della vittoria. La gente è impazzita, c'erano persone che piangevano. Un delirio totale, non lo dimenticherò mai".

Tempo fa, hai detto che, se avessi avuto la testa di Zanetti, avresti fatto molto di più nel calcio... Ne sei ancora convinto?
"Certamente, ma Javier Zanetti è stato un marziano, essere come lui era impossibile. Quindi sono contento di aver fatto quello che ho fatto, sempre decidendo con la mia testa".

La classica punizione alla Recoba...
"(ride ndr) Sì, e al momento giusto direi... Guarda, è stato pazzesco. Come se il destino abbia voluto regalarmi un'ultima grande gioia. Sembrava un film".

Stai già pensando a cosa fare adesso che hai smesso di correre dietro al pallone?
"Tempo ne ho per decidere... Sicuramente dovrò studiare per restare nel mondo del calcio. Più che fare l'allenatore, mi piacerebbe diventare dirigente di qualche club, magari di quelli che ho conosciuto da giocatore, così da dare una mano".

Insomma, di tornare in campo non se ne parla più?
"Ma scherzi? No, basta...".

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