Mazinho, cuore di padre. Difficile scegliere fra Barça e Bayern
Iomar do Nascimento oggi avrò il cuore diviso. Fra Lecce e San Paolo, anzi, tra San Pietrovernotico e la capitale Paulista. Perché Thiago Alcantara è nato l'11 aprile 1991, quando l'ex centrocampista Mazinho giocava nel Lecce, nella sua esperienza italiana. L'anno successivo alla Fiorentina, con zero gol e il ritorno al Palmeiras. Nel Belpaese sicuramente meglio in Puglia che in viola, perché pagato 8 miliardi di lire durò solamente una stagione prima del ritorno in patria, al Palmeiras. Dove nascerà Rafael Alcantara, al secolo Rafinha, secondogenito e anche lui calciatore professionista.
Sarà un derby particolare, perché entrambi i figli sono cresciuti nel Barcellona, nella Maisa, ma poi Thiago Alcantara ha preferito lasciare il Camp Nou per seguire Guardiola, l'allenatore che lo ha lanciato poco più che diciottenne, in seguito al pagamento della clausola rescissoria più un ulteriore conguaglio a causa di un paio di cavilli contrattuali.
Thiago può essere il rimpianto del Barça dei prossimi anni, con Xavi che va verso gli USA e Iniesta che di anni ne compie 31 quest'anno. Trovarsi un centrocampista di simil fattura nelle giovanili è come un terno al lotto, e due secchi erano già arrivati.
Fortunatamente c'è Rafinha, che di anni ne ha 22, ed è una delle migliori novità che il Barça ha sfornato negli ultimi anni. Piano piano sta trovando un posto da titolare in un centrocampo che è un tritacarne (basti pensare ad Alex Song, ceduto in prestito per disperazione pur essendo uno dei migliori d'Europa nel ruolo) e stasera si troverà suo fratello maggiore dinanzi, in una sfida che dal campetto sotto casa si trasferisce alle semifinali di Champions. Forse è una finale anticipata, anche se il Bayern ha grossi problemi di formazione e il Barcellona sembra ritornato una corazzata. Ma Mazinho potrà avere soddisfazione - e tormento - in qualsiasi caso.