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Dopo la morte di Ciro Esposito, il Presidente Renzi disse: "Non lascerò il calcio nelle mani di questi delinquenti". Caro Premier, non pensa sia il caso di sottrarlo anche dalle grinfie dei farabutti che hanno permesso la vergogna del caso Parma?

di Raffaele Auriemma
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© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews

Questa gestione federale andrebbe già azzerata, con un atto di imperio da parte del Coni o per mano diretta del Governo. Non succederà perché siamo in Italia, il Paese dove ci si indigna e si lanciano proclami roboanti, per poi dimenticare tutto il giorno dopo e cercare il modo utile a salvare capra e cavoli. Cioè, gli uomini di potere e gli interessi che si trovano alla base del grande business chiamato calcio. Dalla vicenda Iodice, con la liberatoria concessa a Lotito per portare nel tribunale civile il direttore generale dell'Ischia, allo scandalo del Parma, il presidente Tavecchio ha solo confermato che gli scivoloni su Optì Pobà non erano casuali, bensì frutto di una logica vecchia, arretrata, un po' classista e parecchio arrogante. L'arroganza di chi deforma la logica dei numeri che gli danno forza per disporre del potere, in una gestione personalistica e apparentemente clientelare che rappresenta una distorsione nel concetto più ampio di democrazia. Quando De Laurentiis dice: "Come faccio a portare in questa Italia i calciatori stranieri?" ha maledettamente ragione. Questo modo di fare, frutto di un'Italia che tutto tollera e poco punisce, ci sta collocando all'ultimo posto del continente e anche più dietro di alcune realtà africana in evoluzione. In tanti ne soffrono, solo in pochi godono: anche in politica, con la tanto odiata Casta, funziona così, o no? E dall'alto si guarda senza intervenire, cominciando dal premier Renzi, abile a rispondere con il volto amareggiato di chi non può assolutamente tollerare ciò che accade e sta lì lì per intervenire in maniera dura.

Ho ancora nelle orecchie la sua voce cupa all'indomani dei drammatici fatti che precedettero la finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli e che portarono all'assassinio di Ciro Esposito. "Non lascerò il calcio nelle mani di questi delinquenti", ebbe a dire con il tono austero di chi pensa "ora vi faccio vedere…". Mi pare che di lì in avanti non sia accaduto nulla, anzi, la situazione è peggiorata perché sono peggiorati i dirigenti che dovrebbero gettare le basi per un pallone più umano e che si avvicini alla gente, non solo per strapparle dalla tasca fino all'ultimo centesimo della loro passione. Verrebbe da chiedere a Renzi: caro presidente, visto l'andazzo, non pensa sia il caso che il calcio vada liberato non solo dai delinquenti che si travestono da titosi, ma soprattutto dai farabutti che spolpano le società per fini propri e le lasciano come carcasse senza vita sui campi di calcio che rischiano di diventare piazze deserte? Poi ci lamentiamo se Benitez decide di lasciare Napoli, cioè l'unica realtà che riesca a restare a galla nonostante non accumuli debiti su debiti come i club che hanno vinto negli ultimi anni. Non possiamo dare torto a don Rafè se ad un certo punto prenda cappello e si avvii verso la porta, lo ringrazieremo per la mentalità evoluta che ha trasmesso a tutto l'ambiente partenopeo. Però dica se e quando deciderà di prendere una decisione, magari anche in fretta, perché il Napoli dovrà continuare ad esistere pur dopo la sua dipartita sportiva. Lo dica con onestà e chiarezza, non a noi che siamo solo tramiti dei suoi umori, lo faccia con il presidente De Laurentiits così da permettergli di contattare l'allenatore per gli anni a venire.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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