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Dimitar, Sergej e i loro fratelli: quando un calciatore fa impazzire le società

di Ivan Cardia
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Dimitar e i suoi fratelli: fosse stato un appassionato di calciomercato, Luchino Visconti ne avrebbe avute delle belle da raccontare. Non di lucani in viaggio verso Milano, ma di calciatori, della più disparata provenienza, incerti sulla possibilità di approdare nel Bel Paese, o anche circa la concreta destinazione da scegliere.

Quello del centravanti bulgaro, oggi in uscita dal Monaco, è forse il caso più eclatante: estate 2012, Berbatov lascia Manchester in aereo diretto a Firenze, a spese e cura della Fiorentina, che vanta un accordo con lo United e un'intesa verbale con il calciatore. Il quale, però, sulle rive dell'Arno non arriverà mai: galeotto lo scalo a Monaco di Baviera, dove viene raggiunto dalle lusinghe della Juventus, il cui ad Marotta è certo di aver messo a segno lo scippo nei confronti dei gigliati, tanto da mettere a disposizione un volo privato diretto a Torino, per chiudere con la Vecchia Signora appunto. Primo sgarbo, secondo sgarbo: Berbatov lascia tutti al palo e se ne torna in Inghilterra, al Fulham per la precisione, lasciando toscani e piemontesi a gridarsi addosso.

Fiorentina ancora protagonista, appena un paio di giorni fa: all'aeroporto Amerigo Vespucci atterra, con sorpresa di tutti, Sergej Milinkovic-Savic, spedito a Firenze dal Genk, che ha trovato l'accordo con i viola per il suo trasferimento, a poco meno di 10 milioni di euro. Sembra tutto fatto: il ventenne centrocampista serbo visita la sede gigliata e parla con la dirigenza, non viene fotografato in maglia viola ma tutto sembra lasciare supporre che l'affare si possa chiudere in breve, certo non è arrivato a Firenze per la frescura di un'estate tra le più afose degli ultimi anni. Ad un certo punto della giornata, colpo di scena: niente Fiorentina, si torna in Belgio; complice la fidanzata, o più prosaicamente l'accordo già in piedi con la Lazio, il giocatore lascia di nuovo al palo i gigliati, scottati da un'estate aperta dal caso Salah (altro intrigo internazionale, questo prossimo alla chiusura visto che il giocatore vestirà a breve la maglia della Roma) e pronti a virare su Walace del Gremio. Su Milinkovic-Savic resta a questo punto la Lazio: i biancocelesti devono trovare l'accordo con il Genk, ma la volontà del giocatore e del suo agente, l'ex attaccante Mateja Kezman, sembra a dir poco ferrea. Di protagonista in protagonista, questa volta si rimane nella terra del sì: Davide Astori, difensore centrale ex Roma e oggi del Cagliari, ha detto no al Napoli, dopo una trattativa che sembrava ad un passo dalla conclusione, arenata su qualche dettaglio contrattuale. Il suo futuro, ironia della sorte, sembra adesso portarlo a Firenze, ma anche lui non è nuovo a situazioni del genere. Basta tornare all'estate 2014, con un'altra coincidenza non da poco: la Lazio, guarda caso, ha in mano un accordo con Astori. Resta da convincere il Cagliari, ma Lotito è certo di poter chiudere l'affare; sennonché, nel giro di una giornata, arrivano tre sberle. I sardi oppongono un no secco alle richieste biancocelesti, il giocatore tutto sommato si fa andare bene questo rifiuto e per finire si trasferisce in un'altra società. Non una qualsiasi, però: Astori va in prestito alla Roma. Dalla coppa in faccia al difensore in faccia, il passo è breve: lo sgarbo di mercato non basta a far dimenticare il successo laziale in Coppa Italia dell'anno precedente, ma poco ci manca. Perché le stracittadine sono così, anche sul mercato: ne sanno qualcosa Milan e Inter, giusto per chiudere il cerchio e senza menzionare Carlos Tevez, a cena con Galliani nel dicembre 2011, fenomeno con la Juve dal 2013 al 2015. Basta tornare un po' indietro nel tempo, precisamente al giugno 2007, per ricordarsi della vicenda legata a David Suazo: il Cagliari dapprima ne annuncia la cessione all'Inter, con il giocatore che trova l'accordo per vestire il nerazzurro, poi fa dietrofront e rende noto di averne venduto il cartellino al Milan. Apriti cielo: l'honduregno, per una volta, rimane fermo sulle sue posizioni, chiarendo di essersi già promesso ai nerazzurri. Il Milan, perché così sarebbe andata comunque più che per ragioni di buona vicinanza (ventilate anche nei casi Kondogbia e Imbula di recente, con i risultati noti a tutti), desiste e Suazo diventa un calciatore dell'Inter. Senza ripetere le stagioni di Cagliari, per dire la verità, a testimonianza del fatto che non sempre questi derby di mercato hanno risvolti sportivi di altrettanto valore.

L'importante, però, è accendere gli animi e le passioni dei tifosi, ma non solo. Altrimenti, di cosa parleremmo? Quindi grazie, Dimitar e fratelli, per rendere il calciomercato così affascinante, anche se qualche direttore sportivo forse non vi apprezza a dovere.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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