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Carlo Nesti: "Torres: da flop a boom? Aspettiamo"

di Raimondo De Magistris
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Il processo inverso di Torres.

"E' chiaro- dice Carlo Nesti al Direttore della Radio Vaticana Italia Luca Collodi – che non possono bastare i 2 facili gol di Torres, seppure contro il Real Madrid, negli ottavi di Coppa del Re, per ufficializzare una resurrezione. Ma fa già notizia il modo, con il quale l'allenatore Simeone se n'è infischiato del rendimento pessimo, da "vecchia gloria", di un Torres imbolsito nel Milan. E fa notizia perché, in epoca di austerity, il calcio italiano si è abituato a perdere i campioni, per fare cassa, e, casomai, rigenerare gli assi, senza posto fisso all'estero. Alludo a chi se n'è andato: Ibrahimovic, Thiago Silva, Sneijder, Cavani, Jovetic, e altri. E alludo a chi è arrivato: Tevez e Higuain, in particolare, hanno finalmente dimostrato il loro valore. Per adesso, è una novità che un giocatore, venuto da noi per rilanciarsi, ritrovi se stesso tornato, dopo appena 4 mesi, nella squadra di origine. Forse Torres è stato curato male alla caviglia dolorante? Oppure era inadatto al Milan delle ripartenze, poco propenso ai cross? Credo sia ancora presto per risposte definitive".

Coppa d'Asia: il calcio come prodigioso "collante".

"La Coppa d'Asia, proprio nel periodo in cui Papa Francesco è in viaggio in quel continente, dimostra come lo sport sia, ancora una volta, un "collante" prodigioso, a fronte di divisioni politiche e religiose. E' chiaro che questo "collante" vale per il tempo, in cui dura la manifestazione, ma è comunque un modo di avvicinare chi non si frequenterebbe mai, e finora senza conseguenze violente sui campi di gioco. Esiste una grande rivalità fra il Qatar e il resto del Golfo, perché è palese come il Qatar stia usando gli investimenti nel calcio, per accreditarsi, dinanzi al mondo: lo chiamano "soft power". C'è la presenza simultanea di Corea del Sud e Corea del Nord, di Giappone e Cina, e, soprattutto il Medio Oriente, dal quale provengono addirittura 10 delle 16 finaliste. La Palestina, in particolare, è sponsorizzata dal Qatar, per cui i soliti intrecci economia-religione-politica possono sortire qualsiasi effetto, nel bene come nel male".

Coppa d'Africa: conseguenze del virus di Ebola.

"Lo sport, che in Asia sfida la divisioni politiche e religiose, in Africa sfida i pericoli per la salute dell'uomo. Intanto ricordo la rinuncia del Marocco ad ospitare la Coppa d'Africa, proprio per i timori del diffondersi del virus di Ebola. La Guinea Equatoriale si è proposta come sede alternativa, ed ha accolto le 16 squadre partecipanti, e i loro sostenitori, nelle 4 sedi previste, sino alla finale dell'8 febbraio. Tutti i giocatori hanno ricevuto l'ordine di sottoporsi ad un test per il virus Ebola. Lo stesso breve esame medico viene condotto su chiunque volesse entrare nel paese, per seguire la manifestazione. E' consolante sottolineare come il sistema di controlli sia attivo, comunque, già da tempo nel Paese, non solo per gli atleti, ma per tutti i cittadini. Finora non si sono registrati casi del virus, che ha già provocato migliaia di morti in altre nazioni dell'Africa Occidentale, ma lontane un migliaio di chilometri dalla Guinea equatoriale".

Correa: il talento cresimato dal Papa.

"In Argentina, molti considerano il quasi ventenne Angel Correa un talento, destinato a emulare Aguero e Tevez. Ma ci sono dei particolari, che a noi interessano, per il momento, al di là delle sue capacità calcistiche. Intanto, Correa è stato svezzato dal San Lorenzo, la squadra per la quale tifa Papa Francesco, ed è stato cresimato proprio da lui, il 24 maggio 2011, insieme con i compagni delle giovanili. Ha esordito il 31 marzo 2013, 18 giorni dopo l'elezione del Pontefice. Ha segnato la prima rete da professionista nel 3-0 contro il Boca Juniors, il celebre match, dopo il quale Papa Francesco ha salutato un tifoso del San Lorenzo, in Piazza San Pietro, mostrandogli tre dita. E' un aneddoto, che è stato raccontato dal Papa stesso alla rosa della Juventus, presentatasi qualche giorno dopo in udienza, tra le risate generali. Ma sono certo che il Pontefice gli è stato vicino soprattutto negli ultimi mesi, quando ad Angel, ora nell'Atletico Madrid, è stato diagnosticato un tumore benigno al cuore. Correa ha già ripreso ad allenarsi il 13 dicembre, e speriamo che quel 13, legato dalla data dell'elezione di Papa Francesco, significhi guarigione definitiva.

Ruggeri se ne andò per colpa degli ultras.

"E' ripreso il 15 gennaio il maxi processo a 147 ultras dell'Atalanta, e l'accusa ha portato alcune testimonianze pesanti, come quelle dell'ex presidente Alessandro Ruggeri, che ha dichiarato: "Fin dai tempi di mio padre Ivan presidente, i rapporti con gli ultras sono sempre stati pessimi, tanto che andavamo allo stadio scortati. Quando sono salito io alla presidenza sono un po' migliorati, ma è stata solo una tregua, perché, dal febbraio 2010, sono tornati ad essere tesi, per quanto non mi siano mai stati chiesti soldi". Questa frase potrebbe anche rasserenare, se non fosse che Ruggeri ha poi parlato di come fosse forte il legame del giocatore, squalificato per scommesse, Doni con gli ultras, e di come Conte, ora allenatore della Juventus, avesse preso le distanze dallo stesso Doni. In sostanza: la giustizia faccia il suo corso, ma bastano questi elementi per avere la conferma di quanti retroscena, nel rapporto società-tifosi, siano inquietanti".

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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