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ESCLUSIVA TMW - Avv. Lubrano: "Catania, rischio retrocessione. Su Salah..."

di Ivan Cardia
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© foto di Federico De Luca

Calcio e diritto, un legame che sta caratterizzando l'estate sotto diversi aspetti. Dalla vicenda dei deferimenti del Catania alla telenovela di mercato legata a Mohamed Salah, passando per i tanti affari del Napoli saltati per il mancato accordo sullo sfruttamento dei diritti di immagine alle nuove norme in materia di tesseramento di calciatori da parte delle squadre di Serie A. Ne abbiamo parlato con Enrico Lubrano, avvocato e docente di Diritto dello Sport presso la L.U.I.S.S.-Guido Carli di Roma.

Questione Catania: nella giornata di mercoledì sono arrivati i deferimenti per il Catania, il suo patron Antonino Pulvirenti e l'ex amministratore delegato Pablo Cosentino. Cosa rischiano i soggetti coinvolti?
"La società rischia la retrocessione, nel deferimento si parla di illecito sportivo su sette gare, alcune anche decisive. Viene richiamato l'art. 9 del Codice di Giustizia Sportiva, per cui la Procura ha ipotizzato una sorta di associazione per delinquere finalizzata alla realizzazione di illeciti sportivi. Pulvirenti e Cosentino rischiano sanzioni pesanti, da 5 anni di sospensione fino alla radiazione: in ragione del ruolo imputato nell'ambito dell'associazione nel deferimento e dei rispettivi ruoli all'interno della società etnea rischiano sanzioni molto gravi".

Esiste il rischio di una radiazione del Catania?
"La situazione di Pulvirenti e Cosentino coinvolge anche la società, perché trattandosi dei legali rappresentanti c'è una responsabilità diretta: ove fosse accertato l'illecito sportivo, questo porterebbe a sanzioni pesanti, quali appunto retrocessione e penalizzazione in classifica. La radiazione del Catania sarebbe una sanzione estrema che non credo possa immaginarsi, anche alla luce di situazioni relativamente simili, come nel caso della Juventus nel 2006: quella vicenda si è conclusa con la squalifica per i legali rappresentanti, mentre la società ha pagato con la retrocessione più la penalizzazione in classifica. Andare oltre è molto difficile".

È ipotizzabile il coinvolgimento di più giocatori rispetto a quanto immaginato in un primo momento?
"No, questo no, allo stato attuale il deferimento richiama una serie di giocatori e ritengo che chiuda il filone di Catania. È possibile che vi siano altri deferimenti, da parte della Procura Federale della FIGC, a seguito degli sviluppi delle indagini penali in corso da parte delle Procure della Repubblica di Catanzaro e di Teramo, però per quanto riguarda Catania il filone d'indagine si chiude qui e i soggetti coinvolti rimangono quelli deferiti".

Da un argomento caldo all'altro: a partire dalla prossima stagione le società dovranno confrontarsi anche con le nuove regole in materia di tesseramento di giocatori. Che impatto possono avere sul calcio italiano?
"Sono norme molto interessanti e non arrivano dalla sera alla mattina: se n'era parlato a lungo e le società hanno avuto modo di riflettere e organizzarsi alla luce queste nuove regole. Ritengo che possano avere degli effetti molto positivi. In primo luogo, la riduzione delle rose a 25 unità, sulla falsariga di quanto già previsto per le competizioni europee, non può che essere positiva: di fatto porterà le società a predisporre rose non troppo ampie, che hanno sempre comportato delle situazioni negative, dalla questione dei calciatori fuori rosa a quella dell'assunzione di impegni sproporzionati alle effettive possibilità. Queste nuove norme imporranno alla società, nel momento della stipula dei contratti, di valutarne la durata e ragionare sull'effettivo interesse verso i giocatori, proprio in considerazione del limite previsto per le rose. Penso siano positive anche le due previsioni riguardanti i settori giovanili, con la necessità di avere in rosa minimo 4 calciatori cresciuti nel vivaio della stessa società e minimo 4 calciatori formati nei settori giovanili di altre società italiane: unite al libero tesseramento di under 21, incentiveranno l'utilizzazione di giocatori giovani. Penso che se ne vedranno presto gli effetti positivi, con queste disposizioni le società saranno costrette a rafforzare i loro investimenti nei settori giovanili perché dovranno ragionare in questa nuova ottica".

