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I conti tornano e gli scudetti non arrivano. Benitez lavora per riportare il Napoli in Champions e parla per costringere De Laurentiis a migliorare l'organico: la storia indica chi dei due la spunterà

di Raffaele Auriemma
Laurea in Giurisprudenza, scrittore, giornalista professionista, radiocronista dal 1985 e telecronista Mediaset Premium per le partite del Napoli. Corrispondente di Tuttosport, coordinatore per Piùenne, produce e conduce "Si gonfia la rete"
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© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews

E' tutta questione di soldi, la vil pecunia che girare il mondo fa e troppe volte lo rallenta. Anche, soprattutto nel calcio, una realtà che sta cambiando pelle, da evento sportivo a questione di business. Vincono sempre, anzi spesso, loro: i ricconi. Poi capita pure che l'Atletico Madrid, il Borussia Dortmund o lo Schalke 04 riescano ad interrompere egemonie consolidate. Per poco tempo, però, e quindi scontare lo sforzo effettuato con un improvviso calo che diventa tonfo. Allora ci si chiede: meglio procedere con cautela oppure rischiare la sorte con un'accelerazione sugli investimenti? A Napoli proprio no e da sempre De Laurentiis mette in primo piano i bilanci, con una squadra competitiva soprattutto per puntare ad un posto in Champions League. Il presupposto è presto detto: con le risorse che ti garantisce l'Europa dei grandi, si potrà avere un giorno la forza economica per attrarre altri campioni e garantire loro i lauti ingaggi che percepiscono altrove. Sulla strada di questo progetto bisogna mettere pure nel conto, però, perdite dolorose, come quelle di Lavezzi, Cavani e Pepe Reina, oltre a qualche allenatore che ammaina la bandiera di fronte alla preoccupazione di non riuscire ad ottenere risultati migliori di quelli appena conseguiti. E' successo con Mazzarri, al quale De Laurentiis avrebbe garantito un ingaggio annuo e per 3 anni da più di 4 milioni, per dare l'assalto allo scudetto dopo il prestigioso secondo posto del 2012-2013, che ad oggi rappresenta il miglior punteggio in serie A conseguito dal Napoli dopo la luminosa era Maradona.

Invece, Mazzarri lasciò, tirandosi dietro gli improperi del popolo che lo definì "traditore". Poi con Benitez arrivarono Higuain, Reina, Albiol, Callejon, ecc, rinforzi prelevati finalmente da Liverpool o Real Madrid e non più da Bologna, Parma e Torino. Lo scudetto sembrò più vicino ed invece fu solo terzo posto, a conferma che con l'organico precedente erano stati fatti miracoli e che per il tricolore serviva ancora di più. Ma questo "di più" arriverà il prossimo anno? Dalle recenti parole di Rafa Benitez sembrerebbe di no. "Qui a Napoli hanno l'abilità di far quadrare i conti ogni anno. Un grandissimo merito, che però ti condiziona quando si tratta di competere per i titoli. Ci sono squadre con potenzialità economiche molto più alte, che hanno un potenziale superiore al nostro e comunque devono lavorare sodo per ottenere i titoli a cui tutti aspirano", la disamina del coach spagnolo è una sentenza incontestabile e lascia spazio a due riflessioni che rimbalzano nella mente dei tifosi: sta mettendo a nudo i limiti della realtà partenopea prima di volare altrove oppure vuole tenere sulla corda De Laurentiis per costringerlo ad investire più di quanto non abbia fatto nell'ultimo mercato estivo? Tempo un mese e si saprà tutto sul futuro di don Rafè, intanto che De Laurentiis fa contattare altri allenatore e blocca altri giovani talenti come Gabbiadini da inserire nella prossima stagione. Il tempo è galantuomo e ci dirà se davvero bisogna essere nababbi per vincere e qual è la differenza tra un "traditore" e chi lascia perché così di più proprio non si può.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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