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Ibrahimovic, conquistata la Francia è tempo di decidere il proprio futuro

di Ivan Cardia
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Zlatan Ibrahimovic, questo sconosciuto. Quale approfondimento vi potrebbe mai essere su uno dei calciatori più forti al mondo e più decisivi a livello di competizioni nazionali, che peraltro ha già vestito in Italia le maglie di Juventus, Inter e Milan per un totale di sette stagioni corredate da sei primi posti in classifica? Eppure, a 33 anni, lo svedese è ancora d'attualità, eccome. Ieri sera ha vinto il Trophee des Champions 2015 con il suo Paris Saint-Germain, contribuendo a stendere, pur senza segnare, il Lione con un secco 2-0. Era questa, la conquista della supercoppa francese, la data di scadenza ipotizzata da molti osservatori per il suo rapporto con il PSG, a confermarlo ci avrebbe poi pensato il diretto interessato nel post-partita: "Oggi potrebbe essere stata la mia ultima partita, in settimana deciderò sul mio futuro". Si apre un periodo decisivo, a prescindere dalla veridicità delle dichiarazioni attribuite ad Ibra.

Parigi varrà pur bene una messa, ma dopo tre anni può stancare, specie se in questi tre anni si sono vinti altrettanti titoli nazionali e ci si è messi l'anima in pace per quanto riguarda l'unica grande pecca nel curriculum dello svedese, quella Champions League che in bacheca proprio non ci vuole stare. E che il Milan non gli può offrire: sono proprio i rossoneri, pur con questa carenza, i più vicini a riabbracciare il gigante svedese, nonostante questi abbia nicchiato, eludendo qualsiasi domanda sull'argomento. Che a Milano abbia vissuto gli anni più felici della sua carrierra, specie a livello di vita privata, non è un mistero, né d'altra parte dirigenza e proprietà rossonere si sono nascoste: il ritorno di Ibra, se non dal punto di vista tattico, è prioritario per dare il volto giusto al rilancio milanista. La concorrenza è variegata e ha i suoi punti di forza in offerte di natura molto eterogenea fra di loro: in Italia il suo nome è stato accostato anche alla Roma, ma i due profili non sembrano destinati a combaciare. Troppo ingombrante Ibra in uno spogliatoio che già ospita Francesco Totti, troppo oneroso il suo ingaggio, troppo in avanti la sua carta d'identità: a meno di clamorose sorprese, quella capitolina è una pista al momento da escludere, ragion per cui le sirene più interessanti arrivano dall'estero.

In Europa, soprattutto Manchester United e Galatasaray: all'Old Trafford, Ibra ritroverebbe Louis Van Gaal, con cui ha ammesso di aver avuto un rapporto problematico ai tempi dell'Ajax, ma ha anche detto che la sfida lo stuzzicherebbe; è sottinteso che a stuzzicarlo vi sarebbe anche l'offerta economica, di sicuro superiore a quella del Milan, nonché quella sportiva, perché i Red Devils giocano la Champions e mirano a tornare protagonisti a tutti i livelli. Ad Istanbul si abbassa l'asticella dal punto di vista delle ambizioni sportive, perché davvero clamoroso sarebbe un (quasi) inedito protagonismo del Galatasaray a livello europeo, ma si alza quella degli spunti economici, un dettaglio che a Zlatan non è mai dispiaciuto. Attraversare l'Atlantico è l'ultima possibilità: ancora più giù a livello di sogni di gloria, se non quello di rubare la copertina a Pirlo e Lampard, forse a livello economico si resterebbe sulle cifre proposte dal Bosforo. Una destinazione, la MLS, che intriga lo svedese, ma della quale lui stesso ha detto che potrebbe diventare concreta soprattutto a partire dalla prossima stagione, glissando su un trasferimento nel breve periodo. La particolarità di questa vicenda, finora, è stata proprio la volontà di Ibrahimovic di non esagerare con proclami e simili, lasciando che fossero gli altri a parlare e regalando perle di enigmaticità, come quando ha fatto riferimento al suo futuro nelle mani di Mino Raiola. Sarà stato pure vero, chissà, adesso però sarà lui a decidere del suo destino. E, ovunque vada, sarà un successo.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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