Ibrahimovic, lo svedese difficile per un nuovo-vecchio Milan
"Mi affascinerebbe un ritorno di Ibrahimovic, anche se è un soggetto molto difficile da dominare e ci vuole pazienza per stargli dietro". Con queste parole poco più di una settimana fa il presidente del Milan Silvio Berlusconi faceva sognare i tifosi rossoneri aprendo al ritorno dello svedese, oltre che a quello di Carlo Ancelotti. Sfumato l'allenatore, che ha scelto l'anno sabbatico dopo il biennio al Real Madrid, non resta che Ibrahimovic per realizzare quelle promesse etichettate come elettorali dai commentatori più maligni.
Dopo i primi no da parte di Mino Raiola, procuratore di Ibrahimovic, e Nasser Al Khelaifi, presidente del PSG, nelle notti di Berlino - diventato il centro del mondo calcistico a margine della finale di Champions League - il sogno ha ripreso corpo grazie agli incontri fra l'ad del Milan Adriano Galliani e appunto Mino Raiola. Incontri che hanno avuto per tema sopratutto il ritorno di Ibra in rossonero. Un affare difficile per i costi e per le difficoltà che il PSG troverebbe per sostituire un centravanti come lo svedese che pur non essendo più giovanissimo rappresenta ancora una stella di prima grandezza che sa essere decisiva per le sorti del club parigino. Il Milan non molla forte dell'arrivo di un socio come Bee Taechaubol che porterà tanti soldi freschi nelle casse societarie sia per ridurre l'indebitamento sia per operare sul mercato. Si parla di 100-150 milioni di euro solo per rinforzare la squadra. Una cifra importante che permette di sognare in grande e costruire un nuovo Milan partendo da un vecchio protagonista degli ultimi anni d'oro in casa rossonera.