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Il Napoli vince il derby delle deluse. La Juve non si riconosce più

di Ivan Cardia
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Il San Paolo ha dato il suo verdetto: il "derby delle deluse" di questo inizio di stagione lo vince il Napoli, capace di imporsi per 2-1 tra le mura amiche. La Juventus resta al palo, vecchia signora ingobbita e corrucciata nel tentativo di liberarsi dalla vecchia pelle, rimastale addosso quasi come un peso nell'anno della rivoluzione dopo quelli delle vittorie.

Troppo avanti i partenopei, nel loro parallelo percorso di evoluzione: il Napoli di Maurizio Sarri è ancora ben lontano dall'essere una macchina perfetta e deve fare tanta strada, sia per colmare la distanza dalla vetta che per rispondere alle aspettative sue e dei suoi tifosi. Tuttavia, la serata di ieri dà qualche indicazione in più; anzitutto, notizie positive da Lorenzo Insigne, il cui infortunio pare molto meno grave del previsto. Buon per gli azzurri, perché lo scugnizzo s'è fatto uomo e soprattutto giocatore fondamentale nel progetto, in grado di unire fantasia e letalità negli ultimi metri come tanti aspettavano da troppo. La squadra di Sarri mostra ampi margini di miglioramento, a volte rischia di complicarsi la vita da sola e in difesa non è ancora una fortezza, però oltre al magnifico le note liete non mancano: Gonzalo Higuain continua a segnare, Kalidou Koulibaly cresce e con lui tutta la difesa, Elseid Hysaj ha le stimmate del grandissimo giocatore o quanto meno dell'utilissimo, perché rende bene in qualsiasi posizione. A centrocampo, Jorginho sembra pronto al salto di qualità, in attesa di Mirko Valdifiori, mentre Marek Hamsik riesce a prendersi sulle spalle la squadra nei momenti di difficoltà e Allan se la porterebbe a spasso ovunque potesse. I tratti da raffinare non mancano, come qualsiasi bozza in divenire, ma qualcosa s'intravede e non sembra affatto male.

Tutto il contrario i bianconeri, apparsi ancora involuti e in grado di mettere in mostra solo sprazzi delle qualità che in anni recenti ne hanno fatto i padroni assoluti del panorama calcistico nostrano. Impegnato in una rivoluzione che tale ancora non è, perché non ci si può limitare a distruggere la Bastiglia, Massimiliano Allegri cambia tre volte modulo alla ricerca della quadratura del cerchio, mai riuscita neanche ai matematici. L'angolo che meno vuole smussarsi riguarda l'improvvida necessità di un erede di Andrea Pirlo a centrocampo: il regista bresciano manca tantissimo, più di quanto si era immaginato, ma non è clonabile, che i tentativi di ripeterlo si chiamino Hernanes, Paul Pogba, Mario Lemina (per la cronaca, forse unica nota lieta della serata) o chi per loro. Se non c'è Pirlo, si deve fare a meno di Pirlo: questa verità forse la si è recepita ormai, ma a Torino stanno ancora cercando il modo di adeguarvisi. Il mercato non ha certo aiutato e le scelte di ieri sera ne sono la dimostrazione: Hernanes è stato il primo cambio, Paulo Dybala, colpo dell'estate, il secondo, per lasciare in campo un Simone Zaza che non è riuscito mai o quasi mai ad avere ragione della difesa avversaria. Passi il turno di riposo per Juan Cuadrado in ottica Champions, ma anche Alex Sandro a questo punto diventa un interrogativo non da poco, perché a qualche osservatore inesperto può sfuggire il senso di pagare quasi 26 milioni di euro un terzino per poi farlo entrare nei minuti finali di una partita da recuperare. Troppo facile sparare sulla croce rossa rappresentata al momento dai campioni d'Italia, ma il grido d'allarme a questo punto è quasi assordante: al netto della grandissima prestazione dell'Etihad e dei ricordi di Supercoppa ormai lontani, Madama non riesce più a riconoscersi allo specchio. Forse è normale, perché l'immagine è cambiata, come ha cercato di spiegare Beppe Marotta nel riferimento ai 10 giocatori nuovi su 24. È il caso però che la Vecchia Signora si abitui al suo nuovo vestito e sistemi qualche difetto sartoriale, perché finora sta spaventando davvero i tifosi.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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