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ESCLUSIVA TMW - Simone: "Crisi Milan? Berlusconi aveva idee, ora solo soldi"

di Gaetano Mocciaro
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© foto di Giacomo Morini

È stato uno dei protagonisti del grande Milan di Arrigo Sacchi e Fabio Capello. 260 presenze in rossonero e 75 reti, vincendo tutto quello che c'era da vincere. Marco Simone oggi fa l'allenatore e ha scelto di intraprendere la carriera all'estero. Dopo le esperienze al Monaco e al Losanna è tornato in Francia, dove è alla guida del Tours, in Ligue 2. Ai microfoni di Tuttomercatoweb ci parla della sua nuova esperienza e dice la sua sulla crisi dei rossoneri.

Marco Simone, la ritroviamo alla guida del Tours. Cosa l'ha portata a ricominciare dalla Ligue 2?
"C'è un progetto biennale per salire in Ligue 1. Quest'anno abbiamo cambiato tanto ma fatto un buon mercato, privilegiando la linea verde. Non a caso tra le squadre delle prime due divisioni francesi siamo quella con l'età media più bassa. Per quest'anno l'obiettivo del presidente è quello di arrivare tra le prime dieci. Il prossimo anno vorremmo tentare il salto nella categoria superiore con 3-4 rinforzi. Spero bastino questi perché se ne servissero di più vorrebbe dire che qualcosa quest'anno non è andato secondo i piani".

Il livello della Ligue 2 è equiparabile alla nostra Serie B?
"Per me è anche superiore alla Serie B italiana. C'è molto più equilibrio ed è più difficile dal punto di vista fisico. Qui ci sono molti più atleti e a livello tecnico c'è più qualità e talento. La Serie B italiana ha più preparazione tattica ed esperienza, ma anche sotto questo aspetto la Francia sta crescendo tantissimo".

Quella di allenare all'estero è una sua scelta precisa?
"Sì, lo è. Perché ho voglia di lavorare in un certo modo, in contesti dove sono importanti i contenuti. Sia chiaro che non mi precludo la possibilità di tornare in Italia ma ciò che vedo nel nostro Paese è che dominano più le relazioni e se non le hai fai più fatica a trovare squadra. Si dovrebbe invece privilegiare la qualità, i contenuti. All'estero c'è l'idea manageriale dell'allenatore, puoi avere una gestione più ampia. Il direttore sportivo comincia ad essere presente anche in Francia ma a livello manageriale il ruolo dell'allenatore è molto importante".

Segue ancora il Milan?
"Seguo sempre il Milan e mi fa male vederlo così. Purtroppo è molto chiaro quello che sta succedendo. Sarebbe banale analizzare il Milan per i risultati. Il vero grande problema è al vertice. E non è un problema di budget".

Quale è il problema principale dei rossoneri?
"Io ho avuto la fortuna di conoscere un presidente che aveva sì un budget importante ma soprattutto aveva idee. Ho l'impressione che queste idee non ci siano più. Se si tornasse nell'ordine delle idee su come costruire un progetto la squadra tornerebbe facilmente ai vertice, perché se passi 5-6 anni pensando di risolvere il problema col soldo il problema rimane, così come la mancanza di un progetto. Vediamo soltanto che la società ripiega su qualche colpo eclatante solo per dare fumo negli occhi della gente e della stampa. Il grande Milan ha sempre ragionato con le idee oltre ad avere la fortuna di avere un budget importante a disposizione".

Crede che anche la figura di Galliani debba essere messa in discussione?
"Difficile dire se è il momento di cambiare. Una cosa che non ho capito è perché è stato lasciato partire Ariedo Braida. Credo che Galliani e Berlusconi debbano avere la volontà di rimettersi in gioco, ripartire da zero e non dimenticare come sono arrivati a costruire un Milan vincente. Adesso cercano di accelerare i tempi per costruire qualcosa con i soldi, ma è inutile perché a livello economico il Milan non potrà competere con Real Madrid o Manchester City".

Un giocatore che sta facendo il suo percorso è Stephan El Shaarawy, dal Milan al Monaco. Fin qui l'attaccante sta trovando delle difficoltà
"A El Shaarawy posso dire una cosa, che ho sempre detto a tutti i giocatori da fuori arrivati in Francia. non pensi che il calcio francese sia inferiore, perché è un calcio veloce, tecnico e fisico dove se non sei preparato mentalmente fai fatica. E questo succede a molti italiani. Il problema non è il Monaco che non fa giocare El Shaarawy, ma la mentalità italiana. All'estero si corre di più, c'è più agonismo e gli italiani non sono abituati a questo. Magari lo sono nelle gare che contano, ad esempio quando c'è la Champions League, ma durante la stagione mancano sotto il profilo dell'approccio. Io credo che El Shaarawy abbia delle qualità importanti per fare bene in Francia, perché è intelligente tatticamente e sa come muoversi. Ma non deve sottovalutare la Ligue 1".

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