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Konoplyanka e il no alla Roma, specchio del nostro calcio

di Andrea Losapio
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© foto di Federico De Luca

Yevhen Konoplyanka era a un passo dalla Roma. E poteva essere anche una soluzione low cost - non come Ibarbo, perlomeno - per l'attacco della Roma, poiché l'ucraino andava a scadenza il 30 giugno 2015, fra soli sei mesi. Il talento è ineccepibile, il fatto che sia arrivato Doumbia a titolo definitivo spiega che probabilmente non sarebbe stato l'unico arrivo in giallorosso, pure se avesse accettato. Invece, come lui stesso ha affermato, ha rifiutato la proposta capitolina, perché preferisce un altro calcio. Come quello inglese, e probabilmente qualche offertina - magari non dalle top - è già arrivata. D'altro canto in Italia ci sono altri stipendi, rispetto alla Premier League, oramai decisamente più avanti.

Basti pensare che tra le prime venti squadre per fatturato ce ne sono ben dieci inglesi, sintomo dei tempi: anche perché solamente quattro entrano in Champions, e otto sono sopra Napoli e Inter.
Insomma, un quadro a tinte fosche che spiega come il rifiuto del fantasista del Dnipro sia una questione di opportunità, molto diverse rispetto all'inizio del secolo. Shevchenko era inseguito da grandi squadre, ma poi aveva scelto l'Italia perché il campionato più bello del mondo. Ora la geografia calcistica è decisamente cambiata, tanto che l'Italia assomiglia al fratello povero - ma dal grande passato - che è l'alternativa adatta per giocatori in cerca di una crescita, o di un rilancio. Ma che Konoplyanka rifiuti la Roma per una squadra di medio cabotaggio è davvero (l'ennesimo) brutto segnale.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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