Tornando al calciomercato in senso stretto, come valuta la situazione creatasi attorno a Salah? In particolare, che fondamento hanno le richieste della Fiorentina?
"La Fiorentina ha sicuramente valorizzato il giocatore più di quanto fosse immaginabile al momento del prestito: se questo sia merito della società o del giocatore è tutto da vedere, fatto sta che i viola hanno il coltello dalla parte del manico. Un coltello che nella fattispecie si chiama Transfer Matching System: in base alla normativa FIFA, per il trasferimento di un calciatore precedentemente ceduto in prestito non vi devono essere controversie pendenti tra le società coinvolte. In altre parole, la Fiorentina, che ha comunque valorizzato il giocatore, può dare o non dare il benestare al rientro dello stesso al Chelsea e quindi al suo successivo trasferimento alla Roma. È quindi realistico che possa forzare un po' la mano su questo piccolo potere e richiedere qualcosa in cambio, che si tratti di un conguaglio economico o di una contropartita tecnica. È altrettanto realistico che queste pretese possano trovare una loro soddisfazione, perché il Chelsea ha tutto l'interesse a risolvere la questione ed evitare che la società toscana si rivolga agli organi di arbitrato della FIFA: si perderebbe del tempo e questo inevitabilmente inciderebbe sul trasferimento dell'egiziano. A prescindere dalla fondatezza delle richieste della Fiorentina, che punta sulla valorizzazione del giocatore e non più sull'esistenza di un contratto, il Chelsea ha tutto da perdere al momento e anche la Roma ha interesse a risolvere la vicenda in tempi brevi, perciò credo che una soluzione possa trovarsi da un punto di vista diplomatico più che giuridico, magari quando i viola e i londinesi si incontreranno in amichevole il prossimo 5 agosto".

Chiudiamo con un'altra vicenda che lascia tanti dubbi agli appassionati: negli ultimi tempi il Napoli ha visto saltare alcuni affari quasi conclusi per le questioni legate allo sfruttamento dei diritti d'immagine. Qual è il peso di queste pattuizioni nelle trattative fra società e giocatori?
"La risposta è nel rapporto tra il peso economico della questione legata ai diritti d'immagine e quello dell'operazione relativa al trasferimento del calciatore. Se in questo rapporto i diritti d'immagine pesano in maniera rilevante, possono diventare un punto controverso e difficile da superare. Per restare all'ultima situazione in ordine cronologico, nel caso di Hysaj mi sembra che si parli di una penale da 50 mila euro a fronte di un affare da circa 10 milioni di euro lordi, fra costo del trasferimento e ingaggio del giocatore. Di conseguenza è lecito immaginare che la questione sia poco rilevante nell'ostacolare il trasferimento e che quindi si possa superare lo stallo. Se si vuole affrontare il discorso dal punto di vista giuridico, i contratti proposti dal Napoli per certi versi possono essere estremi, ma ritengo non vi siano problemi di legittimità: firmare o no fa parte della libera autonomia contrattuale delle parti, dipende dalla volontà del giocatore accettare o no e a volte può costituire un ostacolo che può diventare insormontabile. La società è libera di proporre i contratti che ritiene, fermo restando che può diventare un boomerang, perché pretese del genere possono far cambiare idea a giocatori con diritti d'immagine di un certo peso, in fin dei conti si tratta di valutare il rapporto costi-benefici: un 2% dell'intero affare non penso possa farlo saltare in via definitiva".

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