Milan, Berlusconi: "Impongo le formazioni? No, al massimo suggerisco"
In cantiere da giugno, uscirà a giorni la biografia di Silvio Berlusconi, presidente del Milan che si è raccontato ad Alan Friedman. Gazzetta.it ha rivelato un'anticipazione del volume, con il calcio che inevitabilmente si mischia alla politica, nei ricordi dell'ex Cavaliere: "Io avevo conosciuto Capello come giocatore, poi avevo pensato che potesse essere un buon dirigente di una squadra sportiva. Lo invitai a frequentare una squadra da dirigente e poi gli chiesi di applicarsi come direttore ad altre squadre sportive del mio gruppo; lui fece bene e quindi quando ne ebbi la necessità ne parlammo e lui divenne l'allenatore del Milan, con tutta la stampa contro, che diceva volessi essere io l'allenatore e avessi messo in campo un allenatore. Capello ha dimostrato che non è stato così".
È vero che ha imposto spesso le formazioni ai suoi allenatori?
"Imposto no, suggerito sì. Molto spesso ho discusso sia del modulo che dei giocatori; a volte sono stato in disaccordo con l'allenatore, ma ha sempre vinto l'allenatore. Con Sacchi inventammo la formula di un Milan che fosse padrone del gioco, per divertire e farsi applaudire anche dai tifosi avversari".
Il suo rapporto con Ancelotti?
"Grande lavoratore, aperto ad ogni nuova idea, in sintonia totale con me per il modo di schierare una squadra in campo e una grande capacità di rapportarsi con i giocatori. L'allenatore non deve essere soltanto bravo tecnicamente, deve essere un padre e io chiamavo Ancelotti il grande padre di famiglia dei nostri ragazzi".
Ancelotti, Sacchi e Capello. Con chi ha il miglior rapporto?
"Con tutti e tre, molto spesso si lavorava restando a cena dopo la gara. Ho mantenuto con tutti una forte amicizia, ci sentiamo spesso, mi sono vicini. Ci sono stati altri allenatori, con quelli che sono durati poco evidentemente non sono riuscito a legare e quindi ne ho trovati altri".