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Inzaghi: attaccatelo a più non posso. Meglio per il Milan. Destro-Handanovic: scambio Roma-Inter. Da Cerci a Mario Suarez: sempre derby. Serie A: senza Higuain e Pogba, dove si va?

di Mauro Suma
Nato a Milano il 10 Maggio 1965; Giornalista Professionista dal 1994. Dopo le esperienze professionali di carta stampata (La Notte e Il Giorno) e televisive (Telelombardia, Telenova, Eurosport), dirige Milan Channel dal 16 Dicembre 1999.
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Avanti, c'è posto. Attaccatelo Inzaghi. Chiamatelo pure Inzarri, o Mazzaghi se preferite, accusatelo pure di fare calcio da contropiede. Cercate anche di umiliarlo scrivendo che allena il Milan solo perché costa poco o che può andare avanti solo con un tutor. Fate, fate pure. Questa deve essere la speranza dei veri milanisti. Perchè questo è il brodo di coltura in cui Inzaghi sguazza al meglio. Lui ha costruito una carriera di campo sulle critiche. Le ha convertite in adrenalina, gol, record, coppe, fama. Lo deridevano per la sua tecnica, gli dicevano che era finito nel 2004 per la cartilagine del ginocchio. Lo bollavano come cascatore, lo accusavano di inibire Sheva. E lui dritto verso l'allenamento del giorno stesso, verso il prossimo gol, lui e il suo fanciullino (l'amore che ha dentro di se per il calcio) pronti per l'appuntamento con il cielo di Atene. Questo è Inzaghi. Il bello deve ancora venire il suo motto. Le rivincite non se le prende a caldo. Le prepara con testa e cuore e al momento giusto se le gode per sempre. Dopo Milan-Sassuolo di coppa Italia ha anche detto: "Ho letto che l'anno scorso il Milan era a 17 punti dal terzo posto, finchè possiamo giocarci qualcosa ce la dobbiamo giocare". Non c'erano dubbi che Inzaghi capisse. E convertisse l'orribile Milan di Torino nella voglia pancia a terra di migliorare, di competere. Quel dato, di cronaca, lui ho la letto. Perché non lo ha ispirato. L'animo di Inzaghi, in panchina oggi come in campo una volta, è libero da conflitti ed è popolato solo da stimoli. Lui non chiama la Società e quindi il Sito, come è accaduto il 24 Febbraio 2014 alle 10:24. Quel giorno altre persone si preoccupavano di chiamare il Milan e quindi il Sito per ottenere la pubblicazione della seguente notizia: "Il Milan, dall'arrivo di Mister Seedorf, ha conquistato 13 punti in 6 gare. Nelle stesse 6 partite del girone d'Andata, i rossoneri avevano conquistato 8 punti". Verificare, please. Anche così, facendo un abbozzo di lavoro giornalistico, i mendicanti di amicizie possono scoprire che nel loro orticello accadeva ben di peggio, rispetto ad un dato reso noto, nella maniera più innocente del mondo, dal buon Tiberio Fossi che da 20 anni (tanti Auguri!) è l'editore e direttore responsabile della Football Data che ha il merito e l'onore di collaborare con molti Club di Serie A fra cui il Milan.

La quotazione di mercato che la Roma attribuisce a Mattia Destro è fuori dalla portata della Serie A italiana. Destro a 20 milioni può partire solo attraverso uno scambio e dopo tanto lavoro di preparazione. A Gennaio non c'è tempo, non c'è materia per lo scambio e non accadrà. A Giugno, invece, con ogni probabilità la Roma risolverà il problema del portiere con Samir Handanovic e l'Inter quello dell'attaccante al posto o di Osvaldo o di Icardi o di Palacio, proprio con lo stesso Mattia Destro.

Per la seconda volta nella finestra di mercato di Gennaio, l'Atletico Madrid è l'arbitro di un derby. Prima quello per Alessio Cerci. Andato al Milan, per il grande rapporto fra Miguel Angel Gil e Adriano Galliani, non tenuto in conto da Roberto Mancini. Adesso il secondo derby. Quello per Mario Suarez. Che andrà all'Inter. Non facciamo finta di niente, non nascondiamo le cose che bruciano sotto il tappeto: al Milan, Mario Suarez piaceva parecchio. Ma questo pareggio nel derby di Gennaio ha dato al Milan quella gran voglia di giorni del Condor che all'inizio si pensava non dovessero arrivare in questa sessione di trattative. Centrocampo-Condor allora? Difficile, ma non impossibile.

Tutti pronosticano Napoli per il terzo posto. Pronostico legittimo, pronostico che ci sta. Ma il Napoli sarà abbastanza sereno per centrarlo? Perché la faccia di Higuain a Bilbao non mente. Il Pipita senza Champions League a Napoli non ci vuole stare. Ed è per questo che il Napoli non si gioca solo un obiettivo sportivo, ma il proprio futuro. Anche per Inter e Milan è un po' così. Ma sono società più scafate, che la drammaticità sportiva della posta in palio l'hanno già colta in pieno. Saprà farlo anche il Napoli, in una Napoli che tradizionalmente è città di calcio esigente, ansiosa di amare la sua squadra, anche chiassosa quando si tratta di animare il dibattito? Dubbi che possono, in altra percentuale, riguardare anche la Juventus. Che ha davanti a se la sfida di Zidane. Nell'estate del 2001 sembrava finito il mondo e invece arrivarono Buffon, Thuram, Nedved e il 5 Maggio. Nell'estate del 2015, la Juventus dovrà con ogni probabilità ripetersi. Da Zidane a Pogba. Anche il mercato è una grande sfida.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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