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ESCLUSIVA TMW - Crespo celebra il River: "Grande grazie ai campioni del '96"

di Gaetano Mocciaro
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© foto di Federico De Luca

19 anni dopo il River Plate è sul tetto del Sudamerica. Un'impresa va considerata tale pensando a come, solo 4 anni fa, la squadra toccava il punto più basso della sua storia, retrocedendo in seconda divisione. L'eroe della notte del Monumental del 1996 fu un giovanissimo Hernan Crespo, che a 20 anni con una doppietta stese i colombiani dell'America de Calì, ribaltando così il ko dell'andata. Oggi Valdanito celebra i Millonarios del 2015, freschi di trionfo nella finale contro i messicani del Tigres. Ecco le sue parole a Tuttomercatoweb: "Sono felicissimo per quello che ha fatto questa squadra, soprattutto perché è riuscita a ricostruirsi in tempi brevissimi dopo la retrocessione del 2011. Una volta toccato il fondo hanno cambiato la dirigenza mettendo al comando persone come Matias Almeyda, Ramon Diaz, Marcelo Gallardo, protagonisti proprio di quella Coppa del 1996. Ed Enzo Francescoli, anch'egli in campo all'epoca, come dirigente. Persone di spessore che hanno riportato il River dove merita".

Possiamo paragonare questa squadra a quella attuale?
"Non credo sia giusto fare paragoni, sarebbe una cosa antipatica. Questa squadra è vincente, come lo è quella del 1996 e anche del 1986. Posso dire che, in generale, questa sia una squadra quadrata con dei picchi altissimi ed elementi che fanno la differenza".

Allenatore è Marcelo Gallardo, che era con te quella notte del 1996. Ti aspettavi una simile carriera di allenatore?
"Allenatore intelligente, col quale ho condiviso un lungo percorso assieme sia nelle giovanili del River che in Nazionale. In campo è sempre stato un trequartista intelligente e quando si è messo a fare l'allenatore ero convinto potesse fare un percorso importante".

Facendo un passo indietro a quella notte del 1996. Ti ricordi quella partita contro l'America de Calì, ti va di raccontarla?
"Fu semplicemente il massimo può capitale a un ragazzo uscito dal settore giovanile di quella squadra. Ritrovarsi a 20 anni a fare una doppietta in una finale di Copa Libertadores. È qualcosa di incredibile. Per rendere l'idea, con le dovute proporzioni, immaginatevi Francesco Totti arrivare in prima squadra della Roma dopo tutta la trafila nelle giovanili e segnare subito due gol in finale di Champions League. Per me fu speciale, io ho fatto tutto il settore giovanile del River Plate dall'età di 7 anni fino alla prima squadra".

Eri anche tifoso del River Plate?
"In verità tifavo San Lorenzo, ma quando entri nel River così piccolo è inevitabile che ne resti legato".

In Italia hai giocato sia con la maglia dell'Inter che del Milan. Avessi avuto l'opportunità avresti giocato anche nel Boca Juniors?
"Assolutamente no. Come detto sono entrato nel River a 7 anni e sin da piccolo nasci respirando la rivalità col Boca. Di conseguenza mai avrei potuto giocare per gli avversari numero 1".

Dopo quella doppietta all'America de Calì partisti per l'Europa: destinazione Parma. Hai il rimpianto di non aver giocato l'Intercontinentale?
"No, nessun rimpianto. Per un appassionato di calcio giocare l'intercontinentale è un evento straordinario, ma la mia carriera mi ha dato la possibilità di giocare tutte le finali possibili".

Molti tuoi colleghi connazionali hanno iniziato proprio in Argentina. La tua carriera invece inizia in Europa. Ti vedi un giorno allenare nel tuo Paese?
"Ho iniziato questo mestiere consapevole di dover aver sempre la valigia in mano. Oggi il Modena mi ha dato un'opportunità e sono grato al club. Non è detto che in futuro non torni in Argentina".

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