Emery, DNA europeo per il Milan del futuro che vuole tornare al passato
Ad esclusione di Carletto Ancelotti, difficilmente il Milan potrebbe pescare un candidato migliore di Unai Emery se le preferenze di Berlusconi non sono cambiate negli anni: i rossoneri sono squadra dal DNA europeo, che spesso e volentieri hanno sacrificato in passato degli "agevoli" cammini nazionali, per giocarsi su tutto sui più irti percorsi internazionali, raccogliendo anche tante soddisfazione per questa audace politica.
Dopo ottimi percorsi europei col Valencia, il tecnico di Hondarribia ha avuto la sua consacrazione a livello internazionale sulla panchina del Siviglia, vincendo al primo tentativo l'Europa League e continuando la tradizione europea eccezionale dell'ultima decade da parte degli andalusi, riuscendo a centrare la semifinale anche nella stagione corrente, con ottime possibilità di poter arrivare fino all'atto conclusivo di Varsavia.
Dopo il trionfo allo Juventus Stadium dell'anno scorso contro il Benfica, la Doyen Sports sembra intenzionata a riporre nelle sue sapienti mani un organico sfibrato, sfiduciato e tecnicamente non eccelso come quello del Milan, apportando le dovute modifiche naturalmente. Se davvero si dovesse concretizzare il passaggio di proprietà, per quanto parziale, alla cordata capeggiata dal thailandese Bee Taechaubol, ecco che il nome dello spagnolo balzerebbe in pole per l'eredità di Filippo Inzaghi alla guida dei rossoneri.